Crocetta e la Sicilia. Ferita

Restano degli interrogativi. Parole vere o parole false? Qual era il rapporto vero tra Crocetta e Tutino? I figli di Paolo Borsellino sapevano? Intanto, lento, ma inesorabile, è il declino di un’isola che ha puntato tutto sull’autonomia, alimentando i privilegi e le malversazioni. Saprà trovare le forze per risollevarsi?
Crocetta

Le parole pesano. Come macigni. Parole vere o parole false? Parole – pare  ̵̶ pronunciate due anni fa, che oggi costituiscono una “bomba ad orologeria” sulle sorti, traballanti del governo regionale. Crocetta, uomo simbolo dell’antimafia, partito da Gela e divenuto presidente della Regione, quasi a furor di popolo (sovvertendo i pronostici di un’isola il cui voto, tradizionalmente, è orientato a destra), è scivolato su una buccia di banana.

Il settimanale L’Espresso attribuisce alcune frasi choc al suo medico personale, Matteo Tutino (divenuto primario di Chirurgia estetica a Villa Sofia e arrestato il 29 giugno scorso perché accusato di aver praticato interventi estetici, spacciandoli per operazioni necessarie, allo scopo di renderle rimborsabilidal sistema sanitario nazionale). Tutino parla di Lucia Borsellino ed usa parole pesanti: «Va fatta fuori, come suo padre». La notizia cala come una macigno. Nel pomeriggio la Procura smentisce la notizia: non esiste, agli atti dell’inchiesta, alcuna registrazione di quella telefonata (che dovrebbe risalire al 2013), non è agli atti dell’inchiesta. Non risulta. L’Espresso, però, ne ribadisce la veridicità. Non è agli atti dell’inchiesta, non fa parte degli atti pubblici. Ma esiste e il cronista l’ha ascoltato.

Sullo sfondo di una vicenda inverosimile si susseguono le prese di posizioni e i commenti degli esponenti politici. Spesso diversificati e “cangianti” nel giro di poche ore. Crocetta si difende, spiega che quella frase non l’ha mai sentita. Tutino, tramite il suo legale, fa sapere di non averla mai pronunciata.

Alcuni interrogativi restano. Anche se Crocetta non avesse sentito quella frase, perché un medico suo amico l’avrebbe pronunciata, con quei toni e quei contenuti? È pensabile che ci si possa permettere toni simili con una persona di cui si conosce la dirittura morale? Qual era il rapporto vero tra Crocetta e Tutino?

E poi: la notizia non è nuova, il cronista, però, l’avrebbe appresa di recente. E l’articolo de L’Espresso arriva a pochi giorni dalla data fatica, quel 23 luglio, anniversario della morte di Paolo Borsellino. I figli del magistrato ucciso dalla mafia non ci saranno. Manfredi Borsellino, commissario di Polizia a Cefalù, il 10 luglio ha rilasciato un’intervista all’Ansa: ha scelto di lavorare quel giorno, come tutti gli altri giorni. Di commemorare suo padre con l’operazione di Polizia appena messa a segno nelle Madonie. Combattendo la criminalità: come Paolo. Lucia ha raggiunto Fiammetta, la sorella più piccola, a Pantelleria. Lì sarà celebrata una messa per Paolo, in una piccola chiesetta, capace di contenere appena dieci persone. Lucia, due settimane fa, si è dimessa. Ha lasciato l’incarico di assessore alla Sanità. L’annuncio a sorpresa, il suo “buen ritiro” per qualche giorno per completare alcuni adempimenti, il silenzio che pesa più di mille parole. La domanda: i figli di Paolo Borsellino sapevano? Alle commemorazioni del 23 luglio, loro, non ci saranno. Ci sarà, invece, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il movimento 5stelle gli ha chiesto di non stare al fianco di Crocetta, di impedire la sua partecipazione. Ne ha chiesto le dimissioni. E, insieme a loro, lo hanno fatto in tanti, persino Davide Faraone, portavoce di Renzi in Sicilia. Lui, il governatore, si è sospeso (istituto che però non esiste nell’ordinamento della Regione siciliana per cui resta, formalmente, in carica). Il suo vice è Baldo Gucciardi, capogruppo del Pd che, su indicazioni del suo partito, appena qualche giorno prima era stato nominato assessore alla Sanità. Giunta nuova, giunta che si rinnova  continuamente: ben tre hanno lasciato nell’ultimo mese! Una giunta “cangiante” come poche altre: insieme a Crocetta hanno “provato” a governare la Sicilia almeno 30 esponenti del mondo politico, economico ed imprenditoriale. E si era cominciato persino con dei nomi di grido, come Antonino Zichichi e Franco Battiato, la cui permanenza  era stata brevissima.

Intanto, la Sicilia rimane con i suoi mille problemi. Con la sanità degli sprechi e del malaffare (recente la scoperta di una truffa di falsi invalidi), con i tagli di posti letto che mettono a rischio la salute. Con i ponti che crollano e che non si ricostruiscono… con un’isola tagliata in due. E per congiungere il versante orientale a quello occidentale ed al capoluogo Palermo, bisogna percorrere strette viuzze di montagna, paesini dal fascino secolare (antiche “città demaniali” come Polizzi Generosa…). Il Medioevo si affaccia tra le pieghe della storia, con il fascino dei ricordi e dei ritmi di vita “lenti”. Così come “lento” è il percorso delle auto in coda … Così come “lento”, ma inesorabile, è il declino di un’isola che ha puntato tutto sull’autonomia. Ma l’autonomia, per la Sicilia, non è stato un “affare”: ha alimentato i privilegi, le malversazioni. L’Isola si è avvitata su sé stessa. Come era accaduto cinque o sei secoli, quando per “difendere” le prerogative del “Regno”, i privilegi dei feudatari, si era isolata dal resto dell’Europa. E si era attardata, mentre l’Europa iniziava a correre, spinta dalla nuova classe borghese e imprenditoriale.

L’autonomia, in Sicilia, ha condotto agli ultimi tre presidenti della Regione. Due si sono dimessi anzitempo, per guai giudiziari. Il terzo è sospeso… Inciampato su una frase killer… L’isola saprà trovare le forze per risollevarsi?

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