Corpo a corpo tra Caino e Abele

Il coreografo Roberto Zappalà, indaga la violenza che i corpi subiscono e esprimono sin dall'inizio della vita. Una riflessione sul tema della violenza, sul bene e il male, sulle lotte dell’umanità partendo dalle due figure bibliche

È un corpo a corpo fisico, energico, potente. Di prese, di sguardi, di parole e di abbai. Di balli, di corse, di atterramenti. Tra due fratelli, due uomini, Caino e Abele, figli dell’umano calore. Due figure in cui scorre lo stesso sangue, che ha radici profonde nella storia di ieri e di oggi. Sangue che pulsa tenerezza e violenza, fragilità e forza, amore e odio. Che genera legami e divisioni, lotte e unioni, abbracci e distacchi. La nuova tappa del sentire, dello scavo ardito tra le pieghe dell’umano, della memoria ancestrale inscritta nelle membra e fatta riemergere nelle loro fronde, è per Roberto Zappalà un passaggio necessario nel percorso sempre più chiaro e urgente di definire una mappa dell’anima che possa tracciare segni di appartenenza, di comunanza del consorzio umano.

Approdo e punto di ulteriore partenza è la nuova creazione Corpo a Corpo (1° meditazione su Caino e Abele) che ha debuttato a Catania, a Scenario Pubblico, sede della compagnia – primo di due step di “meditazione” insieme a Come le Ali(dopo Viagrande, in scena al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma)che comporranno, seppur ciascuno con una loro autonomia artistica,un unico spettacoloLiederduett , creazione per 4 danzatori, pianoforte e controtenore, il cui debutto è previsto al FestivalBolzano Danzail 18 luglio 2018.

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E già il titolo chiarisce la tematica che il coreografo catanese indaga dentro quel grande alveo del suo progetto Transiti Humanitatis. Transitano nella penombra i due pugili agli angoli del ring definito da linee immaginarie e da fari di luce,che al suono del gong, incitati dalle voci della folla, ingaggiano una vera lotta. Smessi guantoni e casco, e indossato una t-shirt, i due danno avvio a quel corpo a corpo del titolo che li vedrà continuamente trasformarsi assumendo posture da cani ringhiosi a fratelli amanti, mutando animo da nemici ad amici, rompendo e ricomponendo gesti e movimenti che dicono sentimenti celati, poi espressi; pensieri trattenuti, poi esplicitati. Li diranno anche con le parole definendosi, ciascuno, vittima e assassino, buono e cattivo, violento e pacifico, egoista e altruista, tutto e niente, luce e buio.

I due seguono traiettorie circolari nell’annusarsi guardinghi e nello strisciare a quattro zampe, nel correre da fermi e nel circoscriversi dinamico. Conquistano posizioni verticali nel riconoscersi uguali e protettivi, liberi e schiavi del loro pulsare. Rincorrono linee di difesa e di attacco nello spazio scenico delimitato di sale che verseranno da due secchi metallici, per definire confini emotivi che ritmano l’alternarsi di bene e male nel rapporto che scoprono degradare man mano.

Zappalà plasma sui corpi dei due magnifici danzatori, Gaetano Montecasino e Fernando Roldan Ferrer, una poetica densità di immagini, di energiche figurazioni che rimandano anche a opere pittoriche. Ed è esplicito, e di vibrante plasticità, il riferimento al quadro di William-Adolphe BouguereauIl primo lutto, trasfigurazione danzata del primo fratricidio dell’umanità, un duetto di rotolamenti e prese sulle ginocchia a terra coi corpi strattonati e flaccidi che si stringono e cedono. Corpi sfibrati che si rianimano e riprendono a danzare su una canzone di Nick Cave e sulla musica di Johannes Brahms; che respirano del loro reciproco articolarsi nel sorreggersi, nell’aprirsi con le braccia a croce, nell’intrecciarsi furente e placato con un plotone di luci a terra che illuminano le pieghe poliformi. Crespe silenziose che, infine, giungono ad acquietare ogni respiro e fatica sotto quell’onnipresente guantone da boxe sospeso; totem che, squarciato, verserà una pioggia di sale coprendo l’esausto combattimento dei due corpi adagiati e addormentati.

 

“Caino e Abele” sarà in scena anche a Roma, al Teatro Vascello, il 27 luglio 2018, per «Fuori programma», Festival Internazionale di Danza Contemporanea, con la direzione artistica di Valentina Marini.

 

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