Cosa accade in Argentina dopo l’elezione di Milei?
La svolta verso la destra iperliberista avvenuta in Argentina con l’elezione presidenziale di Javier Milei, noto per aver presentato le sue tesi imbracciando una motosega, non provoca grande sorpresa in Italia, Paese che storicamente ha conosciuto direttamente la rapida crescita di movimenti politici giunti, dopo pochi anni dalla loro nascita, al potere sovvertendo equilibri che sembravano consolidati.
Pensiamo agli esempi più recenti di Forza Italia di Berlusconi e del Movimento 5 Stelle di Grillo e Casaleggio. È stata una novità relativa perciò l’elezione di Trump negli Usa e di Bolsonaro in Brasile, ma suscita molte domande il successo di un anarco-capitalista come Milei, che ha scelto come vice un’esponente della destra legata agli anni bui della dittatura di Videla, Victoria Eugenia Villarruel.
Considerando la lontanza geografica da questa nazione latino americana che sentiamo, tuttavia, a noi molto vicina per il fatto che metà della popolazione è di origine italiana, cominciamo una serie di interviste per registrare più punti di vista anche contrapposti tra loro. Cominciamo con Josè Maria Poirier, direttore della prestigiosa rivista argentina Criterio.
Cosa sta accadendo in Argentina? La crisi economica e finanziaria è così pesante che la gente comune ha pensato di affidarsi ad un soggetto anomalo come Milei? Non c’è il rischio che la polarizzazione estrema conduca il Paese verso la guerra civile?
Incomincio dal finale: una “guerra civile” la potrebbero condurre solamente elementi più affini al peronismo che non (ancora, almeno) il neo presidente e i suoi amici. La sinistra e l’estrema sinistra che tante volte hanno cercato di far cadere altri goveni non peronisti, sono sempre condizionate dai “caciques” (capi politici, ndr) peronisti. Non mancano essempi di ciò nella storia recente del Paese. Per rispondere alla prima parte della domanda, in Argentina ci troviamo, grazie in parte al lungo governo dei coniugi Kirchner, nella maggiore crisi economica e nella più grave crescita della povertà nella nostra storia.
Che Milei sia un soggeto anomalo non si discute. Pero come dovremmo definire Cristina Fernández de Kirchner, il presidente Alberto Fernández o il ministro Sergio Massa? Cristina è di una abilità politica e di una mancanza di scrupoli poco comune. Alberto Fernández e il più incapace uomo político che si ricordi. Sergio Massa è popolarmente appellato con il nome di bugiardo e traditore.
La presenza inquietante della vice presidente legata al passato golpista dell’Argentina è un segnale della rimozione collettiva della storia recente del Paese che non ha conosciuto un processo di verità e riconciliazione come quello del Sudafrica? Quanto pesa ancora la casta militare?
La casta militare, da Carlos Menem in avanti, non ha nessun peso in Argentina. La vice presiente, Victoria Villarruel, costituisce un problema etico ed è anche un enigma attuale. Cosa pretende di fare? C’è da dire che la strumentalizzazione dei diritti umani da parte di Néstor e Cristina Kirchner, denunciata anche da Graciela F. Meijide (nota attivista dei diritti umani e già ministra della Sviluppo Sociale) si è rivelata una mera strategia politica a fini elettorali. Mancano ancora, è vero, dopo 40 anni di democrazia, la verità e la riconciliazione. Dopo il governo di Raúl Alfonsín non c’è stato niente di significativo.
Milei non ha la maggioranza in Parlamento e neanche una struttura organizzata di partito. Come farà a governare? Quali sono i poteri reali che lo sostengono?
Milei oggi è un presidente senza forza istituzionale. Ha avuto un enorme trionfo elettorale dopo il dibattito pubblico tra i due candidati alla presidenza. Ha pochi legislatori e nessun governatore di provincia. Come farà? È questa la domanda più tragica per i cittadini che lo hanno votato con entusiasmo o solo per evitare l’elezione di Massa. Non è detto che possa contare su tutti gli amici di Mauricio Macri e meno che mai su tutti i radicali. È un momento fragile e delicatissimo senza una prospettiva certa di fiducia nel futuro.
Il peronismo è qualcosa difficile da conoscere realmente per un europeo, a partire dalle varie declinazioni tra destra e sinistra di questa cultura politica. Cosa è, in sostanza, il peronismo?
Dopo il peronismo iniziale, denotato dalla manifesta simpatia di Perón per Mussolini, è avvenuto di tutto. Più che un’ideologia si tratta di una forma di potere. Un populismo dalle tante facce, con lotte intestine anche violente, ben note negli anni, con grande capacità di adattarsi a tutto.
La crisi di consenso, dalla Kirchner a Massa, si spiega solo con la corruzione dei vertici del potere? Non appare una versione semplificata da una lettura della società argentina deformata da un pregiudizio di tipo anglosassone?
La corruzione in Argentina, enorme e drammatica, è causa della povertà del Paese. Non vedo una crisi di consenso dalla Kirchner a Massa. Non so bene cosa si intenda per “pregudizio di tipo anglossasone”. Caso mai, le simpatie del nuovo governo per Stati Uniti, Europa Occidentale, Israele, ecc. sono la faccia opposta della scelta kirchnerista per Venezuela, Cuba, Iran e così via.
Il papa ha giocato d’anticipo telefonando facendo gli auguri a Milei che, invece, lo aveva offeso in ogni modo durante la campagna elettorale ed esprime, da presidente, un programma sideralmente opposto alla visione sociale espressa da Francesco. Prevede che il realismo di chi arriva al potere prevarrà nei rapporti con la Chiesa così come nelle misure di politica economica?
Papa Francesco, simpatizante fin da giovane del peronismo di destra, ha subito momenti di forte scontro coi Kirchner (per la tendenza verso un certo autoritarismo di sinistra), però dopo ha cercato di stabilire nuovi rapporti. La Chiesa in Argentina, grazie alle posizioni poltiche di diversi preti, laici comunità e persino vescovi, ha perso molto del sostegno di prima. Francesco non gode oggi di grande approvazione nel suo Paese, perché è considerato troppo politico e di parte. I suoi interventi nella politica interna hanno infastidito molti cittadini, cattolici e no, intellettuali e giornalisti. Ad ogni modo credo che una sua eventuale visita in Argentina, sempre rinviata fino ad ora, potrebbe segnare finalmente un motivo di tranquillità e di speranza.