Corruzione, nemico pubblico numero uno

Trascura gli imprenditori più efficienti e con le migliori idee, per guardare a quelli disposti a percorrere strade illecite; trascura i funzionari pubblici onesti per guardare a quelli che hanno ottenuto il loro incarico tramite conoscenze. A quando il cambiamento?
mose

Il fatto che alla chiusura dei conti un chilometro di autostrada o di metropolitana in Italia venga a costare il doppio che in altri paesi europei, non è colpa della incapacità dei tecnici o della inefficienza delle imprese italiane, che all’estero sono molto competitive ed apprezzate, ma del macigno che il nostro Paese deve portare sulle spalle mentre cerca di non rimanere indietro nel mondo globalizzato.

E’ la corruzione, questa zavorra, fatta di connessione di interessi criminosi tra pubblico e privato ad inquinare la gestione della cosa pubblica: quanto essa sia vera lo aveva detto la prima gara pubblica per un appalto del ’92, dopo che grazie allo scoppio di Tangentopoli era stato reso possibile lo svolgersi di una gara corretta e cioè non più gravata da pesi impropri. L’azienda se l’era aggiudicata offrendo un prezzo che era la metà di quello considerato congruo con i parametri precedenti!

Invero anche oggi si aggiudicano gare con forti sconti sul prezzo base, ma spesso nel bando vengono dimenticate ad arte, opere essenziali che poi dovranno per forza essere assegnate al vincitore, vanificando i ribassi di partenza.

Grevi furbizie per rubare le risorse raccolte per il bene comune e rese possibili dal cancro della collusione tra operatori privati e funzionari pubblici: primo nemico degli italiani, perché colpisce i giovani senza lavoro, gli anziani con pensioni da fame, i tanti disoccupati.

Ed è il vero primo nemico pubblico del Paese, perché trascura gli imprenditori più efficienti e con le migliori idee, per guardare a quelli che hanno come loro risorsa primaria l’essere disposti a percorrere, magari perché già esperti, le strade della corruzione.

Essa trascura anche i funzionari pubblici onesti ed efficienti per guardare a quelli che hanno ottenuto il loro incarico tramite conoscenze nel mondo politico e nella burocrazia statale e quindi sono legati da obblighi di riconoscenza, se non altro per essere riconfermati  nell’incarico.

Questo virus, che  Renzi descrive come “invece di quanto si conosce, conta chi si conosce”, è purtroppo diffuso e ben radicato, anche se la grande maggioranza dei cittadini ne è estranea e ne è vittima. 

L’antivirus in effetti esisterebbe ed è utilizzato in altri Paesi europei: basterebbe far decidere da autorità davvero indipendenti dalla politica e dalla burocrazia le nomine di tutti i funzionari del settore pubblico, tramite concorsi per titoli ed esami; così non solo prevarrà il merito e la competenza, ma anche saranno sradicate le connessioni tra le amministrazioni statali, regionali, comunali  e la politica.

Per rendere poi questo intervento efficace e radicale, e scongiurare che la volontà del Parlamento venga  vanificata in modo subdolo dalla magistratura amministrativa (Tar e Consiglio di Stato), che a volte finisce per avere più potere della Corte Costituzionale, occorrerebbe che quest’ultima reinterpretasse i poteri che la Costituzione affida ad essa. Sarebbe poi necessario che il Parlamento modificasse anche alcuni articoli della Costituzione oltre il 100, spesso  trascurati, ma fondamentali. Bisogna infatti ricordare che la magistratura amministrativa, non essendo eletta in modo periodico, si può cristallizzare in poteri inamovibili estremamente deleteri per il Paese. 

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