Così cambiò la nostra classe

“Siamo una classe di piccole pesti chiassose che sanno come far diventare la scuola un vero spasso. Nei primi tempi non eravamo molto uniti, tra noi c’erano ragazzi che approfittavano della fragilità dei più deboli. Eravamo così egoisti da non riuscire a comunicare tra noi, in classe regnava soltanto l’egoismo. Dopo la lettura del libro Fortissimamente ragazzi (ed. Città Nuova) ci siamo detti che era giunto il momento di voltare pagina, di crescere, di maturare e di rimediare agli errori commessi perché avevamo capito che si era più felici nel dare che nel ricevere. Insieme abbiamo lavorato per questo giornalino. “Ci siamo adoperati anche in altre attività: in un concorso, “Cosa mi manca per essere felice”, in una pesca di beneficenza, nella Fiera primavera dei Ragazzi per l’unità”. Cosa mi manca per essere felice “Sono figlio unico e dalla vita ho avuto tutto. Da piccolo ero sempre alla ricerca di nuove cose e di nuove emozioni che però non mi appagavano. Arrivato alla scuola media mi sentivo il padrone del mondo, non sopportavo i miei compagni in difficoltà, anzi i loro problemi mi infastidivano. “Un giorno, però, sono stato coinvolto dal clima che si era creato nella mia classe durante la lettura di Fortissimamente ragazzi. I miei compagni, stimolati dalla professoressa, sembravano impazziti, avevano deciso di voltare pagina, di aiutarsi a vicenda. “All’inizio non riuscivo proprio a capire: era difficile per me, che ero stato sempre al centro dell’attenzione, aiutare gli altri. Però le iniziative che si portavano avanti, in classe, soddisfacevano tutti: ogni mattina c’era un compagno che si preoccupava dell’amico in difficoltà, tutti facevano a gara per risparmiare i soldi delle patatine e delle caramelle per adottare un bambino a distanza. Per non parlare dell’euforia che si era creata per la Fiera primavera. Non vi dico che rabbia, solo io ero triste. “Un giorno la professoressa di italiano mi chiese di fare dei disegni per il giornalino di classe. Nel leggere le esperienze dei miei compagni rimasi molto colpito: erano felici per le piccole cose, perché avevano scoperto che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Da quel giorno la mia vita è cambiata, mi sono aperto agli altri. Ora sto aiutando il mio amico Federico. Spesso rinuncio alla mia chiacchierata per spiegargli gli esercizi di analisi logica o i teoremi di matematica. “Tutto questo non mi pesa, anzi mi riempie di gioia. Ho capito che per essere felice bisogna imparare ad amare gli altri”. (Valerio) Sono cambiato “Da quando sono nella nuova classe mi sono lasciato contagiare dal clima di solidarietà che vi regna. All’inizio non è stato facile stare insieme ai miei compagni perché ero diffidente e non li conoscevo bene. Inoltre – a causa della mia vivacità – non riuscivo a comunicare con loro; ma ora, grazie alle attività che stiamo portando avanti, ho imparato a stare in sintonia con loro. Forse, essere stato bocciato per stare con loro è stata una vera fortuna”. (Cristian) Ecco cosa mi mancava “Sino a poco tempo fa pensavamo che non ci mancasse nulla, perché avevamo tutto: le maglie della Onyx o della Pickwick, avevamo i pantaloni alla moda e ci sentivamo i migliori. Da quando abbiamo fatto il giornalino, abbiamo scoperto che ci mancava la virtù del dare, dovevamo aprirci agli altri e aiutare coloro che avevano bisogno. Da quel momento la nostra vita è cambiata. “Oggi ci aiutiamo a vicenda e non facciamo distinzioni fra maschi e femmine o tra ricchi e poveri. Io, ad esempio, sin dall’inizio dell’anno scolastico, sto aiutando due dei miei compagni con gravi lacune. Finalmente, dopo tanto lavoro, riescono a svolgere i compiti da soli. Io mi sento realizzata, perché sono stata capace di costruire qualcosa con le mie mani, con la pazienza, la buona volontà e con il sorriso sulle labbra. All’inizio era come avere un neonato per casa, dovevo stare attenta a non far sentire i miei amici inferiori a me. Ora tra noi è nata una vera amicizia. Spesso ripeto a me stessa: “Ecco cosa mi mancava per essere felice””. (Graziella) Riuscirò a cambiare “Sono un ragazzino un po’ viziato, abituato ad avere tutto. Da quando però a scuola abbiamo iniziato a parlare di ragazzi che vivono l’amore scambievole, qualcosa in me sta cambiando. Così, quella sera che mia nonna uscì dall’ospedale e in casa non c’era nessuno, decisi di fare qualcosa. Allora aiutai la nonna a sistemarsi nel letto, le diedi le medicine, mi diressi verso la stalla, chiusi nel recinto le galline e poi pensai a sistemare la legna nel capannone. “Al ritorno mia madre nel vedere tutto in ordine fu sbalordita, mi diede un bacio e mi regalò i soldi per le patatine. Il giorno dopo a scuola misi il denaro nella bottiglietta per l’adozione di un bambino a distanza. Ora mi sento diverso, anche se a volte non riesco a trattenermi e faccio a botte con Nicolò. Tuttavia sono sicuro che riuscirò a migliorare, perché ho capito che l’amore può cambiare il mondo”. Il momento di pensare agli altri “Da molto tempo volevo la Playstation, e finalmente dopo molto tempo mia madre mi regalò i soldi per acquistarla. Ero al settimo cielo. In me, però, c’era una certa inquietudine, perché pensavo al discorso che avevamo fatto in classe sui bambini che muoiono spesso colpiti da malattie infettive o sterminati dalla fame. No, non mi sarei divertito mai a giocare con quel pensiero in mente e così decisi di mettere i soldi nella bottiglia per l’adozione di un bambino a distanza”. (Fabio) Fare del bene è stupendo “Sono una ragazzina generosa, però da quando ho letto Fortissimamente ragazzi sto imparando a dare un senso ai miei atti d’amore, perché ho capito che dietro ogni persona che soffre c’è Gesù. Così alcuni giorni fa, quando mi sono accorta che la mia compagna Veronica era in difficoltà nel fare un compito mi sono offerta di aiutarla. Le ho spiegato l’esercizio e le ho detto che in futuro avrebbe potuto contare su di me. Lei mi ha sorriso e tra noi è nata un’intesa. “Ultimamente sto aiutando due compagni che si sono fratturati il braccio destro durante una partita di pallone: spesso trascrivo i compiti sui loro quaderni. Anche se devo rinunciare alla mia solita chiacchierata, posso dire che, per me, è una cosa stupenda fare del bene ed aiutare gli altri”. (Carolina) Ciao Demysson “Siamo i ragazzi della II B della scuola media di Castrocielo e vorremmo conoscerti un po’ di più, per volerti ancora più bene, anche se il tuo faccino timido e impacciato ci ha fatto capire che dalla vita non hai avuto molto; ma dai tuoi occhietti abbiamo conosciuto una parte di te allegra, vivace e furbetta. “Tu racchiudi nel tuo cuoricino tutti i nostri sacrifici, le nostre rinunce e, perché no, anche un pezzetto di ognuno di noi: la vivacità di Marco, Nicolò e Cristian; l’orgoglio di Mario, Luca M. e Valentino; l’allegria di Fabio, Orlando e Chiara; la vitalità di Graziella, Carolina e Claudia; la timidezza di Martina e Federico; la precisione di Veronica D.M., Luca F. e Samuele; la mitezza di Luca R., Veronica C. e Omar e la “chiacchiera” di Valerio e Rosario. Così hai conosciuto anche i nostri nomi e i nostri pregi e difetti. “È bene che tu sappia perché ti abbiamo adottato e come eravamo prima: la tua adozione è stata il frutto di un periodo di riflessione e di cambiamenti, perché prima ci bastava il cellulare, la Play-station o un vestito firmato per essere felici; ma non capivamo che quella non era la vera felicità, ma solo un buco nero di solitudine ed egoismo. C’era qualcosa che ci divideva. Adesso siamo cambiati e migliorati, siamo più uniti, abbiamo accettato i nostri difetti cercando di migliorarli. “Speriamo perciò che la vita ti sorrida… Da quando abbiamo deciso di aiutarti abbiamo scoperto che la vera felicità sta nell’aiutare gli altri. Grazie, nostro piccolo amico”.

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