Cresce la paura attorno all’Etna
Lo sciame sismico non si arresta. E la paura, attorno all’Etna, cresce. I vulcanologi stanno monitorando con attenzione ciò che sta accadendo attorno al vulcano più grande d’Europa.
Lo sciame sismico sembrava diminuire e invece, nella notte tra il 3 e il 4 gennaio, nuove scosse hanno attraversato la montagna. Stavolta, l’epicentro non è nella zona della “faglia di Fiandaca” dove si era verificato il terremoto del giorno di santo Stefano e che si è allargata di una ventina di centimetri. Le scosse della notte scorsa, invece, hanno interessato la zona di Ragalna, sul versante orientale dell’Etna, quella che più preoccupa sismologi e vulcanologi. Il terremoto è stato di magnitudo 3.5. Nella notte sono state registrate altre scosse nella stessa zona, di magnitudo compresa tra 2.3 e 3.0.
Intanto, continuano i sopralluoghi agli edifici danneggiati dal sisma. Oggi sgli sfollati sono poco più di 1100: almeno 800 sono ospitati negli alberghi della zona, grazie alla convenzione stipulata dalla Regione siciliana, circa 300 persone sono ospiti di amici e parenti o hanno trovato una sistemazione alternativa provvisoria. Le case inagibili sono più di 550 (400 nella zona di Zafferana Etnea e nelle sue frazioni). Si prosegue con il controllo delle scuole che tra qualche giorno dovrebbero riaprire i battenti: sono 4 quelle inagibili, 14 quelle parzialmente inagibili. Sulle altre proseguono i controlli. Le richieste di sopralluoghi in edifici privati sono quasi 6000: sono circa 2000 quelle già effettuate.
L’Etna non si ferma e l’attività del magma nel ventre della terra continua a tenere tutti in apprensione. Si calcola che il magma abbia un volume di 6 milioni di metri cubi. I sensori applicati sul fianco del vulcano e anche nelle zone sottomarine dovrebbero consentire di lanciare l’allarme sull’eventualità di nuove eruzioni. Si studiano anche le emissioni di anidride solforosa e di biossido di zolfo per cercare di comprendere cosa accade nella “pancia” del vulcano. Come detto, è il versante orientale a preoccupare in modo maggiore. Da più di 10 mila anni, l’Etna scivola verso il mare ad una velocità di circa 2 centimetri l’anno. In modo costante.