Corruzione, combatterla è possibile
A volte ritornano. Con ciclica periodicità nel nostro Paese si scoperchia una pentola e si scoprono nuovi macroscopici episodi di corruzione. Stavolta è il turno delle mazzette all’Expo di Milano ed al Mose di Venezia, che hanno riacceso i riflettori su questo fenomeno deleterio. Personaggi nuovi alla ribalta, ma anche ritorno sulla scena di antichi e consumati protagonisti.
Le ripetute condanne del pontefice. Durante la catechesi di mercoledi 11 giugno, papa Bergoglio è tornato a tuonare sul tema della corruzione, condannando quanti «vivono solo per i soldi, il potere e la vanità», e giungendo ad equiparare – di fronte al giudizio finale – i corrotti ai mercanti di morte (fabbricanti di armi e praticanti la tratta degli schiavi). Ed ha ricordato loro, siano credenti o meno, che «dovranno rendere conto a Dio» e che «non saranno mai felici nell’aldilà».
Appena qualche giorno prima, nella consueta omelia della Messa mattutina a Santa Marta, il pontefice aveva affermato: «È tanto facile entrare nelle cricche della corruzione, quella politica quotidiana del do ut des. Tutto è affari. Quanta gente soffre per queste ingiustizie!».
Ed il pensiero di papa Francesco sulla corruzione aveva trovato il suo apice – anche per la platea che aveva di fronte – nel messaggio rivolto il 27 marzo in San Pietro alla classe politica italiana: presidenti di Camera e Senato, ministri e sottosegretari ed oltre 500 parlamentari. E in quella circostanza, fra il resto, il pontefice sembrava aver prefigurato la recrudescenza del reato della corruzione per chi lo ha già perpetrato in precedenza (quelli che “a volte ritornano”): «E’ tanto difficile che un corrotto riesca a tornare indietro (il peccatore sì, perché il Signore è misericordioso e ci aspetta tutti): ma il corrotto è fissato nelle sue cose». E’ chiaro che il papa parlasse “a nuora perché anche suocera intendesse", anche perchè ciò che inquieta maggiormente è che il fenomeno coinvolge trasversalmente non solo i politici, ma anche pezzi dell’imprenditoria e del sistema dei controlli, a dimostrazione di come la corruzione riesca a pervadere gli ambiti più vari.
L’odore dei soldi. Pecunia non olet? La cinica locuzione latina di Vespasiano pare non passare mai di moda, e per corrotti e corruttori a noi contemporanei l’olezzo che emana il denaro continua ad inebriare ed ottundere menti, coscienze e conti correnti. E più ce n’è in ballo, più il potere attrattivo cresce. I Grandi Eventi e le Grandi Opere,da decenni, sono occasioni per appaltare lavori fuori dalle regole e senza controlli, sotto la spinta dell’emergenza: dal G8 alla Maddalena alla ricostruzione post-sisma a L’Aquila, dal Mose veneziano all’Expò ambrosiano. E meno male che non sia partito il ponte sullo Stretto di Messina: si pagheranno, per questo, delle salate penali alle Ditte che si erano aggiudicati i lavori, ma c’è da scommettere che costituiranno comunque un congruo risparmio rispetto alla ingente mole di denaro che avrebbe inquinato la vita pubblica del nostro Paese attraverso pratiche corruttive nei decenni a venire!
Il confronto con gli altri Paesi. Qui da noi – è un vizio tutto italiano – quando il fenomeno torna (periodicamente) alla ribalta in misura macroscopica, per superare lo sconcerto dell’opinione pubblica e per autoassolversi, la strategia della classe politica è sempre quella di pensaread approvare l’ennesima legge, che introduca nuove norme nel codice penale, ritenendo con ciò di riuscire efficacemente ad intaccare alla radice il sistema delle tangenti e far scomparire il problema.
Peccato, però, che i Paesi più onesti (secondo le classifiche stilate da Transparency Internationale da Eurobarometer) abbiano un numero di leggi e regolamenti molto inferiore rispetto al nostro. In questi Paesi, da tempo, la corruzione si combatte (e con successo) con altri strumenti, facendo leva sulla collaborazione dal basso dei cittadini.
Negli USA utilizzano, ad esempio, il ruolo dei whistleblowers(letteralmente: suonatori di fischietto): cittadini che operano come “vedette civiche”, dipendenti pubblici che denunciano pubblicamente alle autorità casi di illegalità, di corruzione e di frode di cui vengono a conoscenza diretta nell’amministrazione in cui lavorano.
In India è stata introdotta una piattaforma informatica (https://www.ipaidabribe.com/) che consente ai cittadini di raccontare i loro incontri quotidiani con la corruzione. In Gran Bretagna, gli imprenditori dei settori delle costruzioni edili e navali hanno creato un Forum anti-tangenti, che permette alle loro aziende di scambiarsi utili informazioni sui funzionari corrotti. Anche da noi, su questo fronte, esistono invero esperienze spontanee nate per combattere, ad esempio, il sistema mafioso delle estorsioni, come l’associazione di imprenditori siciliani Addio Pizzo. Esempi da valorizzare ed incentivare.
Combattere la corruzione si può. Dando più potere ai cittadini, e, di pari passo, con uno sforzo straordinario della politica in ambiti strategici. Con una seria riforma della pubblica amministrazione, che, da un lato, incida sulle pastoie della burocrazia e che, dall’altro, riduca il potere discrezionale dei funzionari, introducendo sistemi ferrei di rotazione periodica di quelli assegnati ai settori nodali degli appalti, sì da interrompere i rapporti vischiosi ed i sodalizi di lungo periodo che con essi intrattengono pezzi di imprenditoria deviata.
L’Italia dispone, per fortuna, anche di politici, amministratori e funzionari pubblici capaci ed onesti, di una sana classe imprenditoriale e di una società civile attenta. Una volontà collettiva e sinergica fra tutti loro può far vincere questa battaglia.