Costruire la pace in un mondo in guerra: l’esperienza dell’Istituto universitario Sophia
Costruire la pace in un mondo in guerra. Accogliere e confrontarsi nonostante muri e chiusure. Leggere i fatti facendo dialogare le diverse discipline. Cercare le soluzioni alle crisi in atto e piste di comunione e fraternità. Non sono semplici gli obiettivi che si è dato l’Istituto universitario Sophia di Loppiano, in provincia di Figline e Incisa Valdarno, ma sono sicuramente sfidanti e necessari per formare protagonisti sociali globali. Se ne è parlato nel corso della cerimonia di inaugurazione del XVI Anno Accademico dello I.U.S., che si è svolta nei giorni scorsi. Un piccolo mondo dove vivono, studiano e si confrontano persone di 50 Paesi dei cinque continenti, che parlano 30 idiomi diversi.
Da mesi nel nostro Paese vediamo gli studenti in fermento: non si fermano alle notizie ufficiali, chiedono spiegazioni, vogliono intervenire, confrontarsi, manifestano, protestano, non accettano menzogne o mezze spiegazioni. Il mondo universitario è in subbuglio e mentre si sta svolgendo l’ennesima mobilitazione alla Sapienza di Roma, la Conferenza dei rettori, presieduta da Giovanna Iannantuoni, ha ribadito che «le università possono rappresentare, attraverso un’azione di diplomazia scientifica, un veicolo per la costruzione della pace tra i popoli», proprio come chiedono gli studenti.
E proprio come si fa a Sophia, la cui specificità, sottolinea il rettore Declan O’Byrne, teologo irlandese, è quella di voler essere «un luogo dove, pur consapevoli di star vivendo un momento storico drammatico, si guarda alla capacità umana di costruire la pace duratura. Vogliamo studiare e insegnare a vedere quei “semi” che già oggi esprimono la possibilità di risolvere la crisi che viviamo».
Del resto, come affermava da Trieste nello stesso giorno dell’inaugurazione il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «le Università sono sempre state, oltre che sede di approfondimento e trasmissione del sapere, luogo del libero dibattito, della critica e anche del dissenso nei confronti del potere. Dibattito, critica e dissenso collegati tra gli atenei di tutti i paesi, al di sopra dei confini e al di sopra dei contrasti tra gli Stati. Se si recide questo collegamento, questo prezioso scambio di riflessioni, di collaborazioni, di esperienze, non si aiutano i diritti, non si aiuta la libertà né la pace, ma si indebolisce la forza del dibattito, della critica, del dissenso».
All’inaugurazione sono intervenute numerose autorità civili e religiose, tra cui il cardinale Giuseppe Betori, già arcivescovo di Firenze e gran cancelliere dello I.U.S.; Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari e vice gran cancelliere di Sophia; Giulia Mugnai, sindaca di Figline e Incisa Valdarno e il vescovo di Fiesole, Stefano Manetti.
Studiare allo I.U.S. è segno di coraggio e speranza. Questo perché, ha sottolineato la presidente dei Focolari Karram rivolgendosi agli studenti, «tra le molte proposte formative a vostra disposizione avete scelto di prepararvi al futuro proprio questo Istituto che si pone come obiettivo quello di formare giovani alla complessità contemporanea in una prospettiva transdisciplinare e di promuovere, nella concretezza del quotidiano e nei vari ambiti del vivere, il metodo del dialogo tra le culture e i popoli e lo avete scelto proprio in questo tempo tragico, incerto e frammentato che l’umanità vive». «Che Sophia – ha concluso Karram – possa essere uno di quei laboratori che formano donne e uomini capaci di essere portatori di pace e unità in questo tempo».
Del resto, come ha affermato il cardinale Betori, «la vocazione dell’università dovrebbe essere quella di educare alla capacità di andare oltre le banalità e i luoghi comuni, di aprire il senso comune al mistero delle cose non scontate. Spetta alle università come Sophia il compito di testimoniare la ragionevolezza della fede. E dunque educare a leggere, ad interpretare la realtà, accompagnando lo sguardo di ogni giovane verso quella verità che ciascuno, anche inconsapevolmente, cerca».
Come ha spiegato Simona Padellini, rappresentante degli studenti al Consiglio Accademico, «a Sophia si incontrano studenti e docenti da tutto il mondo. Le differenze sono un motore di apprendimento pulsante e quotidiano; le distanze sono spazi da attraversare costruendo ponti e i conflitti sono un patrimonio di energia da convertire in nuove relazioni a impatto positivo».
Per Noè Rigoberto Herrera Garcia, rappresentante degli studenti al Senato, «nonostante Sophia sia una piccola comunità, con soli 15 anni di storia, crediamo fortemente che possa essere un esempio per il mondo accademico e per tutti gli studenti che vogliono generare impatto sociale partendo dallo studio».
Alla cerimonia è intervenuto anche Massimo Marianelli, docente di Storia della Filosofia all’Università di Perugia, con cui Sophia collabora attivamente e con cui condivide «l’attenzione all’essere umano e il primato delle relazioni come tratto costitutivo di vie di umanesimo capaci di accogliere l’innovazione in prospettive ambientali sostenibili, che aprono a percorsi formativi coerenti e capaci di “coltivare e continuare l’umano” nel nostro tempo». «Sophia – ha concluso il docente – rappresenta un luogo privilegiato, una palestra per continuare un senso di umanità corrispondente a questa vocazione autenticamente umana».
Al termine della cerimonia è stata annunciata l’apertura delle iscrizioni al Corso di Licenza (Laurea Magistrale) in Cultura dell’unità del biennio (2024-2026).
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