Costruiamo insieme una nuova cultura

Presentate presso la sala stampa della Camera dei Deputati le iniziative della IX giornata di dialogo cristiano-islamico.
Moschea Musulmani

La giornata del dialogo cristiano-islamico è una iniziativa relativamente giovane: una delle tante nate dopo l’11 settembre, quando ci si rese conto che il dialogo sarebbe stato una questione di sopravvivenza. Il gruppo che l’ha ideata e costruita nei primi anni era composito e raccoglieva rappresentanti di gruppi e organizzazioni sensibili all’altro e al diverso e, soprattutto, coscienti della necessità dell’integrazione come prevenzione alle tensioni sociali.

 

Le sei prime edizioni sono sempre state celebrate l’ultimo venerdì del mese del Ramadan. Ma per ragioni pratiche legate al calendario lunare islamico, dal 2008 l’evento è stato fissato per il 27 ottobre, scelto come data che ricorda un altro spartiacque nella storia dell’umanità. Quel giorno dell’ottobre 1986 ad Assisi Giovanni Paolo II aveva convocato i leaders delle religioni del mondo per mostrare che le fedi e, soprattutto, i loro seguaci possono essere costruttori di pace. Non sono sogni falliti finiti nel cassetto, sono la realtà che si vuole ricordare oggi a tutti, sia a coloro che pensano che la logica e la pratica del dialogo possano prevalere sullo scontro delle culture sia a quelli che ne sono rimasti delusi o non ci hanno mai creduto.

 

L’iniziativa nazionale per il 2010 si è aperta il 27 ottobre a Roma con una conferenza stampa-tavola rotonda presso la sala stampa della Camera dei Deputati a Montecitorio, che ha voluto presentare non tanto e non solo le molteplici attività che si svolgeranno in molti punti della Penisola, ma lo spirito che le anima. Erano presenti rappresentanti autorevoli sia di fede musulmana che cristiana. Il presidente dell’UCOI, Izzedin Elzir, ha parlato della necessità del dialogo nel cuore della cellula della società, ricordando che spesso è difficile iniziare a dialogare proprio in famiglia e da lì ognuno è chiamato a cominciare un processo che deve poi uscire dalle case per arrivare sulle piazze e negli spazi pubblici.

 

Che si abbiano pregiudizi gli uni verso gli altri nessuno lo ha nascosto, ma oggi si tratta di realizzarsi non negando l’altro, ma incontrandolo ed accettandolo. Si tratta di creare, quindi, una nuova cultura, come invita a fare il tema della giornata di quest’anno: “Costruiamo insieme una nuova cultura”. La situazione, in Italia, tutti lo sperimentiamo ogni giorno, non è delle più semplici. I media, notava l’on. Giulietti, non sono certamente un aiuto. Spesso, in modo subdolo, sono propinate iniezioni di odio che portano alla frattura piuttosto che all’integrazione di comunità religiose, etniche e culturali.

 

Ma nell’ambito di questa nuova cultura per una vera integrazione è centrale l’idea dell’incontro, ha dichiarato Tonio Dall’Olio di Pax Christi (e responsabile del settore internazionale di Libera contro tutte le Mafie). Non si tratta di incontrare l’islam o il cristianesimo, ma piuttosto la persona, il credente o, come è stato sottolineato, chi crede diversamente da me. Izeddin, a questo proposito, ha dichiarato di aver rinunciato alla parola Kaphir (infedele). «Non mi pace sentirmela indirizzare e, quindi, penso che anche ad altri possa dare fastidio. Per questo ho deciso di chiamare diversamente credente colui che ha una fede diversa dalla mia».

 

La giornata del dialogo cristiano-islamico non è una iniziativa che fa rumore. Tutti sono ben coscienti che nessuno ne parlerà sulle testate o in televisione. Si tratta di uscire da questa “clandestinità costretta”, si è detto, per far conoscere l’impegno di singoli, gruppi e comunità ad una integrazione umana, etnica, culturale e religiosa.

 

È incoraggiante scorrere la lista dei gruppi e comunità che aderisco all’iniziativa: la Rivista Confronti, che se ne fa promotrice, il Cipax, la sezione di Roma della Pax Christi e quella del Movimento dei Focolari, le Commissioni giustizia e pace dei domenicani e dei carmelitani, la Comunità di Base di San Paolo, la Federazione della Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), la Tavola Valdese e poi il Centro Islamico Culturale d’Italia, L’UCOI (Unione delle Comunità e delle Organizzazioni Islamiche in Italia), il SAE (Segretariato attività ecumeniche) e vari altri. Come è stato detto, è segno di un impegno di persone e gruppi che all’incontro ci credono e questo è un motivo per celebrare e per continuare a testimoniare insieme spazi aperti a livello pubblico e privato.

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