Così diversi così uguali

Una storia per entrare nelle piaghe e nella ricchezza dell'identità del migrante. Secondo appuntamento con il libro di Anna Granta "Intercultura. Report sul futuro" 
intercultura

«L’uomo è unità e diversità al tempo stesso – secondo il sociologo francese Edgar Morin –: appartiene alla specie umana e ha una singolarità genetica, anatomica e fisiologica; presenta caratteri comuni e caratteri propri di tipo cerebrale, mentale, psicologico, affettivo, intellettivo e soggettivo». Una complessità capace di generare spazi di confronto e di dialogo assolutamente inediti, laddove un tempo si considerava "unico" il piano di incontro. E i banchi di scuola per i nostri figli smuovono certe logiche, le stesse che Anna Granata analizza con puntualità e competenza nel nuovo libro edito da Città Nuova "Intercultura. Report sul futuro". 

«Al suono di quella voce dolce, calda, gli occhi di Amanthi hanno cominciato a brillare. Un’attività didattica per tutti, l’ascolto di una storia della tradizione cingalese, registrata da una voce madrelingua, è stata per lei una sorpresa personale, carica di emozioni. Con orgoglio ha riconosciuto di fronte ai suoi compagni di avere una qualità unica e particolare: conoscere suoni e significati di una lingua agli altri incomprensibile, così speciale e affascinante. Amanthi si sente un’alunna italiana, come tutti i suoi compagni, ma al tempo stesso ha compreso di avere una particolarità, degna di essere valorizzata, come accade per altri suoi compagni di origine straniera.

Kai, per esempio, era felice mentre ascoltava una storia in cinese, ma ha voluto sottolineare di essere un italiano come tutti gli altri quando Matteo gli ha detto: "Che bravo sei! Riesci a capire quelle parole così difficili! Allora sei cinese!"[1]. Joanna invece ha appreso la particolarità di ogni compagno puntualizzando: "Mia mamma parla rumeno, ma la mamma di Alice no, lei sa solo l’italiano. La mamma di Kamal parla in arabo, quella di Amanthi non mi ricordo".

«Vivere la quotidianità della scuola multiculturale permette di comprendere l’importanza delle origini di ogni alunno, espresse in questo caso attraverso i suoni della lingua madre, la lingua dell’intimità e delle emozioni, e nel contempo permette di capire come l’identità degli alunni che un insegnante si trova di fronte, siano essi figli di italiani o di migranti, si giochi su più piani, intersecati tra loro. Ogni alunno ha il diritto, con l’aiuto degli insegnanti, di scoprirsi uguale e diverso dagli altri, di appartenere al gruppo e di differenziarsi senza che ci sia in questo alcuna contraddizione.

A scuola di diversità

«La scuola appare, più di qualsiasi altro contesto educativo, come la palestra delle diversità: un grande puzzle di volti, abilità, origini e caratteristiche. Riprendendo la citazione di Edgar Morin con cui è stato aperto questo volume, l’uomo è unità e diversità al tempo stesso: appartiene alla specie umana e ha una singolarità genetica, anatomica e fisiologica; presenta caratteri comuni e caratteri propri di tipo cerebrale, mentale, psicologico, affettivo, intellettivo e soggettivo[1].

«Il puzzle di diversità che caratterizza l’essere umano comporta un grado di complessità elevato nella formazione e nell’educazione delle persone, ognuna con i propri bisogni, i propri interessi, le proprie capacità e potenzialità. Nella scuola “di tutti” si presentano sfide educative diverse, bisogni multipli, reazioni e azioni che si devono necessariamente adeguare alle specificità degli alunni. La diversità deve essere assunta sia come punto di partenza sia come punto di arrivo del percorso educativo, un valore da favorire e al tempo stesso il criterio che ispira l’intera azione didattica[2]. Le diversità sono lo stimolo e il principio per un’educazione basata sul confronto, la condivisione e l’infinità di conoscenze che ne derivano, trasformando le differenze, di qualsiasi natura esse siano, da ostacolo a risorsa per tutti.

«Filo conduttore di questo capitolo è un particolare tipo di diversità presente nella scuola: la diversità culturale. La scuola “di tutti” è il luogo in cui oggi si incrociano culture diverse: presenta una crescita costante di alunni di origine straniera, dato ormai strutturale e in costante espansione del sistema scolastico[3], originari di 191 Paesi differenti e parlanti sessanta lingue diverse[4].

«Tale situazione comporta una composizione culturale della popolazione scolastica molto variegata e una complessità nella gestione della classe e di ogni differenza ed esigenza educativa presente (di genere, culturale, abilità diverse, ecc.), considerate anche le difficoltà della scuola stessa che oggi si vede caratterizzata dalla drastica riduzione delle proprie risorse professionali ed economiche.

«La presenza di un numero importante di alunni con varie origini ha notevoli implicazioni per la scuola che si trova, per prima, ad integrare le esigenze specifiche di questi bambini, rendendosi protagonista dell’inserimento scolastico – ma anche sociale – di tali alunni[5]. La scuola è il luogo in cui la diversità delle culture può diventare normalità, permettendo all’intercultura di diventare una forma di pensiero che trasformi ogni tradizione e ogni unicità in una risorsa da condividere[6].

Spazi di identità migranti

«Uno dei compiti principali della scuola è tutelare e favorire i percorsi di formazione dell’identità dei bambini, considerando ogni alunno secondo le caratteristiche proprie, attraverso un approccio educativo globale, individuando e valorizzando le abilità e le risorse già dalla scuola dell’infanzia in un’ottica di centralità del bambino. Tale compito prevede la costruzione di percorsi che sappiano mettere in primo piano la pluralità delle identità presenti in ogni classe e caratterizzate da numerose sfaccettature.

«L’identità di ogni alunno si forma in relazione a diversi spazi simbolici[7], integrati tra loro (Fig. 1): spazi di appartenenza e spazi di abilità, inseriti in uno spazio di contesto. Ogni alunno va osservato e valorizzato per ogni singolo spazio, ponendo un’attenzione particolare in questa sede alla conservazione della sua identità culturale.

 


[1] Cf. E. Morin, Il metodo, 5, cit.

[2] M.G. Francia, Personalizzazione dell’azione educativa: significato e funzioni della normativa vigente, in M.T. Cairo (ed.), Pedagogia e didattica speciale per educatori ed insegnanti nella scuola, Vita&Pensiero, Milano 2007, p. 118.

[3] Il documento ministeriale Focus in breve sulla scuola. La presenza degli alunni stranieri nelle scuole statali (MIUR, marzo 2010) evidenzia la presenza del 15% di stranieri nelle scuole italiane di ogni ordine e grado, con significative differenze da zona a zona; infatti, in alcune città ad alta percentuale di tasso migratorio la presenza degli stranieri nelle scuole supera il 30%.

[4] Cf. M. Santerini, Intercultura, cit.

[5] Si è scelto di utilizzare all’interno del capitolo la locuzione “figli di migranti”, comprensiva dell’eterogeneità delle esperienze migratorie e riferita sia a persone nate in Italia da genitori migranti, sia a persone che hanno vissuto esse stesse la migrazione, non per scelta ma al seguito dei genitori.

[6] G.G. Valtolina (ed.), Una scuola aperta al mondo. Genitori italiani e stranieri nelle scuole dell’infanzia a Milano, Franco Angeli, Milano 2009.

[7] Le riflessioni proposte in questo contributo traggono spunto da C. Martinazzoli, Bambini con disabilità provenienti da contesti migratori: aspetti culturali, educativi e didattici, Tesi di dottorato, Università Cattolica del Sacro Cuore, XXIII ciclo, a.a. 2009/10, Milano, consultabile sul sito internet: http://hdl.handle.net/10280/1027.

 


[1] Primo di alcuni stralci di dialoghi raccolti dall’autrice nel contesto scolastico in cui opera in qualità di insegnante.

 

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