Covid 19, cosa sta accadendo in Sardegna
Da regione «Covid free» a lazzaretto d’Italia. Secondo quanto racconta il circo mediatico nazionale la Sardegna, in poche settimane, sarebbe diventata la nuova Codogno, capace di infettare chiunque vi metta piede.
In realtà l’incremento dei casi di positività da Covid 19 è il frutto di un più attento controllo sanitario, secondo quanto previsto dal governo dopo Ferragosto: qualche caso di positività nelle strutture ricettive ha determinato verifiche su personale e ospiti, con la scoperta di molti asintomatici positivi, che hanno infettato altre persone.
L’incremento è anche legato alla scarsa attenzione alle misure di prevenzione, quali il distanziamento fisico, l’uso delle mascherine e il lavaggio frequente delle mani.
Sono però soprattutto agli assembramenti ad aver fatto salire la curva dei contagi, complice anche la riapertura delle discoteche, scelta fatta dalla Regione su pressioni dei gestori dei locali.
Molti turisti, in arrivo da altre località già segnalate come zone a rischio (Spagna, Croazia e Grecia), sono diventati veicoli di diffusione, insieme ad alcuni dipendenti del settore, anche loro asintomatici positivi, che hanno determinato l’aumento dei casi.
Non tutte le zone della Sardegna sono però state interessate dal fenomeno. Il Nord dell’Isola, dove si concentra il grande flusso dei turisti, rappresenta uno dei punti di maggior problematicità: in Sardegna su 1.859 casi di positività da Covid 19 registrati dall’inizio della pandemia ben 1.153 sono riferibili alla provincia di Sassari. Ad oggi nell’Isola sono 19 i ricoverati in ospedale, nessuno in terapia intensiva, mentre sono 444 le persone in isolamento domiciliare.
La Gallura in particolare, con le sue rinomate località balneari, ha registrato numeri importanti: resort, discoteche e campeggi hanno visto controlli a tappeto di personale ed ospiti. Inoltre molti turisti, dopo le vacanze, hanno lasciato l’Isola e sono stati trovati positivi al rientro nella località di residenza, senza però avere certezza che il contagio sia avvenuto in Sardegna e senza sapere se fossero già positivi asintomatici prima della partenza (visto che prima non è stato fatto alcun controllo).
Quanto poi alle polemiche sollevate dalle parole in libertà di alcuni personaggi, in realtà le polemiche lasciano il tempo che trovano perché senza seguire le prescrizioni il contagio è più che certo: i locali pubblici (soprattutto le discoteche, bar e ristoranti) sono luoghi di aggregazione e senza mascherine e distanziamento fisico è impossibile evitare il diffondersi del virus. In troppi esercizi pubblici non è stata fatta rispettare la normativa mentre gli assembramenti in vie e piazze di ritrovo sono all’ordine del giorno, e così il contagio prosegue senza sosta.
Un esempio su come si possa scoprire e circoscrivere un possibile focolaio arriva da Carloforte, sull’isola di San Pietro. La colonia ligure in terra sarda, fino a luglio «Covid free», ai primi di agosto ha registrato casi legati a due episodi: l’apertura della discoteca dell’Isola con una persona positiva al coronavirus che l’ha frequentata, e una festa privata con oltre 50 persone, sempre con un partecipante positivo. Così nella comunità di 6mila abitanti e con diecimila turisti sono stati praticati oltre 800 tamponi (tutte persone venute a contatto con i presenti ai due eventi) dai quali sono emersi 21 positivi, tutti asintomatici, messi in quarantena e dopo due settimane l’emergenza è cessata.
Il virus circola e i numerosi controlli rivelano la sua presenza. Per questo è bene incrementare tamponi e test seriologici, mettere in quarantena i positivi e continuare a seguire le prescrizioni anticovid: distanziamento fisico, l’uso delle mascherine e il lavaggio frequente delle mani.