Cristiani e musulmani, diversi per conoscerci
La sfida era superare l’indifferenza della quotidianità verso la convivenza tra musulmani e cattolici o, meglio, come titola il convegno, tra “Diversi per conoscerci“.
Sì, perché la Comunità Musulmana e il Movimento dei Focolari di Belluno avevano già fatto da promotori e collante con altre realtà presenti sul territorio per coinvolgere larghe parti di popolazione in un paio di occasioni e sempre con grande consenso di partecipazione: una fiaccolata per la Pace e la fraternità dei popoli l’8 dicembre 2015, come risposta tempestiva ai fatti di Parigi di pochi giorni prima, e una cena etnica di solidarietà per i terremotati delle Centro Italia a gennaio 2017.
La seconda sfida era essere coinvolgenti su un tema molto specifico, ovvero “L’amore a Dio e al prossimo e i suoi frutti: convivenza e pluralismo come semi per la fraternità universale“.
Questa volta si è ampliata la rete di promotori, quali la Diocesi di Belluno-Feltre, e anche quella dei soggetti coinvolti istituzionalmente, in particolare, gli studenti con un appuntamento ad hoc per le scuole nella mattinata di sabato 28 ottobre un vero momento di dialogo, fitto e continuo.
«Domande tante, sincere e leali», sintetizza don Bratti della Diocesi di Belluno-Feltre, soddisfatto per la grande attenzione e l’ascolto profondo in una sala con più di 300 studenti a Belluno.
Anche a Pieve di Cadore un centinaio di alunni delle classi 5′ hanno incalzato, fino all’ultimo minuto utile, con domande “intriganti”.
Tanta la curiosità espressa dai giovani sulle diversità e sui punti di incontro delle due culture religiose, e a seguire: «Quale il ruolo della donna, dell’abbigliamento nella cultura islamica, quale il sentimento dei musulmani di fronte ai continui attentati?», e da parte di un ragazzo musulmano: «Come devo pormi nei confronti della civiltà italiana in cui vivo?». Una risposta precisa molto soddisfacente su quali sono i principi e i valori irrinunciabili per un musulmano e cosa invece è legato alle tradizioni del Paese d’origine del professor Idriss Al Fathi al Fihri, Presidente dell’Università di Fez, il quale è rimasto felice per le domande, che «hanno permesso un dialogo coi ragazzi al di là dell’effetto dei mass-media, che spesso, per vendere il loro prodotto, non cercano di far vedere la realtà e influenzano la comprensione dei vari concetti, così che qualcuno approfitta dell’ignoranza per raggiungere i propri obiettivi».
Nel pomeriggio il dialogo si svolge in una ex-caserma, ora sede di associazioni cittadine, con gli interventi di autorità religliose e studiosi cattolici e musulmani ed esperienze del dialogo della vita arrivate anche da altre città venete con un intero pullman e da fuori regione: il tutto intervallato da momenti musicali e un the caldo alla menta prima della cena etnica serale, coinvolgendo durante il pomeriggio una nutrita e variegata assemblea.
Il vescovo Renato Marangoni sottolinea subito la necessità di «trovare l’universalità di questo amore (a Dio e al prossimo), di cui abbiamo tanto bisogno» e ricordando la domanda di Gesù a Pietro «e tu mi ami?», indica come strada da percorrere l’affermazione di sant’Agostino «ognuno diventa ciò che ama», ovvero saper «tirar fuori la capacità d’amare con cui siamo stati creati». Non nasconde la gratitudine e la soddisfazione per questo cammino insieme, che ci libera dai timori».
Il professor Idriss Al Fathi al Fihri ricorda l’esortazione «la gente del libro (ebrei, cristiani e musulmani) a vivere un’unica parola tra noi e voi: adorare Dio e amare i genitori». Sottolinea l’importanza dell’apertura verso gli altri e del dialogo interreligioso come «necessità di conoscerci tra di noi, perché in un futuro prossimo si possa parlare della nostra epoca come di un’epoca di conoscenza e di pace».
Don Valentino Cottini, presidente del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica di Roma, partendo da un’antica questione che si ponevano reciprocamente i fedeli delle due religioni, ovvero da parte cristiana: «Voi musulmani, vi interessate al prossimo?» e da parte musulmana: «Voi cristiani, vi interessate a Dio?», ricorda che nel cristianesimo non c’è tanto un «messaggio cristiano, c’è una persona, Gesù, per cui l’amore a Dio si manifesta nell’amore al prossimo», che, come il Buon Samaritano, si esprime nel saper «coinvolgere nell’assoluta gratuità». E conclude che «l’amore al prossimo è al centro della vita cristiana ed è cio che stasera voi state dimostrando».
Senza perdere di vista il fondamento religioso, in quanto «tutti figli di Adamo e quindi fratelli di un’unica umanità» chiamata a vivere «nella tenerezza, nell’armonia e nella misericordia», apre uno sguardo sui popoli del bacino Mediterraneo, su una nuova civiltà, che sappia rispettare anche la casa comune, l’ambiente, Mohamed Talbi, giornalista ed opinionista presidente nazionale Forum islamico moderato in Marocco. «Nonostante i problemi, costruire nell’area mediterranea una nuova civiltà, partendo da quel 70% che ci accomuna e rispettandoci per quel 30% che ci differenzia». Si pone la domanda: «Cosa possiamo fare io e te per migliorare il rapporto di fiducia?», e offre con coraggio una risposta illuminante e chiara: «Superando le due malattie delle nostre società: l’islamofobia da una parte e l’occidentofobia dall’altra». Se va accettato e riconosciuto che il governo politico non è comprensibile disgiunto dall’Islam, contemporaneamente vanno rafforzati «i diritti umani in tutte le società, anche quelle musulmane» e pure «la laicità delle società dell’Unione europea è un principio che i musulmani d’occidente accettano e rispettano, perché non va in contrasto la loro fede musulmana».
Conclude Roberto Catalano, incaricato di Teologia e prassi del dialogo interreligioso all’Università Sophia di Loppiano, con una serie di immagini che rendono conto del dialogo della vita caratteristico del Movimento dei Focolari, la cui fondatrice, Chiara Lubich, è stata la prima donna, e bianca, a prendere la parola nella Moschea Malcom X del quartiere musulmano afro-americano negli Usa. Dialogo che nell’estate 2017 ha visto realizzarsi in una Summer School sulle Dolomiti con 20 studenti sciiti e 20 cristiani.
Il dialogo della vita è continuato nelle esperienze successive e tra i presenti, molti dei quali hanno manifestato gratitudine per il «pomeriggio di paradiso», «il gran lavoro preparatorio», tanto da guardare i «fratelli musulmani con occhi nuovi», nella «gioia di vedere la realtà viva della famiglia tra tutti e un grande desiderio di andare avanti nel dialogo», una «festa di fratelli dell’unico Padre», in «un clima di armonia e vita di comunità, che consente di arrivare a preparare cose così belle!», «un’immensa gratitudine a tutti per lo stupore, la commozione e l’impressione di vivere in un miracolo dell’amore».
La serata si conclude con la lettura dell’appello redatto dalle due comunità (islamica e cristiana) di Belluno per richiedere «nuovi rapporti religiosi in ogni parte della Terra sotto l’egida della libertà di coscienza e di espressione, per una nuova alleanza nel nome dell’unico Dio tra i figli dell’uomo», riprendendo «gli appelli del Concilio Vaticano II (Dignitatis humanae) e del Documento di Marrakesh sullo status delle minoranze religiose nel mondo islamico».
E una cena etnica a base di cous cous, minestrone di verdure e fagioli e kebab alla quale hanno partecipato proprio tutti.