Cosa succede a Pomigliano

La Fiat investirà 700 milioni di euro. Ritorna catena di montaggio con turni di 6 giorni. Una commissione di lavoratori e dirigenti valuterà licenziamento e sanzioni. Molte le deroghe sulla norme europee a tutela del lavoro.

All’Expo di Shanghai il nuovo presidente della Fiat, John Elkann, ha esaltato i rapporti con il grande Paese asiatico in cui il gruppo torinese sta investendo nella costruzione di un nuovo stabilimento che verrà inaugurato nel 2012 nel sud del Guangdong. Proprio nei giorni dell’Expo, ad inizio di giugno, il giovane esponente della dinastia Agnelli ha invece inaugurato uno stabilimento della Magneti Marelli dedicato alla componentistica auto.

 

Anche nella vicina Serbia, la Fiat si è mossa nel 2008 fondando una nuova società di produzioni di automobili di cui possiede il 67 per cento del capitale in accordo con il governo di Belgrado che ne detiene il restante il 33 per cento . Acquisite le attività dello stabilimento Zastava, a Kragujevac, è stato già avviato con successo un piano di investimenti di oltre 900 milioni di euro, 700 assicurati dalla Fiat e 200 dallo Stato serbo che si è impegnato anche in una serie di investimenti e incentivi necessari per facilitare l’attività produttiva della nuova azienda. Un ‘operazione salutata dal governo italiano come un successo del «sistema Italia».

 

Per salvare lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, il piano 2010-2014 presentato dai vertici del Lingotto prevede un investimento dell’impresa analogo a quanto già messo in cantiere per la Zastava, mostrando una forza e una libertà di iniziativa che può far valere quando si siede al tavolo delle trattative con il sindacato.

 

I dipendenti dello stabilimento campano sanno da tempo di essere a rischio chiusura e che una tale eventualità trascinerebbe con sé tutta una serie di imprese medio piccole che dipendono totalmente dal cliente Fiat. I margini di trattativa sono perciò molto ridotti, anche perché i lavoratori provengono da lunghi periodi di cassa integrazione che ne hanno fiaccato la capacità di resistenza e di autonomia finanziaria. Ma anche in caso di sblocco al piano di investimenti, la cassa integrazione guadagni è destinata a durare fino al 2012.

 

Il tempo per ridisegnare la struttura della fabbrica dove l’azienda, come esposto in un particolareggiato documento datato Torino 28 maggio 2010, non chiede solo i 18 turni per sei giorni la settimana, giorno e notte, descrivendo ogni minuto dell’attività continuativa alla catena di montaggio. Le condizioni necessarie per salvare la produzione a Pomigliano sono molto più particolareggiate: viene chiesto, tra l’altro, di poter derogare alla norma europea che chiede un minimo di 11 ore di riposo da un turno all’altro e di non pagare il periodo di malattia quando l’assenteismo medio supera la media di un certo periodo.

 

La nuova organizzazione del lavoro, in generale, diventa così vincolante che ogni singola infrazione diventa motivo per emettere sanzioni disciplinari fino al licenziamento. Disposizione che, prima della firma dell’accordo separato del 15 giugno, è stata attenuato con l’introduzione di una commissione paritetica per la verifica delle eventuali inosservanze dell’accordo stesso.  

 

È evidente la necessità di assicurare una perfetta adesione dell’addetto alle macchine alla loro piena utilizzazione. Lo richiederebbe la competizione internazionale tra i grandi gruppi industriali del settore impegnati in uno scontro per la sopravvivenza. È la tesi, ad esempio, del presidente della Unione industriale di Torino quando afferma che non esiste più il conflitto tra le classi sociali ma quello tra sistemi-Paese: vincono coloro, datori di lavoro e dipendenti, che si alleano per attirare nuovi investimenti e mantenere quelli vecchi.

 

Le sigle sindacali sono divise. Il realismo di Cisl, Uil, Fismic e Ugl, con la loro disponibilità ad accettare la proposta Fiat, è stato apprezzato da Confindustria e dal governo. L’azienda, tra l’altro, non ha timore a promuovere un referendum tra tutti i lavoratori del sito campano avendo il sentore di un consenso assicurato nell’alternativa obbligata tra un lavoro comunquesia e il nulla. La data è già fissata per il 22 giugno.

 

La natura stessa della Fiom Cgil, che afferma la propria identità di sindacato nato «contro la pura logica di mercato per affermare vincoli sociali alla competitività», è all’origine di un dissenso che contesta alla radice l’accordo Fiat, perché metterebbe in gioco diritti indisponibili e non negoziabili dei lavoratori. Questa presa di posizione, minoritaria al momento nella stessa Cgil, contesta la stessa proponibilità di un referendum.

 

È prevedibile, tra l’altro,che quanto accadrà a Pomigliano sarà un precedente importante per tutte le aziende italiane che ne trarranno argomenti per far valere, in ogni contesto, la necessità di nuove regole per il lavoro.

La tensione sociale è destinata a salire anche perché, come continua a ripetere Marchionne, i tempi stringono. Forse stavolta neanche i Mondiali di calcio riusciranno a distrarre l’attenzione dagli effetti di un altro campionato mondiale introdotto dagli effetti di una globalizzazione in cerca di regole.

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