Credere all’amore nel mondo del lavoro

È possibile vivere la spiritualità di comunione nel mondo del lavoro?
Ospedale
Anni fa lavoravo come responsabile del servizio sociale dell’azienda telefonica italiana statale, e sentivo forte l’esigenza di incontrare, all’interno dell’azienda, delle persone che condividessero con me la gioia di essere presenza di Chiesa in una realtà che stava attraversando notevoli difficoltà, a causa di una ristrutturazione organizzativa che pesava notevolmente sui lavoratori e sulle loro famiglie.

Presenza di una Chiesa nel mondo e specificatamente nel mondo del lavoro, assumendosi i problemi della gente e guardandoli con gli occhi di Dio, nell’unità delle risorse umane e sociali, nella comunione profonda di testimoni credibili.

 

Colleghi particolari

 

Mi guardavo attenta intorno e notai che un collega aveva qualcosa di particolare: un tratto accogliente che destava meraviglia e interesse. In seguito venni a sapere che era un focolarino sposato; un altro era disponibile e attento ai problemi della comunità di lavoro: era dei Cursillos di Cristianità; un altro ancora, di grande spiritualità e di molta preghiera. Decidemmo di incontrarci nell’ora della pausa-pranzo, saltando i pasti.

 

Da tempo conoscevo il Movimento dei Focolari e mi nutrivo dei libri di Chiara Lubich e di Igino Giordani, co-fondatore e primo focolarino sposato, ma difficilmente ne parlavo, appartenendo io stessa a un altro movimento e istituto secolare. Avevo partecipato a qualche iniziativa e ogni tanto frequentavo uno dei focolari di Roma.

Il carisma dell’unità di Chiara mi appassionava, anche perché realizzava pienamente e rispondeva concretamente alla spiritualità che intendevo vivere: l’accoglienza di tutti, senza discriminare nessuno, per costruire una fraternità universale in un mondo migliore.

 

Dagli incontri “segreti” in mensa, cominciammo a invitare altri. Voleva essere un gruppo senza barriere, con il solo desiderio di essere presenza di Chiesa nell’ambiente di lavoro, lievito efficace nella massa.

Con coraggio collaboravo con tutti gli organismi, creando una rete che in una visione di giustizia e di carità sosteneva silenziosamente le persone, impegnandoci anche nei problemi umani, e la struttura aziendale.

 

Nell’azienda si formarono pian piano diversi gruppi di animazione pastorale e lo stile della presenza di Chiesa rinnovava le modalità di lavoro anche sul piano professionale, oltre che nei rapporti, costruendo piccole comunità di accoglienza reciproca. A questo punto ritenemmo anche di interessare la diocesi, dove in seguito venne costituito un gruppo di pastorale diocesana per il mondo del lavoro.

 

Poi arrivò il momento del pensionamento e la ristrutturazione aziendale creò nuove esigenze operative, ma rimase il fondamento di una salda comunione che fa dell’unità un progetto vitale, capace di migliorare le condizioni di lavoro e lo stesso profitto.

 

La forza dell’amore

 

Ho sempre vissuto come un dono grande l’Ideale che Chiara mi ha trasmesso e la mia appartenenza al Movimento dei Focolari. Ricordo ancora in modo molto nitido una frase che mi disse uno dei primi religiosi del Movimento dei Focolari, Massimei, sacramentino: “Si ricordi che la forza dell’amore, silente ma sempre presente alla base della nostra vita, in tutto il nostro agire, prima o poi dà i suoi frutti. Possiamo non percepirli subito, ma bisogna credere alla forza intrinseca dell’amore”.

 

Ho creduto a queste parole e lungo la mia vita tante esperienze mi hanno confermato in questa certezza. Soprattutto nei momenti di difficoltà si fa sempre più viva, soprattutto quando contemplo negli altri, negli eventi ed in me quel Gesù Abbandonato, sofferente sulla croce che, amato e abbracciato, risorge portando sempre e per tutti la pace.

 

Ultimamente ho partecipato a un convegno che aveva come titolo: “Carismi, economia e gestione”, ispirato all’Economia di Comunione, un’intuizione di Chiara che ora si è fatta realtà con tante aziende del mondo. Queste aziende, avendo come base della loro attività l’amore evangelico che non accumula ricchezze, mettono a disposizione una parte dei profitti per i poveri e per formare uomini nuovi. Ho percepito in modo evidente la bellezza del divino che si irradia sull’umano e risponde alle esigenze più profonde dell’uomo.

 

L’ultima enciclica sociale del Papa, citando l’esperienza dell’economia di comunione, mostra la potenza e la forza di questo carisma che sa liberare la vita incapsulata negli schemi “scientifici” e ci impegna a una costante revisione. Nulla è profano se si vive nell’amore che genera unità e il mondo dell’economia e del lavoro si trasforma in una realtà che arricchisce, promuove e incoraggia.

 

Una conversione “economica”

 

Nella struttura alberghiera nella quale opero adesso, che conta più di 70 dipendenti, non solo si sta orientando diversamente tutta l’amministrazione e l’organizzazione, ma altri imprenditori, con i quali per lavoro sono in contatto, avendo intuito un approccio diverso ai problemi del personale e del denaro, si sono sentiti anche loro interpellati a proporre alla propria azienda sentieri di conduzione diversi.

 

Ultimamente, con il contributo della Provincia, abbiamo organizzato un corso professionale per tutto il personale impegnato nella nostra azienda. Ho avuto modo di incontrare anche i docenti, ai quali ho esposto l’ideale evangelico che anima la nostra realtà operativa di accoglienza.

 

Dopo alcuni incontri, il direttore del corso ha detto esplicitamente che l’avevo messo in crisi. Pur avendo una piccola impresa, non si era mai posto il problema che i suoi collaboratori avessero esigenze, attese e capacità da promuovere. Li pensava solo come dei collaboratori capaci di produrre profitti adeguati. Tanto meno riteneva che l’azienda avesse una valenza comunitaria, un’esigenza sociale da condividere con altri, specialmente i più poveri, anche economicamente. Il senso comunionale del lavoro era una novità che lo affascinava. Avrebbe tentato di viverla e diffonderla. Rimasi sorpresa e sbigottita. Ancora una volta la luce dell’Amore aveva fatto centro.

 

Se per un attimo guardo indietro alla mia vita vedo che tutto è dono, è grazia, è gioia costante di scoprire il divino nell’umano attraverso il carisma di Chiara che insieme a Igino Giordani, e a tutti quanti hanno già raggiunto il cielo, invoco in ogni necessità. E sempre viene la Luce. Mi accorgo, non senza emozione, che l’Amore vince sempre: in fondo è l’unica cosa che rimane e che ha valore per la nostra vita e per la nostra consacrazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons