Coronavirus: una task force dell’Unione europea

La Commissione europea sostiene gli Stati membri dell’Unione europea e rafforzare gli sforzi internazionali volti a rallentare la diffusione del COVID-19 e mette in piedi una task force
AP Photo/Virginia Mayo

La Commissione europea è scesa finalmente in campo per sostenere gli Stati membri dell’Unione europea (UE) e rafforzare gli sforzi internazionali volti a rallentare la diffusione del COVID-19, detto coronavirus. Il 2 marzo è stata anche istituita una task force dedicata che dovrebbe coordinare le attività delle istituzioni europee e dei singoli Stati membri che, finora, hanno proceduto in ordine sparso. Del resto, è giusto ricordare che l’UE non ha una competenza specifica sulle politiche sanitarie, che restano in capo agli Stati membri. È auspicabile intraprendere forme concrete di integrazione europea anche nel settore della salute? Probabilmente, visto anche quanto sta accadendo, sì; ma la decisione resta sempre agli Stati membri che, come spesso è accaduto nella storia dell’integrazione europea, si muovono proprio sotto la spinta di emergenze.

La task force della Commissione europea è composta da cinque Commissari incaricati di coordinare i lavori per arrestare l’epidemia di COVID-19: Janez Lenarčič, responsabile della gestione delle crisi e coordinatore della risposta alle emergenze dell’UE, Stella Kyriakides, responsabile per le questioni sanitarie, Ylva Johansson, responsabile per le questioni relative alle frontiere, Adina Vălean, responsabile della mobilità e Paolo Gentiloni, responsabile per gli aspetti macroeconomici.

Il gruppo di risposta lavorerà su tre pilastri principali: in primo luogo, il settore medico, che comprende la prevenzione e l’approvvigionamento di misure di soccorso, la preparazione di informazioni e di previsioni. Nell’ambito di questo pilastro opereremo in stretta collaborazione con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e con l’Agenzia europea per i medicinali. Il secondo pilastro riguarda la mobilità, dai trasporti ai consigli di viaggio e alle questioni riguardanti Schengen. Il terzo pilastro riguarda l’economia. Si tratta di un’analisi approfondita di vari settori economici, quali il turismo, i trasporti, il commercio, le catene del valore e la macroeconomia.

La Commissione europea apre anche un’apposita pagina web dedicata al COVID-19, che fornisce informazioni sulle principali attività per quanto riguarda gli aspetti medici, la protezione civile, la mobilità, l’economia e le statistiche, nonché link ai siti web degli Stati membri, agli studi più recenti e ad altre informazioni pertinenti.

Finora, per migliorare la preparazione, la prevenzione e il contenimento del virus a livello globale, la Commissione europea aveva stanziato un nuovo pacchetto di aiuti del valore di 232 milioni di euro. Parte di questi fondi sarà immediatamente assegnata a diversi settori, mentre il resto sarà sbloccato nei prossimi mesi.

Secondo Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, «con l’aumentare dei casi di contagio, la salute pubblica è la massima priorità. La comunità internazionale deve lavorare insieme per migliorare la preparazione ovunque nel mondo» e, in tale contesto, «l’Europa vuole avere un ruolo di primo piano». Le fa eco Janez Lenarčič, che riconosce come «con oltre 2.600 vittime accertate, non c’è altra scelta se non prepararsi a tutti i livelli. Il nostro nuovo pacchetto di aiuti sosterrà l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e garantirà finanziamenti mirati per fare in modo che i paesi con sistemi sanitari più deboli non siano lasciati indietro». Infatti, «l’obiettivo è contenere l’epidemia a livello globale». Inoltre, l’UE ha «contribuito a fornire oltre 30 tonnellate di dispositivi alla Cina», mentre «la Commissione europea continua a lavorare 24 ore al giorno per aiutare sia gli Stati membri che la Cina».

Inoltre, a seguito dell’aggravarsi dell’emergenza coronavirus in Italia, la Commissione europea sta intensificando il suo sostegno agli Stati membri nel contesto degli interventi in corso per la preparazione, le misure di emergenza e la pianificazione della risposta all’emergenza. Stella Kyriakides, ribadisce che, «vista la situazione in rapida evoluzione, siamo pronti ad aumentare l’assistenza» e, in tale prospettiva, «una missione congiunta di esperti del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e dell’Organizzazione mondiale della sanità si recherà in Italia questa settimana per fornire sostegno alle autorità italiane».

I nuovi finanziamenti dell’UE contribuiranno all’individuazione e alla diagnosi della malattia, all’assistenza delle persone contagiate e a prevenire l’ulteriore diffusione del virus in questo momento critico. Nello specifico, il pacchetto di aiuti del valore di 232 milioni di euro è ripartito in quattro interventi.

Lo stanziamento di 114 milioni di euro è volto a sostenere l’OMS e, in particolare, il suo piano globale di preparazione e risposta a livello mondiale, al fine di rafforzare la preparazione e la risposta alle emergenze di sanità pubblica nei paesi con sistemi sanitari deboli e una resilienza limitata. Parte di questi finanziamenti è subordinata all’accordo delle autorità di bilancio dell’UE.

Altri 15 milioni di euro sono assegnati all’Africa, anche all’Istituto Pasteur Dakar in Senegal, per sostenere misure quali la diagnosi rapida e la sorveglianza epidemiologica. Ancora, 100 milioni di euro sono destinati al contenimento e alla prevenzione del contagio del coronavirus, di cui fino a 90 milioni di partenariato pubblico-privato con l’industria farmaceutica e 10 milioni per la ricerca epidemiologica, diagnostica, terapeutica e sulla gestione clinica. Infine, 3 milioni di euro sono assegnati al meccanismo di protezione civile dell’UE per i voli di rimpatrio dei cittadini dell’UE dalla città cinese di Wuhan.

La Commissione europea ha contribuito a inviare in Cina 17 tonnellate supplementari di dispositivi di protezione forniti da Francia, Estonia e Lettonia (mascherine, guanti, indumenti di protezione e disinfettante), grazie a un aereo francese mobilitato tramite il meccanismo di protezione civile dell’UE che, al ritorno, ha rimpatriato dei cittadini europei che si trovavano a Wuhan. Ciò si aggiunge a due aerei italiani che sono partiti per il Giappone per rimpatriare alcuni cittadini europei che erano a bordo della nave da crociera Diamond Princess ormeggiata a Yokohama. L’UE cofinanzia fino al 75% dei costi di questi voli.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons