Cose vecchie e cose nuove

Guardiamo avanti
Mercatini

Pare una società un po’ strabica, se non addirittura schizofrenica, quella che ci sta dinanzi, quella che ogni giorno ci scorre davanti. Usciamo da una difficile campagna elettorale giocata su scandali ad orologeria e su invettive che pretendevano di identificare il Male nella parte avversa. Triste spettacolo.

Un certo smarrimento qua e là serpeggia. Ci si aggrappa alla speranza di qualche novità che possa tirarci fuori dalle pastoie e che ci faccia respirare un po’ d’aria pura. Sì, la novità. Ma quale? Quella dell’eliminazione dell’avversario? Quella delle promesse elettorali più inverosimili? Il disoccupato non crede più all’annuncio della creazione di migliaia di posti di lavoro. Chi ha un cancro non crede che in tre anni la malattia del secolo verrà debellata. Chi fatica a portare avanti la famiglia con tre, quattro figli, non spera più di vedere nella busta paga il riconoscimento della sua opera altamente sociale.

Il prof. Sergio Rondinara, esperto di epistemologia (la scienza che studia le scienze) all’Istituto universitario Sophia, sostiene che quattro sono le condizioni che indicano il “nuovo vero”: 1) deve avere in sé un’ispirazione; 2) deve completare la tradizione e non distruggerla; 3) non esiste se non viene messo in pratica; 4) deve durare. In base a queste quattro condizioni, che cosa può essere definito “nuovo” di tutto quanto ci è stato detto in questi mesi? Giudicate voi.

Da parte nostra vorremmo suggerire, come sempre facciamo, una pista di “realistico ottimismo”: la novità non nasce nelle piazze ma nelle comunità, anche piccolissime, che hanno una forte carica innovativa, che hanno la capacità di saper distinguere tra il vecchio diventato superfluo e quello che invece deve permanere, che sanno andare al di là dei proprio angusti confini. Perché guardano al di là di quello che è ovvio e banale. Banale è l’odio, non l’amore. Ovvio è l’istinto distruttivo, non quello creativo. Queste comunità sono quelle piantate sul terreno «antico e sempre nuovo», come diceva il poeta. O, come dice il Vangelo, sono comunità che sanno proporre «cose vecchie e cose nuove».

Il nuovo c’è, basta vederlo.

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