Covid 19: due rami dello stesso tronco

Il virus è cambiato molto nella sua espressività clinica e nella sua contagiosità nel corso di questi due anni. Stiamo andando verso una convivenza con questa patologia.
(AP Photo/Gregorio Borgia)
Fonte: Protezione civile

Per interpretare correttamente l’andamento della pandemia, dobbiamo trovare il modo di descrivere l’effetto delle profonde variazioni intercorse nel rapporto patogeno/ospite dal 2020 ad oggi. In questi due anni abbiamo avuto un rapidissimo ed esteso processo di adattamento che ha portato il virus a cambiare la sua espressività clinica e la sua contagiosità, mentre dall’altro lato del fronte la popolazione ha maturato una risposta immunitaria efficace (concetto che vale ovviamente per la popolazione e ha le sue eccezioni negli individui, ma questo è un discorso epidemiologico prima che clinico)

Dovremmo misurare diversamente?
Certo che sì: ha poco senso contare il numero di tamponi positivi senza applicare correttivi che ci dicano se quello stesso risultato descrive la presenza di un germe in un organismo che lo tiene sotto controllo senza danni o è una diagnosi di infezione potenzialmente pericolosa in un soggetto vulnerabile o non immunizzato (quale che sia la causa).

Nel primo caso prendiamo atto dell’instaurarsi di un rapporto ospite parassita in equilibrio, e quello che deve fare la sanità pubblica è assicurarsi che la bilancia continui a pendere a favore dell’ospite (sorvegliando le coperture immunitarie e proponendo interventi di vaccinazione di richiamo secondo evidenze disponibili). Nel secondo caso, dobbiamo intercettare tempestivamente le infezioni a rischio e intervenire con immunoprofilassi passiva e terapie antivirali precoci.

Fonte: Protezione civile

Sono due fenomeni diversi, come due rami che divergono dallo stesso tronco, e conteggiarli in un solo sacco è fuorviante. Come è fuorviante dire che “aumentano i ricoveri per COVID” (anche se da due giorni, per fortuna, calano): più corretto parlare di percentuale di persone positive fra i ricoverati, cercando di distinguere “i due rami” di cui si parlava.

Un indicatore proxy che descrive questa situazione, sebbene in modo imperfetto, è rappresentato dal rapporto fra ricoveri e positivi totali e ancora meglio (perché meno falsato) fra ricoveri intensivi e positivi totali. Sappiamo che i ricoveri sono falsati dalla quota di coloro che sono positivi per altre ragioni (meno quelli intensivi) e che i casi totali sono sottostimati per le mancate denunce delle auto-diagnosi o per le non diagnosi. Anche così, vediamo il cambiamento di questo rapporto attraverso le varie fasi della pandemia: stiamo parlando di due fasi ben distinte delle malattia e dall’inizio del 2022 quella riga verticale in coda ai due grafici ci dice che abbiamo iniziato a convivere con questa patologia. Utilizziamo gli strumenti giusti, in epidemiologia e nella comunicazione sociale, e allo potremmo anche dire: “andrà tutto bene!”

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