«Cristiani e musulmani spengano insieme i focolai di guerra»

Ahmed el-Tayeb foto di Gugganij

«Noi musulmani non abbiamo una dottrina di infallibilità, ma il grande imam del Cairo è come un papa per noi, un’autorità suprema islamica e vorrei sottolineare questo suo grande passo». Si è espresso così Abdullah Bin Bayyah, presidente del “Forum for promoting peace in muslim societies” della Mauritania, parlando della presenza a Palazzo Vecchio, di Ahmad Muhammad Al-Tayyeb, grande imam di Al-Azhar (Il Cairo), in occasione della conferenza internazionale intitolata “Oriente e Occidente, dialoghi di civiltà” svoltasi a Firenze tra l’8 e il 9 giugno.

 

Grazie anche a quest’iniziativa, organizzata dalla Comunità di sant’Egidio in collaborazione con il Muslim council of elders e l’università di Al-Azhar, Firenze torna a riproporre con forza la sua vocazione ecumenica in un’ottica di incontro tra civiltà che ne ha contraddistinto la storia, non solo dei primi tre secoli del secondo millennio, ripetutamente citati nel corso delle relazioni, ma anche dei Colloqui mediterranei firmati dal sindaco Giorgio La Pira solo mezzo secolo fa.

 

Dopo la presenza del papa copto lo scorso mese, in occasione del festival delle religioni, ed in attesa dell’arrivo di papa Francesco, per il convegno ecclesiale del prossimo novembre, il salone dei Cinquecento pone un’altra importante pietra di dialogo in un momento gravissimo della storia contemporanea sul piano delle tensioni internazionali. Come non hanno mancato di sottolineare i relatori intervenuti, quello che lo stesso Giorgio La Pira definì “crinale apocalittico della storia” non è oggi costituito da un asse ideologicamente opposto ad un altro come in tempi di guerra fredda, ma piuttosto segnato da numerosi conflitti alle porte dell’Europa e nel cuore dell’Africa che tendono a foraggiare preoccupanti posizioni di scontro tra civiltà dettate da macrointeressi particolari in chiave finanziaria e geopolitica.

 

«È davvero un grande onore per me trovarmi oggi dinnanzi a voi in questo incontro storico che l’umanità ricorderà forse un giorno scrivendolo con caratteri luminosi in una delle sue pagine più fulgide. Nulla è impossibile a Dio!», ha esordito l’imam Al-Tayyeb. «Sulle macerie della frustrazione e dalle nebbie della tristezza per un mondo sull’orlo del disfacimento di civiltà, è scoccata l’idea di un incontro tra “saggi” ben scelti, provenienti dall’Oriente e dall’Occidente. Ho continuato a credere seriamente in questo progetto – ha proseguito – grazie all’incoraggiamento del Consiglio dei saggi musulmani, cui appartengo, e grazie alla sua premura ed alla sua determinazione a spegnere i focolai di guerra ovunque essi si manifestino, con l’invio di carovane della pace che solcano il mondo per questo obiettivo sacro».

 

Per l'imam, a cominciare dalla definizione di Occidente, una serie di equivoci e di contraddizioni non consentono di ritenerlo come entità europea pura di fronte all’Oriente. Al-Tayyeb ha poi ricordato che nel mondo islamico l’identità nazionale è spesso più forte di quella religiosa. «Per esempio ha affermato – Iraq e Iran sono due paesi islamici eppure sono rimasti in conflitto tra di loro per svariati anni sullo sfondo di uno scontro etnico e di interessi, e la comune appartenenza religiosa non è riuscita a stemperare la brutalità della guerra. Neppure gli appelli per la creazione di una “nazione islamica” unificata hanno trovato ascolto. Converrete con me che il mondo si trova attualmente in una situazione deplorevole, e che i popoli musulmani disapprovano il principio della supremazia della forza e del suo uso spropositato per piegare i popoli. Credetemi, vi prego, quando dico che noi, musulmani e cristiani orientali, non guardiamo a questa civiltà della forza e del dominio come modello, nonostante le urla dei predicatori della mondializzazione in varie parti del pianeta. La mia speranza è che l’Occidente diventi meno campanilista e arrogante, e che l’Oriente sia meno ossessionato e sospettoso, affinché entrambi si incontrino a metà strada, e che sia un incontro di conoscenza reciproca, di affetto, di scambio di esperienze e di benefici!!».

 

«È giunto forse il momento – ha concluso l'imam- perché la saggezza dei Saggi si faccia sentire in Oriente ed in Occidente alla ricerca della pace, in un mondo sfinito  dalle guerre e dai conflitti, per restituire all’umanità la felicità e salvarla dalla distruzione che incombe all’orizzonte. Invero, la saggezza dei Saggi e la lealtà delle persone leali sono in grado di farlo».

 

«C’era bisogno di un incontro come questo, un messaggio positivo per l’intera Europa in tempi di minaccia del Califfato e cristianofobia», ha affermato Antonio Tajani, in rappresentanza del Parlamento Europeo per il quale è responsabile del dialogo interreligioso. «Per l’Europa il dialogo non è solo un obiettivo, ma il frutto di tante gocce: il fatto che oggi vi sia un rappresentante dell’Islam così autorevole è un segno di grande importanza per i rappresentanti europei. L’Occidente ha bisogno di essere rassicurato ma è pronto ad aprire le braccia, ad apprendere e accogliere affinché vi sia reciproca rassicurazione per un nuovo cammino che fronteggi un tempo di grave crisi».

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