Crescono in Italia i Comuni “rinnovabili”

Secondo l'ultimo rapporto di Legambiente, negli ultimi dieci anni sono stati installati oltre un milione di impianti che forniscono energia fonti rinnovabili
Energie rinnovabili

È in forte crescita in Italia il numero dei Comuni che hanno deciso di investire sulle fonti rinnovabili. Ad oggi sono 3021 quelli che producono più energia elettrica di quanta ne consumino le famiglie residenti, e 40 quelli full green – cioè dove le energie pulite soddisfano tutti i consumi elettrici e termici (100 per cento rinnovabili) riducendo le bollette di cittadini e imprese. È quanto emerge dal dossier di Legambiente “Comuni rinnovabili 2017. Sole, vento, acqua, terra, biomasse. Lo scenario della generazione distribuita nel territorio italiano”, presentato alla stampa l’otto giugno scorso.

Nello scorso anno sono stati installati 396 MW di fotovoltaico, 282 MW di eolico, 140 di geotermico, 513 di bioenergie e 346 di mini idroelettrico. Le fonti rinnovabili hanno contributo a soddisfare il 34,3 per cento dei consumi elettrici complessivi. Un dato da non sottovalutare, anche se in diminuzione per il secondo anno dopo 10 anni di crescita. Questo è dovuto al calo delle piogge: infatti il dato negativo arriva dalla produzione idroelettrica (-8,9 per cento) con 42,3 TWh, contro i 59,5 del 2014 – quando si era toccato un picco per l’inverno particolarmente piovoso. Ma facendo un confronto a dieci anni vediamo come la produzione da energie pulite sia passata da 51,9 a 106 TWh.

Per quanto riguarda i Comuni, possiamo affermare che in tutti i 7978 municipi italiani c’è almeno un impianto green: quindi il numero è salito da 356 nel 2005 a 7.978 (2016).

Nonostante il calo degli incentivi di Stato, è interessante notare come sia aumentata l’energia prodotta dal sole: negli ultimi due anni sono stati realizzati 180 mila impianti solari fotovoltaici, pari al 25 per cento di tutti quelli installati in Italia – per un totale di 1.310 MW installati.

ESEMPI VIRTUOSI AL 100 per cento

Nel dossier di Legambiente, realizzato con il contributo di Enel Green Power e in collaborazione con il Gestore dei Servizi Energetici GSE, è interessante leggere le storie delle eccellenze dei comuni 100 per cento rinnovabili: come ad esempio il comune di Cavalese (Trento), premiato quest’anno da Legambiente. È una realtà che conta poco più di 4 mila abitanti, e che ha già intrapreso da diversi anni la strada dell’autosufficienza energetica. Sono almeno 102 gli impianti solari fotovoltaici per complessivi 1,1 MW di potenza installata su tetti e coperture, che contribuiscono al raggiungimento del risultato di autosufficienza energetica. A questi si aggiunge un impianto mini idroelettrico da 706 kW, un impianto a biogas da 1 MW e un impianto a biomassa in cogenerazione da 1 MW elettrico e 23,5 MW termici connesso alla nuova centrale di teleriscaldamento, inaugurata a novembre 2016.

C’è poi il comune di Castellamare di Stabia (Napoli), vincitore del premio buona pratica; dove l’Amministrazione, grazie ai fondi FESR, ha finanziato un’opera di efficientamento dell’Istituto Comprensivo “Luigi Denza” realizzando un impianto solare fotovoltaico da 9 kW, un impianto solare termico da 50 mq, e migliorando le prestazioni energetiche e di sicurezza dell’involucro edilizio. Il comune avrà un risparmio di circa 20 mila euro l’anno.

Ci sono infine tre aziende (Società Agricola Arte, Birrificio artigianale Lesster, Nuova Sarda Industria Casearia) vincitrici del premio rinnovabili e cibo di qualità unito all’innovazione in campo energetico.

«Il dossier Comuni Rinnovabili – spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – mostra i successi dei territori che credono e scommettono sulle rinnovabili. Ora è il momento di accelerare, non accontentandosi di questi risultati. Proprio l’Accordo di Parigi e i nuovi obiettivi europei sul clima e l’energia oggi ci obbligano a guardare a come costruire un nuovo scenario di sviluppo delle energie pulite nel nostro Paese, dove si possano cogliere i vantaggi della rivoluzione in corso nel sistema energetico per rilanciare sviluppo e lavoro».

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