Cosa posso fare di più per la pace?
Tutto comincia otto giorni fa, quando Silvana – un’amica ultra-ottantenne dalle inesauribili risorse al servizio di ogni prossimo – mi ha chiesto: «Ma per il 24 febbraio, a due anni dallo scoppio della guerra in Ucraina, è previsto qualche evento? Possiamo pensare di fare qualcosa qui?». Proviamo.
E così a Ponte Arche (Comano Terme), sull’ampia passerella in legno sopra il torrente Duina, ci siamo ritrovati (ca120/130 persone) per aderire alla giornata nazionale di mobilitazione promossa dalla Rete Italiana Pace e Disarmo, @Europe for Peace e @Coalizione Assisi Pace Giusta, per chiedere il #CESSATEILFUOCO in #Palestina e #Ucraina.
Un flash mob dove al suono delle sirene che preannunciavano i bombardamenti, i ragazzi presenti, avvolti in un sacco nero con striscioline rosse, si sono messi a correre, scappare, gridare disperati come per sfuggire alle bombe, facendo scoppiare anche qualche petardino innocuo… Quindi la lettura di alcuni cartelli che denunciano con forza il costo umano ed economico dei più di 50 conflitti ancora accesi nel mondo, in una continua corsa al riarmo che ha visto pochi giorni fa la Commissione difesa della Camera dare il via libera all’acquisto di 132 carri armati tedeschi Leopard 2A8 il cui costo complessivo è stimato in 8 miliardi e 246 milioni!
La giovane Arianna ha letto con grande pathos la poesia del poeta camerunense Ndjock Ngana: Il sangue: «Chi può versare/ Sangue nero/ Sangue giallo/ Sangue bianco/ Mezzo sangue?
Il sangue non è Indio/ Polinesiano/Nessuno ha mai visto/ Sangue ebreo/ Sangue cristiano/ Sangue musulmano/ Sangue buddista/Il sangue non è ricco, povero/ O benestante./ Il sangue è rosso/
Disumano è chi lo fa versare/Non chi lo porta».
Se le cose stanno così, ci siamo detti allora, non possiamo che attivarci, ognuno nella propria quotidianità, ma anche in modalità collettiva, per promuovere processi di pace che fermino lo scorrere del sangue… quel sangue rosso che ci accomuna tutti. #FRATELLITUTTI.
Parte la canzone Accendi la pace @GenVerde, mentre si distribuiscono quei braccialettini colorati che spezzandosi si accendono e illuminano, ravvivando la speranza.
Si legge infine l’appello con la richiesta di cessate il fuoco, appello che ancor più assume l’urgenza dolorosa quando viene pronunciato da una rappresentante del gruppo di ucraini accolti a Ponte Arche.
Si srotola la lunga bandiera della pace, si ringraziano tutti i presenti che hanno saputo fermarsi ed unire la loro voce per ribadire la necessità di fermare «la criminale follia di tutte le guerre, la corsa al riarmo, la distruzione del Pianeta».
E trovandomi casualmente accanto a don Gianni che mi illuminava il foglio che stavo leggendo, esce spontaneo un augurio «Andate, Andiamo in pace». Mentre lo pronunciavo, forse per la prima volta ne ho assaporato la bellezza, l’umana dolcezza. Ma quale augurio più bello potremo farci? Potremo augurare ad ogni persona?
Anche perché, come membro del #movimentodeifocolari Movimento dei Focolari Italia , questa grande famiglia sparsa nel mondo, quando parliamo di guerra, la paura, il timore e il dolore, la morte! per me hanno un nome e cognome preciso: di G. che vive a Mosca e L. ad Haifa e G. a Leopoli. E F in Messico e G. in Indonesia. E di M. in Giordania, che sul suo profilo Facebook mette la bandiera palestinese, infuriata, e forti testimonianze in arabo – che non capisco ma intuisco – di ragazze spaventate e per sempre segnate… così come N. ex allieva libanese e Brahim a Torino e di…
E sento mia anche la ripetuta domanda che l’attuale Presidente del Movimento dei focolari, #MargaretKarram, araba, cattolica, di nazionalità israeliana e di origine palestinese, in questi mesi, ha condiviso con noi: «Cosa posso fare di più per la pace? Che cosa posso fare per fermare le armi?». Al termine della manifestazione, sono andata a salutare i due carabinieri che dall’inizio avevano posizionato la loro vettura nei paraggi, con i lampeggianti blu accesi. Una ragazza aveva detto alla sua catechista: «Ma hai visto? È tutto il tempo che ci controllano?». E lei ha risposto: «Sì, ma anche ci custodiscono, ci proteggono».
Giusto venerdì sera ho scambiato due parole con un giovane che sta per diplomarsi e mi diceva che si sta orientando ad entrare nelle Forze dell’Ordine (gli piacerebbe fare anche il fisioterapista ma visti gli studi fatti finora, sembra un accesso difficile). Ora tutto mi è parso, tranne che fosse spinto dalla volontà di esercitare un potere o manganellare…. Per questo sono ancor più dolorosi i fatti successi in questi giorni e deprecabili, da punire senza scusante alcuna! hanno sollecitato persino l’intervento del #Quirinale !!!
Ma non possiamo buttare a mare tutto… Martedì sono stata a #Trento #capitaleeuropeavolontariato
#Trentovolo nella palazzina della Questura, per presentare l’autorizzazione alla manifestazione. Mi è venuto spontaneo dire al poliziotto che velocemente ha portato avanti la pratica: «Certo che noi vorremmo darvi sempre meno lavoro». Di rimando: «Purtroppo non è così. C’è sempre più lavoro e siamo sempre di meno. Ma cerchiamo di andare avanti, di fare meglio che possiamo».
Scendendo giù nel corridoio centrale ho notato il premio “L’Aquila di Venceslao” che la città di Trento ha dato ai caduti della Polizia di Stato . Mi sono soffermata a sfogliare l’album. Anche qui nomi e cognomi ben precisi, di semplici servitori dello Stato che hanno dato la vita per la nostra libertà. E sono uscita di lì, dico la verità, con un senso di sacro rispetto. E ricordando le parole di un grande sociologo e politico #TommasoSorgi, il cui pensiero sul corpo sociale, la persona e i suoi piccoli mondi, su quanto siamo legati e interdipendenti, aveva ispirato varie lezioni e assemblee con i ragazzi. Si, come dice Gandhi: «Tu ed io siamo una cosa sola: non posso farti del male senza ferirmi». E se ti faccio del bene? Non staremo meglio tutti e due?
Grazie a quanti hanno creduto – collaborando, presenziando, preparando i cartelloni – a questo momento: a partire dai giovani Arianna e Andrea e Matvi, a Rita, a Marika, a Grazia, a Patrizia Carli e Paolo, a Serena, a Livia, a Giorgia, a Vita e Alexandr, a Olga, a Loretta, a Eddy e Mauro e Luca e Baija e Mari e Anna e Margherita e Sandra e Ilaria Pedrini e Stella … A chi si è presa la briga di dirmi che, pur condividendo le motivazioni, non condivideva le modalità; allo scambio sul tema intercorso con Ion, Lucian, Christian… a quelli dell’ Ecomuseo della Judicaria , che ci sono venuti in soccorso con la potente cassa da 400 watt! Permettendo così di amplificare il nostro messaggio. Grazie anche a Città Nuova per gli stimoli continui e le info sul tema. Vi lascio con il bigliettino dell’amico Walter Kostner W gli italiani e…. Grazie.
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