COVID-19 e app di tracciamento in Europa

Gli Stati europei hanno definito degli strumenti per garantire l’interoperabilità tra le applicazioni mobili di tracciamento e allerta  Coronavirus che ciascun Paese sta sviluppando
APP Immuni (AP Photo/Domenico Stinellis)

Gli Stati membri dell’Unione europea (UE), con il sostegno della Commissione europea, hanno concordato una serie di specifiche tecniche volte ad assicurare lo scambio sicuro di informazioni tra le applicazioni nazionali di tracciamento dei contatti, per evitare l’aumento del contagio da coronavirus, basate su un’architettura decentrata: questo significa che le varie app di tracciamento sviluppate nei vari Paesi europei potranno parlarsi tra loro.

La maggior parte degli Stati membri ha deciso di lanciare applicazioni da istallare sui telefoni mobili per integrare il tracciamento manuale dei contatti e della diffusione del coronavirus. La maggioranza delle applicazioni nazionali autorizzate si basa su un’architettura decentrata: in altre parole, gli identificativi degli utenti che sono stati individuati in prossimità per un determinato periodo di tempo rimangono sul telefono stesso, il quale effettuerà un controllo incrociato con gli identificativi degli utenti dichiarati infetti. L’interoperabilità consentirà di operare tali controlli per gli utenti di tutti gli Stati membri senza che sia necessario scaricare diverse app nazionali ogni qualvolta ci si reca all’estero.

Nel caso dell’Italia si tratta dell’app Immuni, grazie alla quale chi si è trovato a stretto contatto con un utente risultato positivo al virus del COVID-19 riceve una notifica che lo avverte del potenziale rischio di essere stato contagiato. Grazie all’uso della tecnologia Bluetooth Low Energy, questo avviene senza raccogliere dati sull’identità o la posizione dell’utente. Gli utenti avvertiti di un possibile contagio possono isolarsi per evitare di contagiare altri e possono contattare il proprio medico di medicina generale per decidere il da farsi.

Una volta introdotta la soluzione tecnica, tali applicazioni nazionali funzioneranno automaticamente quando gli utenti viaggeranno in un altro paese dell’UE che applica anch’esso l’approccio decentrato. Con l’avvio, da parte degli Stati membri, della revoca delle restrizioni di viaggio a livello transfrontaliero in tempo per le vacanze estive, si compie così un ulteriore importante passo verso l’interoperabilità delle app mobili per il tracciamento delle infezioni da coronavirus.

Thierry Breton, commissario per il Mercato interno, sostiene che «con l’approssimarsi della stagione turistica, è importante garantire che i cittadini europei possano utilizzare l’applicazione del proprio paese ovunque si trovino in viaggio nell’UE. Le app di tracciamento dei contatti possono essere utili per limitare la diffusione del coronavirus, in particolare nel quadro delle strategie nazionali miranti alla revoca delle misure di confinamento».

Questa iniziativa rientra nell’ambito della rete di assistenza sanitaria online (eHealth) degli Stati membri dell’UE, sviluppata con il sostegno della Commissione europea, per l’uso di applicazioni mobili di tracciamento dei contatti e allerta in risposta alla pandemia di coronavirus, corredato degli orientamenti sulla protezione dei dati per le applicazioni mobili. Infatti, le informazioni di prossimità condivise tra le varie app saranno scambiate in forma cifrata in modo da impedire l’identificazione di una singola persona, in linea con gli orientamenti dell’UE relativi alla protezione dei dati per le app, e non saranno utilizzati dati di geolocalizzazione.

Stella Kyriakides, Commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare, ritiene che «le tecnologie digitali sono essenziali per allertare i nostri cittadini in merito ai rischi di infezione e per interrompere le catene di trasmissione mentre si procede alla riapertura delle nostre società ed economie». Ella, infatti, invita i «cittadini a farne uso, poiché queste tecnologie possono essere efficaci solo se disponiamo di una massa critica di utenti e dell’interoperabilità delle applicazioni tra un paese e l’altro dell’UE», assicurando che «non scenderemo a compromessi in materia di sicurezza dei dati, di diritti fondamentali e di tutela della vita privata in relazione a questi strumenti digitali».

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