Crisi globali, risposte immediate
All’Onu in concomitanza con l’Assemblea generale, cento personalità (capi di Stato e di governo, rappresentanti delle ong e del settore privato) si sono radunati con il segretario generale Ban Kimoon per analizzare i risultati della lotta alla povertà in relazione agli obiettivi di sviluppo del Millennio. Secondo il rapporto dall’Onu presentato a esperti e politici, sono stati compiuti grandi progressi nella riduzione della povertà estrema; gli aumenti dei prezzi di cibo e petrolio rischiano di annullare questi progressi; la crisi alimentare getterà milioni di persone in condizioni di maggiore povertà. I capi di Stato del Sud del mondo, e anche alcuni del Nord, non hanno minimizzato la situazione. Bingu Wa Mutharika (Malawi) ha detto: Come capi di Stato eravamo a conoscenza dei segnali che ci indicavano l’imminenza di una globale scarsità di cibo, di fame e malnutrizione diffuse. Ma abbiamo deciso di ignorarli. Oscar Arias Sanchez (Costa Rica): La spesa militare mondiale ammonta a 3,3 miliardi di dollari al giorno, mentre l’aiuto internazionale continua ad arrivare con il contagocce ai Paesi più poveri. E Sarkozy, presidente di turno dell’Unione europea: Chiedo all’Europa di riflettere sulla sua capacità di far fronte all’emergenza, di ripensare le sue regole e i suoi princìpi sulla base di quello che sta succedendo nel mondo. Crisi finanziaria, alimentare, ambientale, energetica, economica. Nessuno ha ricette per risolverle. Solo poche idee e confuse. Ho l’impressione che la crisi più grande e profonda sia quella umana, relazionale. Come si possono risolvere problematiche così globali e colossali quando non siamo in grado di migliorare il nostro tasso di umanità, ormai in caduta libera? Guardiamo un po’ dentro di noi e poi negli occhi dei nostri fratelli: iniziamo ad essere meno violenti, egoisti, consumisti, indifferenti. Solo qualche idea per cominciare subito: – uno stile di vita più semplice, sobrio, onesto; – riscoprire noi stessi, gli altri, ogni altro che ci passa accanto o che sta lontano; – partecipare alla vita sociale e politica, sentire la cosa pubblica come cosa che ci riguarda; – avere il coraggio di guardare oltre – all’Assoluto -, ma un oltre che passa attraverso il rapporto con il fratello, la comunità locale e internazionale, la natura. Saremo allora in grado, con autorevolezza, di esigere dai nostri governanti meno parole ma più azioni, meno bei propositi ma scelte coraggiose, anche sacrifici, perché noi li sosterremo.