Creare una rete senza limiti

Cardinale, lei gioca in casa, perché per tanti anni ha vissuto (e sofferto) in questa zona. Perché è venuto oggi qui a Stoccarda? Questa non è più una domanda da fare, dopo aver vissuto questa giornata! Sono intervenuto perché mi interessava il tema dell’Europa.Adesso, invece, posso dire solo che queste ore mi hanno riempito di gioia e di speranza. Sono cresciuto durante la guerra, quando a scuola si imparava che i francesi erano nostri nemici. Così, ogni volta che a Strasburgo attraverso il ponte di frontiera tra Germania e Francia, mi ricordo delle sciocchezze che allora dovevamo imparare. Ogni volta poi che vado a Mosca, recandomi all’aeroporto passo dinanzi a un monumento che ricorda fin dove era arrivato l’esercito tedesco durante la Seconda guerra mondiale: lì erano morti tanti giovani che avevano pochi anni più di me. Insomma, per noi studenti l’Europa è iniziata con le grandi visioni di De Gasperi e Schuman. E ora, dopo il crollo della cortina di ferro, appare un’enorme chance l’incontro tra est ed ovest. Vescovo Friedrich, lei è venuto a conoscenza della via ecumenica che oggi ci riunisce qui a Stoccarda già nel 2001, a Monaco, in occasione di un incontro simile a questo, ma più ridotto. Che ricordo ne conserva? Non sarei qui se non avessi vissuto quell’appuntamento. In particolare mi aveva colpito l’incontro con Chiara Lubich: l’avevo ascoltata, e mi aveva affascinato la sua parola, e il vedere tanti giovani presenti per ore, in una chiesa gelida, gioiosi e vivaci.Testimoniavano così che il Vangelo di Gesù Cristo incideva sulla loro loro vita, e che volevano collaborare al di là delle barriere delle loro diverse confessioni. L’appuntamento di oggi mi offre una nuova occasione di incontrare queste comunità che seguo con grande amore e che sostengo nel loro sviluppo. Ovvio intervenire quest’oggi, allora. Vescovo Friedrich, lei ha detto di avere ora un’immagine completamente rinnovata delle comunità qui presenti. Perché? Nella nostra chiesa si avvertivano sentimenti contrastanti nei confronti di certe comunità cristiane, alcune qui presenti, delle quali non si sapeva cosa facessero. Noi ora siamo molto soddisfatti di queste comunità evangeliche, perché tante attività che loro fanno noi non potremmo svolgerle, soprattutto in campo sociale e in campo spirituale. Cardinale, se lei oggi volesse darci un consiglio, quale sarebbe? Io penso alle comunità, ai movimenti come ad un dono dello Spirito Santo, dopo il Concilio Vaticano II, per le nostre chiese. Queste comunità e questi movimenti hanno bisogno della chiesa, certamente; ma anche la chiesa ha bisogno di loro. Siamo una unica realtà. Essi danno alla chiesa una giusta dimensione spirituale. Sono rimasto commosso dai giovani che hanno parlato su questo palco, testimoniando come abbiano incontrato Dio e il Vangelo.Ci hanno mostrato la loro vita di preghiera, e ciò mi ha dato la certezza che la chiesa si sta rinnovando. Sono certo che con questo spirito anche l’ecumenismo andrà avanti. Sono felice che abbiate creato una fitta rete di amicizia al di là delle singole chiese, con le Chiese libere, con la Chiesa ortodossa… Da questa amicizia ritengo che l’ecumenismo possa andare avanti.Vi invito a continuare a costruire e allargare questa rete fra le vostre comunità. Da sempre la sogno, questa rete, qualcosa che non abbia limiti. Sogno che le comunità lavorino insieme. Quello di cui abbiamo bisogno è una nuova Pentecoste in cui, come è accaduto nella prima Pentecoste, anche donne e uomini con Maria si sono incontrati nel cenacolo e hanno pregato per la venuta dello Spirito Santo. Noi non possiamo fare l’unità della chiesa, non possiamo organizzarla; ma dobbiamo pregare affinché avvenga. Nei momenti cruciali della mia vita, avverto sulla mia pelle che c’è gente che prega perché cresca l’unità della chiesa. E di ciò sono molto grato. Vescovo Friedrich, due parole per concludere. Che cosa significa per lei la giornata di oggi? Una mèta, una tappa importante sulla via di un’Europa più cristiana, sotto tre punti di vista. In primo luogo, per la comunione delle comunità presenti al di là delle rispettive confessioni, comunione che spero si manifesti di più nelle comunità locali; in secondo luogo perché da questa giornata parte un impulso per l’ecumenismo fra le nostre chiese: il card. Kasper diceva tempo fa che ci vuole un ecumenismo della comunità, del popolo, e questo dalla giornata di oggi è iniziato. Terzo: è tempo che si dia un impulso decisivo per costruire un’Europa veramente cristiana, per far vedere un’Europa secondo il Cristo: non è solo una questione di passato, di radici, ma anche di futuro. Anche a lei, signor cardinale, pongo la stessa domanda. Che significato ha per lei Insieme per l’Europa? È una tappa raggiunta nell’unità dell’Europa. Nella mia giovinezza essa mi entusiasmava, e così tanti altri. Ma ora numerosi elementi fanno temere che questa Europa diventi solo burocrazia. Essa ha bisogno di un’anima; abbiamo bisogno di un’Europa dei cuori, che non siano solo pieni di euro, ma che debbono essere pieni di valori, pieni di Dio.Abbiamo bisogno di questa Europa spirituale.Tanti santi sono stati a fondamento del nostro continente; ora abbiamo bisogno di movimenti spirituali, e ce ne sono, che rendano tangibile quest’Europa.Abbiamo bisogno di comunità che superino i confini dei popoli e delle nazioni: quella di oggi è una bella tappa raggiunta in questo cammino.

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