Una coscienza nuova per un’economia disarmata
Parma non è solo la Capitale del gusto e del buon cibo, ma si conferma anche Capitale della cultura perché tale è stata la convinzione dei tanti partecipanti, circa 190 (di cui 70 collegati online), che sabato 12 novembre si sono ritrovati nel Palazzo del Governatore, in pieno centro storico, dalle 15,30 alle 19, per assistere al Convegno il Festival della Pace – per una economia disarmata – con la partecipazione di Carlo Cefaloni, giornalista e autore di Città Nuova, e di Anna Fasano, presidente di Banca Etica.
Fortemente voluto da varie associazioni della Casa della Pace di Parma (Gruppo Mission, Consulta per la Giustizia, Pace e salvaguardia del creato, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Sguardi di Fraternità, Banca Etica, Azione Cattolica), ha richiamato non solo da Parma, ma anche da altre città, chi era interessato a un argomento non semplice da affrontare.
Infatti è difficile parlare di pace in una società in cui le armi hanno così tanto potere dal punto di vista economico; però, allo stesso tempo, è troppo importante capire come funziona e cosa si può fare. Gli esperti invitati hanno catturato fin da subito l’attenzione dei presenti con la loro competenza e passione. Carlo Cefaloni ha iniziato parlandoci del Focus promosso a livello nazionale dal Movimento dei Focolari e da Città Nuova, un gruppo di lavoro sull’Economia disarmata, nato da un lavoro di approfondimento per rispondere a una frase profetica di Giorgio La Pira: «Se non si incide su quelle che sono le scelte di carattere economico e finanziario, non ci resta altro che la magra potestà dei discorsi vuoti».
Sono seguite delle slide molto significative che ci hanno fatto entrare gradualmente nel mondo della guerra, tra cui alcune immagini delle fiere di armi in Arabia Saudita in cui anche l’Italia è coinvolta, teatri della guerra in Ucraina, spiegamento di truppe Nato, la manifestazione annuale in Russia in memoria di 20 milioni morti in guerra, andamento della spesa militare mondiale: in Italia nel 2022 siamo arrivati a spendere oltre 26 miliardi di euro/anno! Nel periodo 2017- 2021 si registra una crescita significativa dell’esportazioni di armi pesanti dall’Italia, salita al sesto posto come da classifica riportata dal Sipri di Stoccolma.
Prima di introdurre le testimonianze, si è parlato dell’importanza di sospendere e poi di fermare l’invio di armi ai paesi in guerra in base alla legge 185/90. Ci troviamo sul baratro della guerra nucleare ed è stata citata una frase di Giorgio La Pira: «O ricominciamo tutti o tutto finisce».
Pur essendo in tanti, l’attenzione è stata sempre molto attiva e partecipata. Straordinario il momento delle testimonianze, tutte significative perché ci hanno parlato di resistenza, di coraggio, di collaborazione, di lavoro di squadra, di fede.
Produzione bellica a Cagliari: le bombe della Rwm, prodotte nel Sulcis Iglesiente, venivano caricate su aerei e navi per giungere in Arabia Saudita ed essere impiegate nella guerra in Yemen. Al rifiuto di restare indifferenti a tale transazione da parte della società civile organizzata nel comitato riconversione Rwm, alcuni rappresentanti della classe dirigente del nostro Paese ripetono la frase: «Se non lo facciamo noi, lo fa la Francia o qualche altro Paese!».
Ad ogni modo il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato da varie associazioni sarde annullando le decisioni prese dalla Giunta comunale di avviare un programma di ampliamento della produzione di armi nello stabilimento di Domusnovas e Iglesias. E soprattutto il Parlamento ha votato risoluzioni nel 2019 e 2020 che hanno prima sospeso e poi revocato l’autorizzazione l’invio di bombe dalla Rwm verso il Golfo persico.
Durante l’incontro c’è stato anche un collegamento video in diretta con Arnaldo Scarpa, portavoce assieme a Cinzia Guaita, del comitato riconversione per la pace e il lavoro sostenibile che porta avanti una strategia di conversione economica del Sulcis Iglesiente e non solo. Chiedono e sostengono le scelte di politica industriale capace di orientare le imprese verso settori, che possono garantire produttività e sostenibilità ambientale a lungo termine. Chiedono di convertire l’economia di guerra in nome di un lavoro a servizio della dignità e la vita giusta per la propria famiglia e per la comunità intera. (vedi: warfree.net).
A Genova i portuali del Calp si sono rifiutati di caricare armi e carri armati destinati ai teatri di guerra medio-orientali, dimostrando una visione più ampia che chiede di chiudere i porti alle armi ed di aprirli ai migranti. La loro scelta li ha esposti ad inchieste anche di carattere penale e all’accusa di provocare danni all’economia della Regione. Molti si sono schierati al loro fianco a cominciare da papa Francesco che li indica spesso come esempio da seguire. Una delegazione dei portuali del Calp si è incontrata a Roma con il papa che li ha incoraggiati nel loro cammino sostenuto anche da una vasta schiera di associazioni che hanno manifestato assieme il 2 aprile del 2022 con il sostegno anche del vescovo di Genova e della pastorale del lavoro della Cei.
Molto importante e significativo l’intervento di Anna Fasano, presidente di Banca Etica. Una realtà ormai affermata a livello nazionale e con solidi legami nella rete internazionale della finanza etica, che considera il risparmio come una scelta personale in grado di contribuire alla realizzazione del bene comune nel rispetto della dignità umana e dell’ambiente. Importante è salvaguardare la vita in un’economia disarmata.
La Fasano ha ricordato la lezione di Giovanni Falcone che diceva «Segui il denaro!» per capire anche il prevalere delle logiche di speculazione che fanno prevalere la logica della finanza (cioè il guadagno immediato) sulla politica.
Nella “Laudato sì” il papa cita 15 volte la parola finanza…Perche? – si è chiesta la presidente di Banca Etica. Francesco ha ben chiaro il potere della finanza, che è massa e velocità: in poco tempo sposta grandi masse di denaro. A noi tutti è chiesto di compiere una rivoluzione: proviamo a dare una direzione diversa all’economia a cominciare da una coscienza critica nella mente di ognuno. Siamo, infatti, come su una macchia impazzita che va verso l’autodistruzione; c’è l’urgenza di trovare una bussola che ci dica come dobbiamo comportarci.
Ci dobbiamo formare e poi porre delle domande esigenti alla nostra banca: «Voglio sapere dove vanno i miei soldi, non voglio che vadano a finanziare degli armamenti e altre attività dannose». Ci dobbiamo sentire forti quando decidiamo come spendiamo il nostro denaro e come lo investiamo a livello personale e delle associazioni e comunità di appartenenza. Anche i Comuni sono chiamati ad affidare il loro servizio di tesoreria a banche libere dalla filiera delle armi.
Sono seguite tante domande tra le persone presenti nell’assemblea:. 1) Non trovate che ci sia molta ipocrisia quando si guarda alle imprese belliche sia in Medio Oriente che in Afghanistan, che vengono chiamate missioni di pace?
2) Relativamente all’itilizzo delle bombe nucleari sulle due città giapponesi del 1945, non si prova un senso di indignazione verso la società e il mondo di allora, perché nessuno si è levato a difenderle e ha mostrato mancanza di compassione e di senso morale verso la popolazione civile di due città? Non ravvisate anche voi una paradossale rassegnazione alla guerra?
Nel dialogo che ne è nato, Cefaloni ha confermato che, a suo parere, è proprio questo il cuore della questione odierna: la rassegnazione alla guerra, l’impotenza davanti alla guerra. Sentire di non poter fare nulla è aver interiorizzato la sconfitta. È una frase che ci mette davanti al nostro tempo, siamo davanti a un tempo che sta finendo. Siamo sull’orlo di un precipizio e, come i sonnambuli evocati dallo storico Clarke relativamente al primo conflitto mondiale, ci stiamo finendo dentro. Solo che ora siamo sull’orlo del disastro nucleare…
Dobbiamo essere responsabili e invertire la rotta. Il valore ormai determinante, come ha messo in evidenza il papa, è l’idolatria del denaro. Come ha detto Thomas Merton all’indomani del disastro di Hiroshima e Nagasaki, «quello che è avvenuto è un cambiamento epocale, c’è una fede nella bomba, la bomba prende il posto di Dio».
È emblematica in tal senso la vicenda dell’aviatore statunitense Claude Eatherly considerato folle per il senso devastante di colpa nell’aver collaborato al bombardamento di Hiroshima. Come ha narrato il filosofo tedesco Gunther Anders in pagine di grande attualità, l’unica persona sana è stata internata come malato mentale da una società di folli.
La sintesi dell’incontro può essere racchiusa nella consapevolezza che solo una profonda ribellione morale può produrre il cambiamento per invertire assieme la rotta della storia. Come ha detto Igino Giordani «Non basta il riarmo e neppure il disarmo per rimuovere il pericolo della guerra: occorre rimuovere lo spirito di aggressione, di sfruttamento ed egemonia, dal quale la guerra viene: occorre ricostruire una coscienza».
Di seguito il video integrale dell’incontro di Parma
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