Cosa rende “buona” la scuola?
A scuola ciascuno dovrebbe avere l’occasione di scoprire i propri talenti e farli crescere, utilizzando i contenuti ma anche e soprattutto gli esempi. I ragazzi infatti chiedono con forza agli adulti, a volte anche con rabbia e determinazione, di mostrarsi loro come testimoni credibili, come modelli a cui rifarsi. Ma in che modo offrirsi ai ragazzi come modello?
Ho chiesto ai vari attori – genitori, insegnanti e ragazzi –, di dirmi cosa pensano su come meglio collaborare per creare una scuola veramente a misura dei ragazzi. Sono venuti fuori 12 gli elementi che a mio e loro avviso non dovrebbero mancare.
I primi tre riguardano tutti: genitori, insegnanti e ragazzi e si riepilogano in quella propensione al rispetto ed all’educazione su cui tutti concordano.
- Non essere pregiudizievoli ma valutare ciascuno in base alla complessità della persona e della situazione. Conoscere l’altro ed ascoltarlo sono azioni possibili solo se la mente è libera da pensieri sulla persona o sull’esperienza passata.
- Essere attenti al modello che si propone con il proprio comportamento. I giovani osservano ed apprendono per modeling. Osservano come genitori ed insegnanti interagiscono o si riferiscono a l’uno o all’altro.
- Parlare dei ragazzi in presenza dei ragazzi. Serve a responsabilizzarli, a concertare le misure più opportune che li riguardano, ad evitare di innescare situazioni in cui l’uno o l’altro possano attivare meccanismi di difesa, o di colpevolizzazione o addirittura triangolazioni.
Per quel che concerne i genitori, essi sono un faro e un porto sicuro per il figlio. I ritmi frenetici ed i tanti impegni non sempre si conciliano con la possibilità di stare al fianco dei figli. Si generano così sensi di colpa e ansie che fanno perdere di vista il vero ruolo. A cosa devono stare attenti i genitori?
- Lasciar fare ai figli le proprie esperienze senza essere iperprotettivi, rispettandone le inclinazioni e la volontà. È importante avere chiaro che questa è l’esperienza scolastica del proprio figlio e non confonderla con i propri vissuti.
- Essere accanto al figlio senza sostituirsi a lui, in modo che da se stesso utilizzi tutte le sue capacità e ne scopra anche di nuove mentre interagisce con i professori o col gruppo classe.
- Com-partecipare della vita del figlio nella scuola senza ingerenze, mantenendo chiari i confini ed i ruoli di ciascuno. È un modo per mostrare al figlio che si crede nella sua formazione e lo si sostiene. Lo si può fare in maniera diretta o indiretta, per come ciascuno può.
Gli insegnanti sono le figure in prima linea. Si destreggiano tra curricula che cambiano, corsi di aggiornamento e nuove strategie di apprendimento al passo con i tempi oltre che gestire una gran mole di contatti e relazioni. Cosa è importante ricordare?
- Essere consapevoli del proprio ruolo, del potere ad esso associato, delle forme della propria leadership e della propria capacità di esercitarli, sia nel coinvolgimento e nella gestione dei ragazzi, sia nella collaborazione con i genitori.
- Riconoscere di possedere numerose capacità, alcune anche in antinomia tra di loro: capacità di comunicazione e di ascolto, invito alla partecipazione e capacità di prendere delle decisioni, coerenza e flessibilità, accoglienza e fermezza, capacità di motivare, di infondere una fiducia genuina negli studenti e di appassionarli, di contribuire allo sviluppo di una coscienza civica, e di sviluppare la voglia di “imparare ad imparare” per essere sempre più soggetti attivi.
- Essere i primi a credere nella formazione così tanto da desiderare di aggiornarsi per rimanere al passo con i tempi e i cambiamenti che dal piano sociale e tecnologico si riflettono sul piano neuropsicofisiologico, come osserviamo già con i nativi digitali.
I ragazzi sono i veri protagonisti, anche se spesso sono visti come soggetti passivi della scuola.
- Andrebbero più spesso interrogati proprio per la capacità che hanno di osservare ed estrapolare idee, tenendo conto che più sono grandi più sono esigenti.
- Sono sempre disponibili a farsi conoscere se si accorgono che l’altro è genuinamente interessato ad ascoltarli. Essi chiedono di essere considerati per ciò che sono e non per le aspettative o i giudizi che su di loro si esprimono.
- Sono pronti a fare di ogni ostacolo una opportunità per gestire le differenze nel gruppo classe, soprattutto se osservano che anche gli adulti lo fanno.
A tutti l’augurio di un buon inizio!