Cosa fare per combattere la leishmaniosi?
Spesso sentiamo dire che “prevenire è meglio che curare”. Questo discorso è particolarmente valido per la leishmaniosi visto che per essa la prevenzione risulta un’arma molto più efficace delle terapie disponibili, che tra l’altro, nell’animale, contrariamente a quanto si verifica nell’uomo, difficilmente conducono alla guarigione. Con i nostri beniamini, infatti, dobbiamo accontentarci solo di controllare e migliorare i sintomi della malattia. A tal proposito i farmaci più utilizzati sono i prodotti a base di antimoniali, l’allopurinolo e la miltefosina.
Attualmente anche nell’uomo sono allo studio diverse molecole farmacologiche, alcune delle quali utilizzate anche in campo animale, mentre le terapie al momento possibili associano spesso ad una scarsa efficacia elevati costi complessivi. La prevenzione, dunque, e quella svolta su più fronti, resta l’arma più efficace per gli animali e di riflesso anche per l’uomo, considerato il ruolo di serbatoio del parassita svolto dall’animale. Inoltre, poiché, sconfiggere la malattia non significa combattere il parassita, ma rinforzare e migliorare la risposta immunitaria del soggetto, diversi presidi sono stati studiati a tal scopo e messi in commercio sia per la prevenzione (vaccino) sia per la terapia (domperidone).
Considerando, quindi, tutto quanto è possibile fare per la prevenzione, cominciamo a sottolineare l’importanza della lotta agli insetti serbatoi che ricordiamo essere non delle comuni zanzare, ma dei flebotomi, insetti pressappoco invisibili (2-3 mm di lunghezza) che vivono nelle zone temperate del mondo, che depongono le loro uova non in ambiente acquatico, come le zanzare, bensì nelle tane di alcuni roditori, in edifici abbandonati, nelle crepe dei muri delle case o dei canili e nei rifiuti domestici, luoghi dove le larve possono trovare le condizioni di temperatura e di umidità più adatte per svilupparsi.
I sistemi di prevenzione sono, quindi, volti a:
· evitare l’accumulo di materiale organico, substrato per lo sviluppo dei flebotomi;
· prevedere trattamenti periodici con insetticidi dei luoghi limitrofi alle nostre abitazioni;
· proteggere gli animali e se stessi dalle punture dei flebotomi con sostanze repellenti (spray, fiale o collari), con sistemi protettivi (zanzariere a maglie molto strette) o con abitudini di vita volte a ridurre il soggiorno all’aperto degli animali dal tramonto all’alba.
Inoltre sono consigliabili controlli periodici per verificare lo stato di salute dell’animale, con prelievi di sangue, di midollo, di linfonodi o di cute per ricercare gli anticorpi, il parassita stesso o le alterazioni degli organi interni. Tutto ciò permette di intercettare precocemente i segni della malattia e di imbastire, altrettanto rapidamente, la terapia più adatta allo stato di salute dell’animale. Si evita così che esso possa diventare un serbatoio non controllato della malattia da cui le zanzare possano nutrirsi, infettarsi e propagare la malattia ad altri animali e all’uomo.
Inoltre per gli animali con microchip è obbligatorio effettuare ogni anno un prelievo ematico per ricercare la presenza di anticorpi anti leishmania. Il prelievo va inviato agli istituti zooprofilattici o a laboratori accreditati.
Infine l’ultima possibilità in termini di prevenzione ci viene fornita dal vaccino contro la leishmania, in commercio in Italia dal 2012, ma di questo ne parleremo più approfonditamente nel prossimo articolo.
(A cura della dott.ssa Letizia D'Avino – Centro medico veterinario "Zoe", via Aldo Moro 75, Somma Vesuviana, Napoli)