Coronavirus, terreno fertile per le mafie
In una situazione di crisi economica, la rete della criminalità è già pronta ad investire. Le mafie potrebbero trovare terreno fertile nella situazione attuale determinata dall’emergenza Covid-19.
Si leva il grido d’allarme di Sos Impresa – rete per la Legalità, che fa capo a Confesercenti. L’associazione ha diffuso un documento di proposte che i gruppi criminali possano «immettere sul mercato ingenti disponibilità finanziarie per controllare, tramite l’usura, e poi acquisire di fatto e legalmente, interi comparti economici e produttivi».
Il rischio è alto e, per molte imprese, il calo o l’azzeramento degli introiti, pur dovendo continuare a sostenere dei costi, potrebbe portare tanti in un “cul de sac” senza via d’uscita.
«I soldi di cui dispongono le consorterie mafiose in tutta Italia – si legge nel documento – rischiano di arrivare prima dello Stato e rendere, oltre che tardivo e inutile, addirittura dannoso un successivo intervento pubblico a sostegno di queste imprese nel frattempo diventate imprese mafiose o pesantemente infiltrate dalle organizzazioni mafiose».
Allarme condiviso anche da Giuseppe Antoci, già presidente del Parco dei Nebrodi e vittima di un attentato mafioso, oggi presidente onorario della Fondazione Caponnetto: «In un momento in cui le piccole e medie imprese stanno soffrendo un impatto economico devastante per le loro attività – spiega Antoci – le mafie sono lì pronte ad intervenire, pronte ad inserire la loro liquidità, pronte ad offrirla attraverso l’usura a coloro che poi, da essa, verranno strangolati e resi schiavi o, semplicemente, offrirla a coloro che poi verranno assoldati nelle varie organizzazioni».
Il grido d’allarme della società civile fa da pendant alle recenti dichiarazioni del capo della Polizia, Franco Gabrielli e del direttore dell’Anticrimine, Francesco Messina, che hanno inviato una nota a tutte le questure d’Italia proprio per allertare i questori su questi rischi. Perché in un momento di crisi di liquidità la mafia potrebbe trovare terreno fertile per proporre i suoi metodi che, a questo punto, per molte aziende, diventerebbero l’unica alternativa possibile. L’allerta è alta per i settori dell’agro-alimentare, delle infrastrutture sanitarie, per la ristorazione, l’alberghiero e per tutte le piccole –medie imprese che non hanno una solida struttura imprenditoriale alle spalle o hanno comunque volumi d’affari limitati. Inoltre le mafie potrebbero cercare di inserirsi anche in tutte le misure che saranno prese nella stagione della ricostruzione, quando cioè l’emergenza sarà finita e si avvierà la fase della ricostruzione. Le mafie potrebbero tentare la via, mai sopita, dei contatti illeciti con i funzionari pubblici.
Ma l’allarme riguarda anche il settore pubblico, soprattutto in vista della grande quantità di finanziamenti pubblici che accompagnerà la stagione della ricostruzione post-Covid. Finanziamenti che inevitabilmente ingolosiranno la criminalità organizzata e che potrebbe portare al reclutamento di funzionari e politici infedeli. «L’attuale crisi potrebbe favorire sistematicamente il rapporto, con sistemi correttivi, tra mafie ed esponenti della pubblica amministrazione ed amministratori locali» spiegano Gabrielli e Messina.
L’allarme dunque, è alto. L’invito ai questori è di tenere alta la soglia di attenzione e di monitorare le cosidette «zone rosse», quelle cioè dove il rischio di infiltrazione mafiosa è più alto.
Dalla società civile arrivano alcuni suggerimenti ed alcune richieste. Lo Stato quindi, deve intervenire subito e fare in fretta – spiega Sos Impresa –. Il pericolo è che interi settori dell’economia possano cambiare padrone e finire nelle maglie delle consorterie mafiose o essere gestiti da gruppi economici ad essi collegati. Per questo, «è indispensabile ed urgentissimo intervenire con forza a sostenere le imprese a rischio anche attraverso adeguate immissioni di liquidità e alleggerimenti tributari e normativi tali da respingere le sirene criminali che ti offrono oggi il minimo per prendersi poi tutto. Al sistema economico più sano e produttivo del Paese è ben chiaro il rischio che corre aderendo alle lusinghe delle mafie, ma deve essere messo in condizione di respingerle. Accanto all’intervento nei confronti delle piccole e medie imprese, appare urgente intervenire anche a favore delle famiglie, anche quelle che finora si sono sostenute con l’economia irregolare e precaria, che gli ha garantito il minimo della sussistenza quotidiana e che oggi non hanno più la possibilità di realizzare».
Sos Impresa propone alcuni interventi immediati, che potrebbero essere assunti in tempi brevi, senza attendere troppo: la sospensione dalla segnalazione in Centrale rischi per le Pmi fino al 31 dicembre 2020, la sospensione Durc e l’erogazione contributi anche a imprese con Durc non in regola fino al 31 dicembre 2021, la liquidazione immediata dei crediti tributari sia a livello nazionale che locale».
Anche Antoci è della stessa opinione. È necessario un «ingresso di liquidità nelle tasche delle famiglie e degli imprenditori, con la massima urgenza, cercando di ristorare le aziende dei mancati introiti tentando, dunque, anche il mantenimento dei posti di lavoro. Facciamolo subito e senza perdere tempo, altrimenti avranno gioco facile. Non possiamo permettere che mentre siamo impegnati a combattere questo maledetto virus, ne proliferi un altro altrettanto violento e devastante che sono le mafie».