Esce oggi in libreria «Il mondo che vorrei. Il futuro del pianeta raccontato dai ragazzi» a cura di Maria Greco e Mirna Molli, che contiene i racconti dei ragazzi delle scuole italiane selezionati attraverso il concorso letterario «Scriviamoci» promosso dal Centro per il libro e la lettura. Pubblichiamo qui una parte della postfazione di Eraldo Affinati.
Cos’è la scrittura
Cos’ è la scrittura? A me piace definirla, col permesso e l’appoggio dei più insigni linguisti del ventesimo secolo, «la casa del pensiero». Proviamo a considerarla, nel nostro piccolo, una piattaforma d’intesa da costruire insieme fra chi compone e chi legge. Un luogo appartato, al riparo dalle intemperie. Grazie ai nomi, ai verbi, agli aggettivi, alla sintassi, un codice ancestrale che gli uomini hanno mirabilmente congegnato nei millenni alle nostre spalle, prendono forma le emozioni, acquistano visibilità le idee, viene espresso ciò che siamo.
Conquistare la fiducia
Tuttavia per spingere un giovane a scrivere bisogna conquistare la sua fiducia. Fondamentale, a tale proposito, è stata per me l’esperienza coi minori non accompagnati provenienti da ogni parte del mondo, maturata prima alla Città dei Ragazzi, la storica comunità educativa fondata a Roma da Monsignor John Patrick Carroll Abbing, poi nella scuola Penny Wirton per l’insegnamento gratuito della lingua italiana agli immigrati, che ho fondato tredici anni fa insieme a mia moglie Anna Luce Lenzi. Nel momento in cui questi adolescenti, cresciuti nell’angustia degli affetti e reduci da incredibili viaggi, cominciavano ad affrontare il proprio passato, lo facevano usando i nostri sistemi verbali, formulando nella nuova lingua del Paese che li aveva accolti, le frasi necessarie a oggettivare i drammi vissuti, talvolta a loro stessi inaccessibili prima di essere nominati.
La funzione maieutica della scrittura
Ed ecco Mohamed raccontare la storia della sua fuga dal Marocco, Kaliq ricordare la madre smarrita in Africa, Hafiz rievocare la traversata dell’Adriatico, Hermal spiegare la ragione per cui decise di venire da noi… In particolare oggi, nel momento in cui questo lavoro, faticoso ma ineludibile, di conoscenza e coscienza avviene, nel memorabile solco indicato da don Lorenzo Milani, con l’aiuto dei liceali italiani, pronti a collaborare insieme ai nostri volontari per sostenere l’apprendimento dei loro coetanei immigrati, mi rendo conto della funzione maieutica della scrittura: ben più che un semplice strumento di comunicazione, essa diventa uno specchio in cui riconoscersi e ritrovarsi.
Il centro nevralgico della civiltà
Del resto, qual è lo scopo della letteratura, se non dare senso e legittimità all’esperienza? Insegnare a leggere e scrivere vuol dire quindi entrare nella struttura fondativa degli esseri umani. La scuola rappresenta il centro nevralgico della civiltà: spazio di smistamento e nuove partenze, sempre in bilico fra passato, presente e futuro. Leggere i testi compresi in questo volume, ancora una volta, ce lo fa capire.