Coronavirus, la solidarietà invisibile
Al tempo della pandemia da coronavirus, come tutte le famiglie, anche la mia sta vivendo momenti di sospensione per il lavoro che manca. Dei miei tre figli uno è insegnante, un altro è in cassa integrazione, uno vive in Spagna e non ha retribuzione perché in disoccupazione. Io e mio marito Luigi siamo in pensione ma forte in cuore mi sono detta: «Fiducia e fede in Dio. Lui sa persino quanti capelli abbiamo…».
Nella mia città, a Pisa, tanti hanno perso il lavoro, non ci sono garanzie per il proprio stipendio e non si trovano soluzioni alternative. Per caso un giorno rimettendo a posto ho trovato 10 euro in una giacca che non usavo da tempo e mi è venuta in mente una giovane famiglia. Li ho chiamati per verificare come stavano. Mi sono messa anche a guardarmi attorno, tra le mie amicizie, per capire chi si poteva trovare in difficoltà. Anche un’altra famiglia che conoscevo non aveva più un lavoro. Ho cominciato con delicatezza ad avere una corrispondenza, un rapporto con loro. Avevo risparmiato una piccola somma per spese che non avevo più sostenuto e ho pensato a dividere la cifra tra queste due famiglie. Mi sono fatta dire le esigenze e non posso esprimere il loro stupore…ma sono andata avanti. Ho chiesto a mio marito se mi poteva fare il bonifico, ma quando ha visto la cifra ha esclamato: «Sono troppo pochi! E ha voluto aggiungere più del doppio…».
Pensando ai miei figli senza lavoro, è stata la forte esperienza dell’Amore di Dio perchè uno dei giovani genitori mi ha scritto in un messaggio via WhatsApp: «Grazie mille di cuore. Il mondo ha bisogno di persone come te». Ma gli ho risposto che il mondo ha bisogno di persone che si vogliono bene…Una delle due famigle ha subito notato che la cifra era superiore a quella che gli avevo promesso e mi hanno scritto: «Ci sono dei soldi in più, te li restituisco…». Gli ho risposto che era un regalo di mio marito.
Quasi tutti i giorni prima della pandemia da coronavirus facevo una passeggiata in città con mio marito e andavamo a prendere il caffè al bar. Ora non c’è più questa possibilità e ho messo da parte, giorno per giorno, quanto risparmiato e li ho donati ad un progetto di varie associazioni per i venditori ambulanti di Pisa che fanno grande fatica ad arrivare a fine mese. Non vendono più nulla e una prima tranche di donazioni raccolte, circa 3 mila euro, è stata distribuita. È la nostra piccola parte, ma è tutto quello che possiamo fare.