Cosa vuol dire “educazione responsabile”?

Una efficace educazione alla responsabilità rimanda ad un’educazione alla decisionalità. Ma cosa comporta? Di cosa necessità? Risponde Bellantoni nel saggio Ruoli di genere. Per un’educazione affettivo-sessuale libera e responsabile (Città Nuova)
Ruoli di genere

In ambito educativo e dal punto di vista della dinamica evolutiva dell’essere umano, quindi, formare e rispettare una persona come “re­sponsabile” significherà, alla luce di tale concezione, non chiedergli di meno e non chiedergli di più, in relazione a quanto quella particolare persona, unica e irripetibile, sarà effettivamente in grado di produrre, anche in termini di possibilità, in base, cioè, non solo a ciò che è, ma an­che e soprattutto in riferimento a ciò che il soggetto può ed è chiamato a divenire (Bellantoni 2011b, 116-117).

Volendo arricchire questo primo approccio al significato del ter­mine responsabilità, ne ricaviamo immediatamente una sua accezione relazionale e quindi etica.

[…]

In tal senso, la respons-abilità acquisisce l’accezione di un “essere abili”, capaci di mantenersi coerenti rispetto a una propria libera, ed appunto responsabile, progettualità. Appare immediatamente eviden­te, pertanto, come questa concezione di responsabilità investa neces­sariamente anche il vissuto socio-affettivo e relazionale e la propria condotta sessuale e di genere, che risulteranno orientati e informati al senso fondamentale che guida l’esistenza del soggetto, alla sua ge­rarchia dei valori, al chi è e al chi vuol essere: «Nella responsabilità l’uomo si trova nel punto in cui si incrociano l’uomo come autore e il mondo dei valori» (Katolo 2010, 6).

Pertanto, un’efficace educazione alla responsabilità potrà essere interpretata e rimandare a un’educazione alla decisionalità. Purtrop­po, quest’ultima è spesso confusa, nella prassi educativa familiare e scolastica, con una illusoria e controproducente educazione a non sbagliare, una “educazione all’inerranza”, in realtà molto diversa da un’educazione alla capacità di prendere decisioni. In tal senso, men­tre quest’ultima contemplerà l’errore e, chiaramente, l’assunzione di responsabilità circa le conseguenze, l’altra finirà col proporre un mo­dello difficilmente attuabile – chi può dire, infatti, di non sbagliare mai? – e capace, paradossalmente, di motivare piuttosto verso atteg­giamenti di ritiro e fuga.

Risulterà assai facile comprendere, anche in relazione a quanto detto a proposito della responsabilità, come non si possa dare, ai fi­gli o comunque ai destinatari dell’educazione e della formazione, ciò che non si è coltivato prima di tutto in se stessi, in qualità di genitori e/o formatori ed educatori. Per dirla in maniera più popolare, non si può pensare che sia possibile seminare patate e raccogliere, in futuro, cipolle. Fuor di metafora, si tratta di accettare che l’educazione dei figli alla responsabilità richiede necessariamente – a meno di eccezioni confermanti la regola – la presenza di genitori (educatori) a loro volta responsabili.

In tal senso, già nel 1926, Frankl evidenziava acutamente come una “educazione dei genitori” spesso [risulta] molto più importante di una “educazione dei figli”. La cosa però non è affatto semplice, poiché il più delle volte i genitori ci sfuggono e mancano di una sensi­bilità appropriata (Frankl 2000a, 30-31).

Nella stessa linea, Grace Craig (1995), in un suo testo sullo svilup­po dell’individuo, rivolgendosi in maniera specifica alla fase adole­scenziale, sottolinea che

quello che sappiamo è che gli adolescenti sono altamente recettivi sia alla cultura che li circonda che al comportamento dei modelli che ve­dono a casa, a scuola e nei mezzi di comunicazione di massa. Non possiamo aspettarci da loro un comportamento morale se quelli che servono loro da modelli non forniscono un esempio di comportamen­to morale (Craig 1995, 429).

Una riflessione, quella proposta dalla psicologa americana, che ri­manda all’importanza del modellamento, una metodologia che sarà ripresa in seguito e che va considerato lo strumento principe più im­portante nell’ambito dell’educazione morale, alla responsabilità e ai valori (Bellantoni 2011a, 19).

Circa l’influenza dei modelli parentali sullo sviluppo della persona­lità e delle condotte nei figli, una recente indagine, rivolta a famiglie con figli adolescenti, evidenzia che «nell’educazione dei propri figli, i geni­tori (sia i padri sia le madri) preferiscono i valori della conservazione (in particolare, la sicurezza) a quelli dell’apertura al cambiamento» (Ranie­ri – Barni 2010, 171). Un risultato che sembra confermare la tendenza, da parte dei genitori, ad evitare il più possibile ai figli quelle situazioni e quelle esperienze che potrebbero rappresentare motivo di fatica e/o sofferenza. Appare quanto mai evidente come tale atteggiamento, so­stitutivo e non rispettoso della responsabilità e delle effettive possibilità dei figli, possa rappresentare nel tempo un involontario fattore ostaco­lante la crescita e lo sviluppo di competenze funzionali ai compiti e a un sano adattamento sociale ed esistenziale (Bellantoni 2010e, 162).

Anche Daniele Bruzzone riprende il tema in esame, evidenziando nella famiglia e nella società uno slittamento dai codici affettivi “paterni” della tradizione (la rego­la, il valore, l’autonomia) a vantaggio di un maggiore investimento sui codici affettivi “materni” (la cura, l’affetto, la tenerezza). […] Negli adolescenti attuali prevale l’ideale dell’io rispetto all’istanza del super io, sono sempre più dediti al culto di sé, della loro bellezza e della loro riuscita. […] Molti di essi sono stati cresciuti come “cuccioli d’oro” della famiglia, oggetti di investimento narcisistico da parte di genitori ansiosi e iperprotettivi, che non di rado vivono i limiti, i difetti e i fallimenti dei figli come se fossero i propri (Bruzzone 2011, 52-53)

[…]

Appare evidente, alla luce delle precedenti considerazioni sul tema dell’educazione alla responsabilità, come tali atteggiamenti protetti­vo/sostitutivi dei genitori finiscano col non favorire la maturazione socio-relazionale ed etico-morale della persona.

Tale discorso si presenta ancor più significativo in ordine allo svi­luppo morale dell’adolescente e al concetto di responsabilità in esso implicato. Nell’evoluzione di ogni persona, i valori sono, infatti, un prodotto delle sue esperienze nella forma­zione di giudizi morali; se all’individuo vengono offerte opportunità stimolanti, ma sicure, [e di porsi in modo riflessivo di fronte a certe importanti decisioni], allora nell’adolescenza può verificarsi un con­siderevole sviluppo morale. […] Sembrerebbe che la considerazione di paradossi e conflitti morali …[aiuti] il ragazzo a formulare analisi e giudizi sempre più maturi sulle situazioni sociali (Graig 1995, 429).

 

Domenico Bellantoni, RUOLI DI GENERE, per un’educazione affettivo-sessuale libera e responsabile (Città Nuova, 2015)

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