Costruttori di cattedrali
«La domanda più importante che dobbiamo porci è questa: stiamo diventando buoni antenati?». Questa riflessione è attribuita a Jonas Salk, lo scienziato che sviluppò il vaccino della polio. Mosso dal desiderio di beneficiare più persone possibile, rinunciò a brevettare la formula chimica e ai guadagni conseguenti.
Lo racconta Roman Krznaric nel libro The Good Ancestor, una riflessione sul bisogno di impostare la vita pensando a lungo termine. La sensibilità ecologica o la preoccupazione per la salute delle democrazie sono esempi di una consapevolezza nascente verso il mondo che lasceremo.
Una delle proposte più interessanti in questo senso è Cathedral Thinking. I promotori di questa teoria suggeriscono che dobbiamo imparare dai costruttori di cattedrali del Medioevo. Mossi da grandi ideali, pianificavano a lungo termine, lavoravano in squadra, avevano la bellezza come riferimento, si adoperavano per portare a compimento un progetto che superava gli anni della loro esistenza.
Sapevano che non avrebbero visto l’opera finita, ma regalavano il loro sogno alle generazioni successive. La maggior parte dei grandi monumenti ha avuto bisogno di questo atteggiamento mentale: la costruzione di Angkor Wat in Cambogia richiese 400 anni; la Grande muraglia cinese, 2 mila; la Sacra Famiglia a Barcellona, iniziata nel 1882, è tuttora in corso. Insomma, per costruire qualcosa di grande che sia di beneficio anche per i nostri successori, ci vuole tempo e un progetto basato su ideali. Ma nessun ideale si fa realtà senza sacrificio.
Negli ultimi mesi abbiamo dovuto gestire solo il presente, portare avanti la vita ordinaria era già abbastanza. Purtroppo, l’incertezza del 2020 – anno in cui parole come “restrizioni”, “isolamento”, “misure preventive” hanno condizionato il nostro modo di pensare – può portarci ad accontentarci di un realismo mediocre.
Questo presentismo – cioè vivere un presente che ci impedisce di sognare – è un atteggiamento accentuato dalle tecnologie digitali. Notizie, aggiornamenti, avvisi, allarmi: troppi input. Spendiamo le forze solo gestendo la realtà che, qui e ora, richiama la nostra attenzione. Mantenendoci vigili e informati, crediamo di avere il controllo di una realtà liquida e in movimento.
Ma dimentichiamo che senza il silenzio, senza la noia, senza quella serenità che permette ai pensieri di assestarsi comodamente nel nostro cervello e nel nostro cuore, è impossibile alzare lo sguardo (dallo smartphone, ad esempio) e guardare verso il futuro.
Che l’incertezza presente, e l’impazienza spinta dalle tecnologie, non ci scoraggino dal pensare a lungo termine e lasciare una traccia profonda. Per esempio, impegnandoci con una persona per sempre, sostenendo cause nobili e apparentemente perse, o facendoci coinvolgere da realtà che richiedono un impegno duraturo e fedele.
Soltanto i sognatori sono capaci di intraprendere quei cambiamenti culturali che muovono la storia.