Coronavirus: perché è importante ragionare
È di queste ore la notizia dei primi casi di infezione da coronavirus a trasmissione diretta in Italia, con i primi due morti; un fatto accertato, sulle cui dinamiche sono in corso le consuete indagini delle istituzioni sanitarie, finalizzate a ricostruire la catena dell’infezione e i contatti secondari dei pazienti. L’obiettivo è quello di circoscrivere e controllare il contagio, evitando un’ulteriore diffusione della malattia.
In queste ore si rincorrono sui media e sui social, ad un ritmo frenetico, particolari, indiscrezioni, notizie e comunicati ufficiali, rendendo la situazione (per sua natura in rapida evoluzione) ancora più mutevole e nebulosa.
Vale la pena di ricordare che questo scenario – la diffusione del virus per contagio diretto sul territorio nazionale – è sempre stato considerato probabile, anche perché costituisce la regola per tutte le malattie respiratorie a diffusione interumana che circolano a livello internazionale in un mondo sempre più interconnesso.
Il nostro sistema sanitario, con le sue articolazioni regionali, ha messo in campo un’energica risposta di sanità pubblica, fatta di risorse materiali e professionisti competenti; sono state immediatamente avviate le analisi sui casi, sottoposti alle cure intensive e al rigoroso isolamento, e dei contatti, per i quali sono in corso controlli clinici, indagini epidemiologiche certosine. Per tutti sono scattate le dovute misure di sorveglianza sanitaria e isolamento preventivo, come previsto dai protocolli internazionali e con diverse precauzioni aggiuntive rispetto alle raccomandazioni minime.
Al di fuori della zona interessata da questo episodio, rimangono alte le misure preventive: come di consueto in casi simili si agisce con competenza e rapidità, sfruttando una “macchina” sempre operativa, che vigila 24 ore su 24 sulla salute dei cittadini. Già, perché quello che si rischia di dimenticare, i questi giorni di grandissima copertura mediatica e di allarme sociale, è che sempre, di giorno e di notte e in ogni periodo dell’anno, esiste una rete di sorveglianza sulle malattie infettive, che verifica i casi confermati o sospetti e identifica i contatti di ogni paziente affetto da meningite, tubercolosi, influenza complicata, malattie di importazione, casi di infezione da germi resistenti agli antibiotici e moltissime altre patologie infettive e diffuse. Un sistema rodato, capillare e ad alta professionalità, su cui il servizio sanitario italiano ha da tempo realizzato investimenti consistenti e che, anche adesso, costituisce la nostra migliore risposta all’emergenza.
Basterà per dormire sonni tranquilli? Di sicuro, si può dire che abbiamo le carte in regola per affrontare la situazione con serenità, senza banalizzarne l’importanza ed evitando inutili allarmismi. Ma l’adozione di comportamenti irrazionali, in un senso o nell’altro, è ciò che può mettere in crisi il sistema e rendere meno efficaci le misure intraprese: per questo è importante anzitutto che i cittadini siano ben informati, attraverso i canali istituzionali, e seguano le indicazioni fornite dalle autorità sanitarie. I comportamenti suggeriti dal Ministero della Salute, se applicati correttamente da tutti, costituiscono una barriera molto efficace nel limitare la diffusione di tutti gli agenti patogeni che circolano nel periodo invernale: lavarsi le mani frequentemente, usare il gel idroalcolico, evitare i contatti sociali se si è ammalati e usare le regole fondamentali dell’igiene quando tossiamo o ci soffiamo il naso. Tutto ciò può ridurre drasticamente la diffusione di tante malattie che causano ogni anno centinaia di morti evitabili; oltre al fatto, va da sé, di complicare la vita al coronavirus, ultimo arrivato fra le minacce alla salute pubblica.
L’altro suggerimento fondamentale può essere quello della calma e della riflessione nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione: mai prima di questa una problematica di sanità pubblica di interesse internazionale ha avuto così tanta copertura mediatica, ed è stata oggetto di prese di posizioni ideologiche e polemiche strumentali; ciò fin troppo spesso avviene da parte di membri autorevoli delle istituzioni, dei partiti politici e in generale di persone dotate di influenza e visibilità. Questo atteggiamento, sintomo di una diffusa irresponsabilità sociale, può seriamente compromettere il lavoro di chi lotta quotidianamente per controllare la diffusione della malattia, spesso senza aver tempo di commentare sui social network. Peggio ancora, getta benzina sul fuoco di comportamenti irrazionali che sfociano anche troppo facilmente nell’intolleranza, nella diffidenza o nell’aperta ostilità verso chi viene a trovarsi nella condizione di sospettato (quasi sempre senza alcuna motivazione razionale).
Questo inizio di 2020 è senza dubbio uno di quei momenti in cui ad ogni Paese è data l’occasione di mostrare il proprio livello di civiltà, affidabilità e coesione sociale. Il nostro sistema sanitario ha tutte le carte in regola per superare al meglio la prova: il resto, dipende davvero da ciascuno di noi.