Coronavirus, quarantena in zona rossa

Una famiglia ci scrive come sta vivendo questo periodo di particolare criticità a contatto con vicini di casa e colleghi di lavoro. La riscoperta di rapporti di solidarietà accomuna la loro esperienza a quella di tanti concittadini
La chiesa di San Biagio a Codogno - Italia (AP Photo/Luca Bruno)

Dopo i primi casi di contagio a Codogno, siamo stati molto tempo impegnati (e lo siamo tutt’ora) nel calmare le psicosi ingiustificate di chi ci sta intorno, soprattutto per l’onda mediatica che si è propagata anche tramite i social, condizionando negativamente le persone, infondendo paura e terrore, oltre che numerose fake news.

Luca e Giulia Adriani
Luca e Giulia Adriani

Essendo Luca medico, molte persone si rivolgono a lui per una spiegazione, per chiedere informazioni per un familiare con febbre, dato che i numeri di telefono dedicati all’assistenza sanitaria sono ovviamente intasati. È l’occasione prima di tutto per ascoltare a fondo e poi dare qualche consiglio e soprattutto fornire indicazioni certe che possano dare anche serenità. Lavorando come anestesista e rianimatore nell’Ospedale di Crema, Luca sta facendo turni di lavoro molto impegnativi: lo sforzo è superare la polemica e il disagio per garantire il servizio nel migliore dei modi alle persone malate.

Come famiglia ci offriamo per portare i farmaci e sostegno ad alcune famiglie con persone malate del nostro quartiere, rispettando comunque le precauzioni richieste in questa circostanza: questo ha abbattuto il sospetto e la paura di essere contagiati.

Giulia è architetto e lavora in uno studio di progettazione a Codogno. «Con i colleghi stiamo vivendo un’esperienza singolare che speriamo di continuare in futuro: in questo momento il nostro ufficio è chiuso e ci siamo organizzati per lavorare da casa, magari con un po’ di disagio, ma c’è un clima di collaborazione e di aiuto reciproco un po’ speciale ad esempio nell’inviare un documento o nel proporsi di fare un determinato lavoro, nel mettersi a disposizione, cosa che non si era mai vista. Quando ci sentiamo, prima di parlare del lavoro, la prima domanda è come stai?»

Assistiamo all’intensificarsi dei rapporti personali, abbandonando le chat e invece cercando le persone singolarmente, anche solo con una telefonata per far sentire la vicinanza, per condividere semplicemente, trasmettere serenità. Abbiamo scoperto come le persone siano in ansia non tanto per il virus, ma per il fatto di rimanere isolati e senza contatti con le altre persone. Qui la vita ora scorre un po’ più tranquilla. Le persone cominciano ad affacciarsi dalle loro case ed escono per una passeggiata. Ci si ferma a parlare (pur con le dovute precauzioni).

Giulia: «L’altra mattina ho incontrato per strada Tina, la nostra vicina con cui solitamente ci si saluta velocemente, perché siamo sempre un po’ di fretta, io con i bambini da accompagnare, lei con le sue faccende. Non avendo particolari orari da rispettare, mi sono fermata e le ho chiesto se stesse bene e da lì ci siamo fermate a parlare per mezz’ora, dapprima condividendo le nostre preoccupazioni e poi via via la nostra vita di famiglia. Ci siamo salutate ringraziandoci a vicenda».

I gruppi di whatsapp delle scuole dei nostri figli, prima infestati da notizie di ogni tipo e ansie, su proposta di un genitore si sono trasformati in un luogo dove ora si condivide la realtà che ogni famiglia sta vivendo con i propri bambini a casa, si condividono i lavori e anche idee per sfruttare questo momento con fantasia. Sono circolate storie e fiabe con cui raccontare ai più piccoli questo antipatico virus. I bambini ci aiutano molto a sdrammatizzare questa situazione, con la semplicità di cui solo loro sono capaci.

Anche la Comunità civile di Codogno si è organizzata con i mezzi a disposizione, cercando di dare il massimo con competenza. La storica e amata radio Codogno, ribattezzata Radio Zona Rossa, è di supporto al web in queste giornate, garantendo aggiornamenti e collegamenti tra i paesi della zona rossa, diffondendo notizie e situazioni reali, ma anche coraggio e fiducia agli ascoltatori.

Ci aiuta anche a restare uniti con la preghiera, non essendoci la possibilità di ritrovarsi come comunità in parrocchia. Qui i sacerdoti si ritrovano ogni giorno e celebrano la messa alle 10 in collegamento via radio.

Dato che i bambini non possono recarsi in biblioteca, dalla collaborazione tra un gruppo di persone e la radio sono nati gli appuntamenti di “Le favole alla radio”… così le favole arrivano direttamente dai bambini nelle loro case.

Cerchiamo come famiglia di diffondere il “virus della fraternità”, supportati dai tanti amici che anche da lontano ci sostengono; si aprono rapporti impensati con le persone e si scopre che ognuno è una ricchezza. Si ridimensiona la paura del contagio. Non siamo soli ma consapevoli sempre più di far parte di una Comunità che parte dal nostro quartiere e si allarga alla città di Codogno e oltre, come testimoniato dalla visita inaspettata della delegazione del Comune di Gorgonzola che il 26 febbraio si è recata al posto di blocco per incontrare i nostri sindaci.

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