Crisi, sacrifici e opportunità

Le nuove misure della manovra economica richiederanno sforzi collettivi, non solo materiali ma anche morali per il recupero della coesione nazionale
Ap Crisi Finanza

Tutti noi siamo chiamati ad un duplice grande sforzo. Il primo è materiale. Le misure che verranno adottate in giornata ci colpiranno direttamente ed altre ne potranno venire. Ad esempio, le rassicurazioni date da Tremonti ed Alfano, ieri, durante il dibattito nelle Commissioni parlamentari, circa il taglio degli stipendi pubblici, hanno avuto lo scopo di farci sapere che quella è una misura contenuta nella famosa, ma per altri versi sconosciuta, lettera della Banca Centrale Europea al Governo. «Non verranno tagliati gli stipendi pubblici». Per adesso. Ma, se lo chiede l’Europa…

 

Il futuro (prossimo) non siamo di grado di prevederlo, così come non siamo stati in grado di prevedere la rapida fine degli effetti della manovra approvata a metà luglio. La nuova manovra avrà quindi effetti immediati nei bilanci familiari e ce ne accorgeremo, anche se non conosciamo ancora i singoli provvedimenti. Anzi, febbrili trattative sono ancora in corso all’interno della maggioranza per mettere a punto persino le strategie (aumento dell’Iva o tassazione dei redditi più alti, ad esempio). Da quanto esposto dal ministro Tremonti, però, possiamo avere una certa fiducia che sotto il profilo dell’equità la manovra non sarà reticente.

 

Quello dell’equità è un punto dirimente per la tenuta del paese e il ministro ne ha mostrato consapevolezza: ha annunciato, infatti, gli attesi interventi “anti-casta” (ormai necessari e depurati da ogni tentazione demagogica e qualunquista) e il contributo di solidarietà che graverà sui redditi più alti. Soprattutto, poi, è possibile il ritorno a misure anti-evasione, abolite per un eccesso di ottimismo, ma drammaticamente tornate necessarie. Infine, sono attese misure sul piano delle liberalizzazioni e del mercato del lavoro: se questo significasse intaccare le altre numerose “caste”, potremo dire che i mercati e l’Europa riescono laddove tutto il resto ha fallito.

 

Ma lo sforzo materiale non basta. Occorre uno sforzo morale, e che vada oltre quello già contenuto nell’accettazione dei sacrifici e nel ridimensionamento degli stili di vita. È uno sforzo di coesione nazionale, di recupero del senso di appartenenza comune, nazionale ed europeo, di unità oltre le personali convinzioni. Non lasciamoci sfuggire l’occasione: il vero, grande rischio che l’Italia corre è quello di sfaldarsi e ritrovarsi con i cittadini l’un contro l’altro armati: un paese alla deriva, con possibili scenari di crisi mondiale alle porte.

 

È vero, in questi casi la forza, non solo simbolica, rappresentativa dell’unità nazionale, è delle istituzioni. Il loro compito è proprio quello di ricapitolare l’intero Paese in una dimensione unitaria e di mostrarla, viva, piena di senso, operosa e possibilmente illuminata. Bene, guardiamo così alle nostre istituzioni. Non lasciamoci prendere dalle mille tentazioni di una retorica disfattista che non sa guardare più alla classe politica perché vede la casta, non sa leggere più gli eventi parlamentari perché ottusa dal tifo per la propria parte, e via dicendo.

Cerchiamo di andare oltre la cronaca dei litigi quotidiani per cogliere i segnali di coesione, che pur sono presenti. Magari non per spontanea virtù, magari solo per l’azione del Capo dello Stato, però dobbiamo valorizzare il fatto che i nostri politici abbiano saputo compattarsi per l’approvazione della manovra e che senz’altro si avviano a ripetere l’esperienza; che in pieno agosto tanti di loro sono al lavoro e che abbiamo visto il Parlamento aperto.

 

Così come dobbiamo saper apprezzare pienamente lo sforzo, enorme, compiuto dalle parti sociali di parlare con una sola voce. Chi avrebbe immaginato Emma Marcegaglia e Susanna Camusso fare dichiarazioni congiunte e sottoscrivere documenti non astratti, ma pieni di indicazioni concrete? L’immagine dei rappresentati di imprese, associazioni produttive e sindacati, raccolti assieme in conferenza stampa per illustrare le loro iniziative, può rimanere come l’icona di questo passaggio di crisi e di scoperte.

Ecco, se la crisi riesce a far avverare l’impensabile, vuol dire che essa nasconde anche opportunità: di disarmo interiore, di solidarietà, di protagonismo. Se lo cogliamo, sosteniamo il Paese ad emergere più grande.

 

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