Cosa vuol dire presidenzialismo?

Introdurre il presidenzialismo in Italia, al posto dell’attuale sistema di repubblica parlamentare, significa eliminare la figura del Presidente della Repubblica come l’abbiamo conosciuta finora di soggetto sopra le parti. Sulla dignità di questo ruolo riposa anche una parte della residua capacità degli italiani di identificarsi con la Repubblica stessa
presidenzialismo
Presidenzialismo. Attuale presidente Sergio Mattarella (AP Photo/Alessandra Tarantino)

Quando si ragiona di presidenzialismo, un errore comune è quello di ritenere che si tratti di un’evoluzione progressiva della repubblica parlamentare. In realtà il presidenzialismo è un antenato. Un attrezzo desueto e poco funzionale.

La repubblica presidenziale è articolata sui tre poteri canonici: potere esecutivo (ossia il governo) potere legislativo (parlamento) e potere giudiziario (i giudici). Al presidente della Repubblica, eletto direttamente dal popolo, verrebbe attribuito sia il ruolo di vertice dell’Istituzione, che in Italia oggi è svolto dal presidente della Repubblica, sia il ruolo di capo del governo.

Introdurre il presidenzialismo in Italia significa quindi eliminare la figura del presidente della Repubblica come la conosciamo noi, di soggetto sopra le parti. Il premier assumerebbe entrambi i ruoli. Questa semplice considerazione permette di capire perché si tratta di un arretramento. Negli ultimi anni, molti studiosi hanno cominciato a capire che i poteri dello Stato sono quattro. Il più importante, in una democrazia moderna, è quello in cui l’organo pubblico non agisce a beneficio di una parte politica, ma dell’istituzione e dello Stato nel suo insieme.

Oltre al presidente della Repubblica, c’è la Corte costituzionale, ci sono i presidenti delle Camere, le molteplici autorità indipendenti, i garanti etc. Questi soggetti non hanno solo un ruolo di garanzia, non sono solo àrbitri del rispetto delle regole. Essi incarnano l’istituzione.

L’attuale presidente della Repubblica agisce e deve agire per il bene della collettività nel suo insieme, senza favorire una parte politica. Nella mia esperienza mi sono convinto che l’abito fa il monaco, e che noi italiani siamo migliori di quanto, a volte, crediamo di essere. Questo ruolo sopra le parti è stato interpretato con grande dignità dai presidenti che si sono alternati: Pertini, Scalfaro, Ciampi, Napolitano, Mattarella.

Ciascuno di loro ha anche ricevuto delle critiche, ma non può non emergere il senso complessivo di un ruolo molto rilevante, che è cresciuto nel corso del tempo. Un ruolo dato dall’autorevolezza che deriva dal parlare per l’Istituzione e non per la maggioranza temporaneamente al governo.  Ed un effetto simile si è avuto per altre analoghe figure di rilievo (si pensi alla presidente Marta Cartabia della Corte costituzionale).

Prendere il presidente della Repubblica e gettarlo nella mischia di maggioranza e minoranza, costringerlo all’attività spicciola e quotidiana di governo, all’imposizione di tasse ed alle dichiarazioni polemiche contro gli avversari, non sarebbe un progresso. Sarebbe invece una lesione della sua alta dignità. Non è un caso che le figure più rispettate ed amate della politica italiana abbiano rivestito questo ruolo. È un ruolo che migliora la personalità politica: chi si sente chiamato ad essere migliore, spesso lo diventa.

Ma ciò che più conta è che sulla dignità di questo ruolo riposa anche una parte della residua capacità degli italiani di identificarsi con la Repubblica. Ciò non significa svilire il ruolo dei politici che si prestano all’attività di governo quotidiana. Tuttavia essi devono sapere che a loro saranno attribuiti pochi meriti, e tutte le disgrazie. Essi hanno anche una funzione di capro espiatorio.

Nel frattempo, sopra le parti, a vegliare sulla Repubblica, i cittadini vogliono che vi sia qualcuno che è fuori dall’agone politico, e che è capace di intervenire per stimolare e correggere, per arginare le intemperanze della maggioranza a difesa delle minoranze, per trovare difficili mediazioni nei frangenti più neri. Non è un ruolo da poco. Sarebbe saggio evitare di rinunciarvi.

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