Costo dello smog: 5 città italiane nella classifica europea
Che i costi sanitari e sociali dell’inquinamento atmosferico abbiano un corrispettivo economico, per quanto non sempre facilmente quantificabile, è cosa nota: parliamo in primo luogo di quelli sanitari, date le numerose patologie collegate alla contaminazione dell’aria, ma anche a tutti quelli ad essi collegati – pensiamo ad esempio ai mancati guadagni di chi deve assentarsi dal lavoro. Ha provato però a fare una stima uno studio della società di consulenza CE Delf commissionata dall’Alleanza europea per la salute pubblica, a cui ha partecipato Legambiente come partner italiano.
Secondo lo studio, in Italia i costi pro capite a livello nazionale per ragioni legate all’inquinamento – in primo luogo i costi sanitari, ma non solo – ammontano a 1400 euro pro capite, contro una media europea di 1250. Moltiplicandolo per i 60 milioni di abitanti otteniamo una cifra pari al 5% del Pil, quindi non esattamente noccioline.
Tra le 432 città prese in esame, ne troviamo ben 5 italiane nella “Top 10” dei costi per l’inquinamento: Milano, Padova, Venezia, Brescia e Torino. Un triste primato del nostro Paese insomma, tenendo conto che Milano e Padova sono superate soltanto da Bucarest. In queste città i costi pro capite arrivano a superare i 2 mila euro, con un picco di 2800 a Milano. Se vediamo invece su base regionale, a pagare il prezzo più alto è il Veneto, che conta 5 città tra le prime 15 più “costose” in Europa sotto questo profilo – alle già citate Padova e Venezia si aggiungono Verona, Treviso e Vicenza.
Altre città sopra la soglia di attenzione sono – nell’ordine – Parma, Bergamo, Cremona, Pavia, Reggio Emilia, Bologna, Terni, Piacenza, Roma (sorprendentemente, verrebbe da dire, poco sopra la media europea con 1589 euro annui pro capite) e Ravenna. Tendenzialmente città del Nord e della Pianura Padana, quindi, a conferma di un problema di inquinamento atmosferico di quest’area già ampiamente noto.
A dare il maggior contributo a questo inquinamento, secondo lo studio, è il numero di automobili in strada: «Un aumento dell’1% del tempo medio di percorrenza per recarsi al lavoro aumenta i costi sociali delle emissioni di PM10 dello 0,29% e quelli delle emissioni di NO2 anche dello 0,54%. Un incremento dell’1% del numero di autovetture in una città aumenta i costi sociali complessivi di quasi lo 0,5%», si legge.
Secondo Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, «il costo dell’inquinamento, aggravato quest’anno alla pandemia Covid19, è particolarmente pesante per i redditi più bassi: l’inquinamento, come il Covid, colpisce tutti, ma chi è più povero fatica a mitigarne gli effetti e ad accedere alle cure. I governi nazionale e regionali devono adottare al più presto politiche pubbliche per mobilità e riscaldamento ad emissioni zero, per tutti, ma soprattutto per chi è meno abbiente. Servono mezzi pubblici elettrici, bici e auto elettriche condivise, serve in città agevolare e promuovere subito la mobilità ciclo-pedonale. Serve il superbonus (110%), se ben speso, per ridurre l’inquinamento da riscaldamento. Non servono invece proroghe ai permessi di circolazione dei veicoli diesel più inquinanti, non servono bonus per l’acquisto di auto di proprietà a combustione. Iniziare a ridurre a zero, o quasi, l’inquinamento deve divenire una priorità nazionale del Recovery plan italiano».
I costi calcolati, secondo lo studio, potrebbero essere ancora più alti se si «includessero adeguatamente i costi correlati alla pandemia Covid-19. Le comorbilità sono un elemento preponderante nella mortalità di pazienti affetti da Covid-19 e fra le più importanti vi sono quelle associate all’inquinamento atmosferico. Da diversi documenti di ricerca si evidenzia che la scarsa qualità dell’aria tende ad aumentare la mortalità di pazienti affetti da Covid-19. Pertanto, i costi sociali di una scarsa qualità dell’aria potrebbero essere maggiori rispetto a quanto stimato in questa ricerca».