Una cristiana, ponte con l’Australia

Quale percezione si ha della Chiesa dall’altra parte del mondo? Come cristiani siamo chiamati a trasmettere, con i mezzi a nostra disposizione, il messaggio evangelico nella maniera più autentica. L’esperienza di una nostra collaboratrice

Dopo quasi 40 anni vissuti in Italia, ho avuto da qualche mese la possibilità di mettermi a servizio della comunità dei Focolari a Perth, in Australia. Sono entusiasta della novità, ma al tempo stesso consapevole che, per i mesi a venire in questo Paese completamente nuovo per me, dovrò «imparare ad abitare le situazioni impegnative che la vita ci presenta», seguendo l’invito che ci ha rivolto papa Francesco in occasione della visita alla cittadella di Loppiano lo scorso maggio.

Ho ringraziato Dio per avermi aperto la mente e dilatato il cuore verso un continente immenso, con la sua popolazione multietnica e multiculturale, che comprende anche una comunità cinese abbastanza consistente. Ciò mi ha dato occasione di costruire ponti, intessuti di relazioni quotidiane, tra Australia-Italia-Cina.

Questo Natale abbiamo ricevuto in dono il film documentario Un uomo di parola, diretto da Wim Wenders e basato su alcune interviste rivolte al papa in varie occasioni, arricchito con le immagini del suo pontificato. Io e le mie compagne del focolare ne siamo rimaste colpite. Con Clarissa, una di loro, abbiamo pensato di proporre ai nostri amici della comunità di vedere questo film a casa nostra. Tanti hanno risposto positivamente e così abbiamo organizzato ben 5 appuntamenti: con alcuni ragazzi, un gruppo dei giovani, gli adulti e le famiglie, ecc. fra cui alcune persone non cattoliche o non credenti.

Probabilmente quasi tutti sono venuti col desiderio di vedere la storia di questo papa, oppure di conoscere la vita di san Francesco d’Assisi, a cui si fa riferimento nel film. Tanto che alla fine si sono dimostrati grati e meravigliati di aver conosciuto la novità che papa Francesco sta portando avanti; come, cioè, la Chiesa sta vivendo e affrontando infinite sfide e problemi, in «uscita verso le periferie».

La cosa più bella è stata che alla fine del film abbiamo avuto modo di parlare, esprimere opinioni, fare domande, dialogare liberamente. Ho capito da questi nuovi amici che non devo dare nulla per scontato, anche se ho vissuto a Roma e per questo penso di conoscere la Chiesa. Sento che in questo modo posso essere un canale di servizio alla Chiesa e alla società, perché effettivamente tante persone nei Paesi lontani dall’Europa hanno sete di Dio e accolgono con freschezza la novità della Chiesa d’oggi. Soprattutto percepiscono che la Chiesa non è limitata a un edificio, a una parrocchia, ma include e abbraccia tutta l’umanità nelle mille sfacciature che chiedono comprensione e risposte.

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