Il Cristo portato dalle onde

Arrivato chissà da dove, sembra domandare ospitalità, accoglienza, protezione. E cittadinanza

È ammarato in silenzio, nascosto da rami, tronchi e tanta rumenta. L’hanno portato le onde alte della mareggiata del 13 marzo scorso. L’hanno cullato, sbattuto, urtato. Poi finalmente l’hanno depositato sulla spiaggia di Prelo a Rapallo. Non era su un barcone degli scafisti proveniente da chissà quale lembo di terra ferma, come tanti profughi che arrivano sulle nostre spiagge. Ma abbandonato in balia del mare. Solo.

Solo con un grande carico di scarto raccolto dai flutti. È rimasto nel mucchio di rami, plastica, cortecce ed erbacce. È rimasto là nei giorni che hanno preceduto la settimana santa finché qualcuno l’ha visto, l’ha pulito e poi deposto nella vicina chiesa di san Michele di Pagana.

È un Cristo ligneo, senza la croce. Solo il corpo con alle mani e ai piedi i buchi dei chiodi, ma senza chiodi. Le condizioni del legno, praticamente perfetto, fanno propendere per un viaggio breve compiuto fra le acque salate del mare Tra le persone del posto il ritrovamento ha suscitato tenerezza, interesse, curiosità. C’è chi afferma che non dovrebbe arrivare da troppo lontano. Che potrebbe essere «lo scarto di un furto in una delle tante ville del Tigullio: la croce aveva un gran valore, il Cristo sarebbe stato attaccato successivamente e non avrebbe valore artistico». Fatto sta che è un Cristo arrivato da chissà quale angolo di mondo, arrivato come coloro che solcano il mare e vengono a domandare ospitalità, accoglienza, protezione. Cittadinanza. Il Cristo con le braccia aperte ci domanda cittadinanza:

«È bello questo ritrovamento – mi racconta un anziano pescatore seduto sul bordo della sua barca –. Guardi io non credo, ma mi sembra che ci voglia ricordare che non dobbiamo dimenticare i tanti immigrati che arrivano ogni giorno attraverso il mare in Italia. Lui ha le braccia aperte, i migranti hanno le braccia sul petto dove stringono una coperta, ma il significato è lo stesso. Per me quelle braccia aperte mi richiamo questo messaggio. Non chiudete le porte a chi vi domanda aiuto. State vigilanti. Sappiate accogliere, confortare, sostenere. Scusi, mi sa tanto della predica di un prete, ma io a messa mica ci vado, però…..sotto sotto per me il significato è questo. Poi veda lei».

Già, intanto che si aspetta di capire se sarà possibile risalire alla provenienza, il Cristo profugo è nella chiesa, su una piccola catasta di quei legni che l’anno accompagnato nel suo tragitto in mare. «Questo Cristo arrivato dal mare, che si è tolto la croce, è una storia affascinante sia per chi crede, sia per chi non crede. Ha le braccia aperte a tutti e in questo io leggo molto del messaggio di papa Francesco. Braccia che possono essere tese in segno di richiesta d’aiuto e allora sì, ecco, può essere un migrante. Ma è anche un uomo, come tutti noi». Lo ha scritto Marco Delpino, giornalista e scrittore.

Comunque sia, mentre ci sono già fedeli che chiedono gli orari della chiesa per poter vedere il Cristo portato dalle onde, si sta aspettando di scoprire la sua provenienza.

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