Corridoi umanitari: una via sicura
Secondo gli ultimi dati complessivi annuali dell’UNHCR, alla fine del 2019 vi erano 26 milioni di rifugiati e 45,7 milioni di sfollati interni in tutto il mondo. Di questi, solo il 10% dei rifugiati sono stati ospitati in Europa, ossia, un totale di 6,5 milioni di persone. Sebbene le richieste di asilo nel continente abbiano oltrepassato le 721.000, quasi 44.000 per l’Italia, solo 300.000 richiedenti asilo hanno ricevuto qualche tipo di protezione, essendo soprattutto siriani, afghani e venezuelani.
Questa disparità è principalmente dovuta a politiche restrittive che tendono a contenere l’immigrazione, fomentando il reindirizzamento dei flussi migratori verso vie irregolari gestite dalle mafie che acconsentano loro di raggiungere l’Europa. Una mossa molto pericolosa che mette a rischio sia la vita dei profughi, sia la salute del sistema di accoglienza e il rispetto dei diritti umani da parte degli stati europei.
Nel tentativo di offrire una protezione internazionale efficace e di eliminare la migrazione illegale, uno dei pilastri della politica migratoria raccolto nel Trattato di funzionamento dell’Unione Europea, nascono le community sponsorship o sponsorizzazioni private, tra cui i corridoi umanitari.
La coordinazione della Chiesa Valdese e delle Comunità evangeliche in Italia, della Comunità di Sant’Egidio e della Conferenza Episcopale Italiana attraverso Caritas Italiana e Fondazione Migrantes ha permesso a oltre 3.500 persone di arrivare nel territorio italiano in maniera sicura, sia per le persone che partono, sia per le società di accoglienza.
I corridoi umanitari sono, insieme ai programmi di resettlement, l’unica risposta strutturata messa in atto per combattere i trafficanti e scongiurare le morti in mare, e costituiscono un nuovo sguardo per quanto riguarda l’accoglienza e l’immigrazione che punta specialmente sull’accompagnamento dei migranti. Tra le persone arrivate attraverso questo sistema di accoglienza si trovano principalmente quelle che fuggono dalla guerra in Siria e dalla violenza nel Corno d’Africa.
Attraverso la cooperazione con i Paesi di transito situati in Medio Oriente, Corno d’Africa e Nord Africa, le persone bisognose di protezione internazionale sono trasferite in Italia dal Paese terzo di primo asilo, grazie al lavoro di una task force che coinvolge l’Unione africana, l’Ue e le Nazione Unite. Si tratta di un processo che consta di diverse fasi: la selezione da parte dell’UNHCR dei potenziali beneficiari, uno screening sanitario che permetta la tutela dei migranti e delle comunità ospitanti, una serie di colloqui con Caritas Italiana che, insieme alla Comunità di Sant’Egidio si occupa di ponderare le situazioni individuali e di vulnerabilità e di portare avanti l’accoglienza sui territori.
È il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale a provvede al rilascio del visto di ingresso. Atterrati in Italia, prima ancora di fare la domanda di asilo presso la Questura, i richiedenti devono esprimere questa volontà direttamente in aeroporto.
Ne “I lunedì di Città Nuova” del prossimo 19 aprile alle ore 18 in diretta FB e Youtube ne parliamo con Daniele Albanese, Caritas italiana, Giuseppe Amico, Caritas Asti, Gianni Tomelleri, Caritas Verona. Moderano Candela Capparoni e Aurelio Molè di Città Nuova. Vi aspettiamo!