Coronavirus, lo sport italiano si ferma fino al 3 aprile
«Non possiamo neppure consentire che proseguano le gare del campionato di calcio: dispiace dirlo, ma i tifosi devono prenderne atto». In quello che è stato senza dubbio il momento più drammatico della sua quasi biennale esperienza a palazzo Chigi, il premier Giuseppe Conte ha dato i crismi dell’ufficialità a una decisione invocata da giorni. Con l’estensione a tutta l’Italia delle misure previste dal Dpcm dell’8 marzo 2020, anche lo sport italiano si ferma completamente fino al prossimo 3 aprile.
L’articolo 1 del nuovo Dpcm, al comma 3, va a regolamentare lo stop a qualsiasi tipo di attività sportiva. «Sono sospesi gli eventi – recita il decreto – e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati. Gli impianti sportivi sono utilizzabili, a porte chiuse, soltanto per le sedute di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e dalle rispettive federazioni, in vista della loro partecipazione ai giochi olimpici o a manifestazioni nazionali ed internazionali».
Si continuerà però a giocare all’estero, in ossequio alla volontà dell’Uefa di non fermare Europa League e Champions League: una misura che, nel mondo del calcio, riguarda al momento Atalanta, Napoli, Juventus, Inter e Roma. «Resta consentito esclusivamente lo svolgimento degli eventi e delle competizioni sportive organizzati da organismi sportivi internazionali, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse, ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico; in tutti tali casi, le associazioni e le società sportive, a mezzo del proprio personale medico, sono tenute ad effettuare i controlli idonei a contenere il rischio di diffusione del virus COVID-19 tra gli atleti, i tecnici, i dirigenti e tutti gli accompagnatori che vi partecipano».
È consentita l’attività fisica outdoor, seguendo però quelle che sono le misure cautelative necessarie per scongiurare eventuali contagi. «Lo sport e le attività motorie svolti all’aperto sono ammessi esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della distanza interpersonale di un metro». Misure draconiane che, però, si sono rese necessarie alla luce della necessità di contenere e gestire l’emergenza epidemiologica da COVID-19. La priorità è, ovviamente, quella di evitare per quanto possibile qualsiasi tipo di spostamento: il virus in questione, infatti, utilizza l’essere umano come mezzo di propagazione.
La domanda di appassionati e addetti ai lavori, adesso, è soprattutto una: cosa succederà alle competizioni sportive previste da qui ai prossimi mesi? Si tratta di un quesito al quale al momento non è possibile rispondere: non si sa ancora, chiaramente, quali potranno essere gli effetti delle misure imposte dal nuovo Dpcm, né tantomeno si possono fare previsioni di largo respiro sul grado di diffusione del contagio a livello mondiale tra qualche settimana o mese. La Federazione italiana giuoco calcio sta tentando di disegnare un piano per la ripresa dopo il 3 aprile: il rischio di uno slittamento di Euro 2020, però, è sempre più alto.
Sullo sfondo, poi, resta aperta la questione delle Olimpiadi di Tokyo. Il presidente del Coni Giovanni Malagò, da questo punto di vista, resta fiducioso. “L’obiettivo del Comitato olimpico internazionale è quello di svolgerle e al momento non c’è nessuna controindicazione. Il Giappone è un’isola e al momento non ha questi grandissimi problemi. Forse dalle Olimpiadi si può ripartire con dei Giochi virus free”. Il presidente del Cio Thomas Bach ha ventilato l’ipotesi dell’assenza di pubblico come possibile misura, nonostante si calcolino danni in tal senso per almeno 850 milioni di dollari. La ministra delle Olimpiadi giapponese Seiko Hashimoto, invece, ha paventato anche la possibilità di un rinvio in periodi dell’anno successivi all’estate.
L’unica certezza, intanto, è che il classico rito dell’accensione della torcia olimpica avverrà, in Grecia, senza spettatori. Ci sarà una prima prova giorno 11 marzo, chiusa anche ai media: quindi la fiamma verrà nuovamente accesa a Olimpia il 12 in occasione di una cerimonia ridotta, partendo poi per una staffetta di sette giorni che si concluderà con la cerimonia di consegna giorno 19 marzo. In tempi duri come quelli che stiamo vivendo, però, il fuoco che divampa rappresenterà nonostante tutto un fortissimo messaggio di speranza.