Crisi per il Patto sui migranti
Il 20 dicembre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, col sostegno di 152 Paesi, 5 voti contrari e 12 astensioni, ha approvato il Patto mondiale per una migrazione sicura. Il “Patto di Marrakech”, così sarà ricordato, gestirà il fenomeno migratorio su scala mondiale. Tra gli obiettivi c’è quello di scoraggiare la migrazione clandestina in un momento in cui si calcola che circa 260 milioni di persone al mondo stiano cercando di uscire dalla loro terra. La misura, però, non è stata ben accolta da tutti. È il caso del Belgio, dove il fragile governo di coalizione è caduto in profonda crisi, provocando la dimissione del premier Charles Michel.
Un giorno dopo, venerdì 21 dicembre, Filippo, il re dei belgi, ha accettato la dimissione del suo premier, incaricandolo però di rimanere in funzione fino alle elezioni previste nel maggio prossimo, e ha chiesto ai responsabili politici di offrire una «risposta adeguata» alle diverse sfide cui il Paese deve far fronte in materia economica, rapporti internazionali, questione ambientale, ecc. Il re Filippo ha dichiarato, dopo i vari incontri con le diverse forze politiche, di aver costatato la «volontà politica per garantire la buona gestione del Paese fino alle prossime elezioni».
La crisi nel governo belga era già stata annunciata la prima settimana del mese, quando l’8 dicembre i nazionalisti fiamminghi del N-Va, associati al governo di Michel, avevano detto di opporsi al Patto sulla migrazione che il primo ministro avrebbe firmato due giorni dopo a Marrakech (Marocco). Pochi giorni dopo, domenica 16, una grande manifestazione in piazza di 5 mila persone, nel quartiere europeo di Bruxelles, si dichiarava anch’essa contro il patto migratorio. Tra i promotori, l’estrema destra fiamminga del Vlaams Belang, ma anche tacitamente lo stesso N-Va, che negli ultimi tempi si è mostrato ogni volta più diffidente in tema migratorio. Ecco perché Michel aveva avvertito il Parlamento: «La mia petizione non è stata capita, né ha convito. Ho deciso di presentare le mie dimissioni».
Merita guardare il modo in cui le crisi politiche in Europa sono percepite dalle ex colonie in Africa. Il giornalista Louis Kamwenubusa, in un editoriale della Publication de presse burundaise, (http://www.ppbdi.com) fa un commento della situazione generata in Belgio, a partire da un patto che identifica una serie di principi e proposte per aiutare i Paesi a far fronte alle migrazioni. «Se ciò fosse successo in un’antica colonia belga com’è il Burundi, avrebbe suscitato commenti preoccupanti, parlando di un Paese alla deriva». «Un Paese – aggiunge – dove la situazione dei diritti umani è seriamente minacciata». E poi in tono ironico: «Sarebbe stata l’occasione perché i politici belgi chiedessero alla comunità internazionale di vigilare da vicino quel Paese per garantire i diritti della persona umana». E ricordando le tante manifestazioni popolari di scontento in Europa, finisce il suo pezzo con una citazione biblica: «Perché vedi la paglia nell’occhio del tuo fratello e non vedi la trave nel tuo occhio?».