Crisi di rabbia o normalità?
Alfonso, nostro figlio di due anni, quando gioca si arrabbia perché non riesce a fare ciò che vuole… Cerchiamo di calmarlo spiegandogli che deve fare le cose con più calma, ma niente da fare: si arrabbia di più e non vuol capire. Perché fa così? Cosa fare per calmarlo?. A. e M. P. – Viareggio Se potessimo vedere il mondo come lo vede un bambino! Quante realtà sarebbero diverse… I più grandi psicologi dell’infanzia sono riusciti a sperimentare il mondo dei bambini a forza di immedesimarsi con loro, mediante un ascolto empatico e profondo, durato anni di lavoro e di fatiche. In questo modo ci hanno aiutato a comprendere sempre più le leggi che regolano lo sviluppo umano, dalla nascita fino all’età adulta. Il mondo visto da un bambino è un mondo tutto nuovo, pieno di luci e di colori, di sapori e di odori. È un mondo misterioso, talvolta anche pieno di fantasmi e di paure. I genitori sono lì, pronti a proteggerlo, a sostenerlo, ad amarlo. Essi rappresentano per il bambino i giganti buoni e vicini che lo accompagnano e lo aiutano in tutto, fino a contenere le sue paure e la sua aggressività. Quanto è bello e buono avere due genitori giganti vicini positivi, sereni e sempre disponibili; ma, viceversa, quanto può essere drammatico e triste, se sono lontani o fanno paura. È per questo motivo che un bambino, figlio di genitori armonici, ha buone probabilità per crescere in modo positivo e sereno, mentre uno figlio di genitori problematici rischia di crescere con forti insicurezze e ansie. Com’è il mondo del nostro piccolo Alfonso? È eternamente presente: il pianto dura un’eternità (e per questo sembra drammatico), così come il riso e la gioia. Tutto sembra assoluto e viene vissuto in modo pieno e forte: piangere, ridere, gridare, gioire… La logica del bambino è concreta e immediata, è la logica di ciò che accade. Dunque, non vede ciò che sta dietro, dietro, le ragioni e i perché. Jean Piaget, il più grande studioso della mente umana, con i suoi innumerevoli esperimenti con i bambini, ha dimostrato che il pensiero del bambino è egocentrico, concreto, e non riesce a separarsi dal proprio punto di vista…. Che dire riguardo ad Alfonso? Occorre tener conto che questo è il periodo dell’opposizione. Dunque, se la mamma cerca di spiegargli che deve fare le cose con tranquillità, il bambino si mette a farle con più precipitazione. Tutto ciò è normale, segno di benessere e di sanità psichica. In genere però, dopo un po’ occorre distoglierlo da quanto sta facendo per evitare che la rabbia aumenti e diventi aggressivo. Con i bambini di due, tre anni è importante prevenire le situazioni che sappiamo possano creare più ansia. Qualora, invece, il bambino si metta in situazioni pericolose per sé e per gli altri, occorre dire decisamente no ed impedirgli di portare a termine ciò che sta facendo. Deve essere un no deciso e definitivo che in nessun caso può trasformarsi in un sì. Se lui insiste, insisteremo anche noi a dire no: sono no che fanno crescere perché sono una difesa per il bambino, che sperimenterà una realtà fatta di regole e norme, ma allo stesso tempo buona e rispettosa, perché mediata dai genitori. L A R I C E R C A P S I C O L O G I C A D I C E Esperimento di Jean Piaget sul pensiero del bambino fino ai sei anni Tracciamo su un foglio di carta delle aste di altezza diversa in modo disomogeneo. Poi chiediamo al bambino Indicami il bastoncino più lungo, poi Indicami il bastoncino più corto. Il bambino indicherà in modo corretto quanto richiesto. Poi chiediamo: Indicami il bastoncino meno corto; scopriremo che il bambino non riuscirà ad indicare ancora quello più lungo perché il pensiero del bambino è rigido e non riesce a mettere insieme le due parole meno-corto. Infatti, le due paroline prese singolarmente hanno un significato, messe insieme ne hanno un altro. acetiezio@iol.it