Cosa dimostra il caso banca Etruria & C
Il caso Banca Etruria & Co. nasce come conseguenza di una scelta sciagurata, abbattere uno dei plinti del capitalismo liberale: "il capitalismo senza il fallimento è come il cattolicesimo senza l'inferno". Eppure Etruria & Co erano falliti, la vigilanza della mitica Bankitalia, ove c'è il tabernacolo che custodisce le ostie benedette del nostro vivere economico, lo aveva certificato, non mandò il report in Procura, si limitò a raccomandarne la "ricapitalizzazione". Intendiamoci, tutto regolare, oggi le nefandezze sempre rispettano le norme.
Chi le ha condotte al fallimento? Un management politicizzato, individui a volte perbene ma sempre inetti. Questi pur di salvare la "pelle" (galera e perdita del patrimonio), obbligano i funzionari bancari a vendere prodotti finanziari della Banca stessa. Curioso chiamare "prodotti finanziari" della spazzatura cartacea in forma di azioni-obbligazioni'. Ovvio che il cittadino comune, correntista della Banca, che nulla sa, se si vede offrire un interesse per esempio del 3-5% da obbligazioni della stessa, quando sui depositi l’interesse è zero, che fa se non firmare?
Così la Banca fallita viene ricapitalizzata in modo truffaldino, a spese di clienti plagiati. Stante lo stesso management nulla cambia, rifallisce. E allora?
1 Interviene il Governo, con la scusa di salvare i depositi e i lavoratori, salva sì la banca, ma solo per salvare gli amici degli amici dalla ovvia galera.
2 Su Bankitalia meglio glissare. Dal modello in cui Bankitalia controllava le banche per garantire il cittadino, ai cittadini che garantiscono banche corrotte con i loro risparmi. Genialata dell’Europa dei banchieri.
3 La Consob si defila: sul sito in effetti è scritto “obbligazioni a rischio”. Perché il funzionario della Banca non lo disse al cliente? No, era lui che doveva andare sul sito. Mitico!
4 “Misure umanitarie per la povertà” è il contributo (linguistico) del Ministro del Tesoro. Caritas in gessato.
5 Le élite colpevolizzano non i loro laidi compari ma gli “avidi” clienti-poveracci: hanno firmato un contratto di 100 pagine? Paghino.
Il signor Luigino, lui sì veramente perbene, ha pagato.
Luigino D'Angelo è il cliente che, secondo le prime ricostruzioni sotto inchiesta della magistratura si è tolto la vita dopo aver appreso di aver perso tutti i suoi risparmi investiti con la banca aretina (ndr)