Coronavirus e anziani, cosa fare?
L’anziano è sicuramente il soggetto più a rischio durante questa pandemia da coronavirus. Più cresce l’età e più cresce la mortalità: ad esempio tra i deceduti solo il 2,8 % finora ha tra 50 e 59 anni, ma si sale al 42% tra 80 e 89 anni. L’età media dei decessi è, infatti, di 80,3 anni.
Anche i soggetti che si ammalano più gravemente sono anziani e, dai primi dati raccolti su chi riesce a guarire dopo una fase sintomatica, sono molto più gravi le sequele patologiche in un anziano dopo la malattia: ad esempio peggioramenti del quadro cognitivo, disturbi dell’olfatto e del gusto, ecc. Dal punto di vista della tutela della vita è l’anziano quindi il primo bersaglio da proteggere in questa patologia.
Ne abbiamo parlato con Valter Giantin, autore di Città Nuova, medico-geriatra, docente di geriatria/medicina interna e bioetica presso la Clinica Geriatrica dell’Università di Padova
Come curare l’anziano con questa nuova malattia?
Purtroppo non ci sono rimedi naturali, diete o vitamine, prodotti di erboristeria e nemmeno sicuri prodotti farmacologici che possano aiutare. L’unico presidio veramente efficace sarebbe il vaccino, ma difficilmente lo avremo prima di un anno o un anno e mezzo, forse quando il picco dell’epidemia sarà alle nostre spalle. Ci sono alcune terapie che si stanno rilevando potenzialmente efficaci, come degli anticorpi monoclonali che o bloccano l’entrata del virus nelle cellule umane o agiscono come immunosoppressori, limitando la gravità delle polmoniti interstiziali che colpiscono gli individui più gravi.
Si stanno anche sperimentando farmaci usati contro l’AIDS o la possibilità di utilizzare il plasma di pazienti guariti dalla Covid-19. Ma prima che queste terapie diventino disponibili dovranno superare tutte le fasi di sperimentazione: a volte gli effetti collaterali che possono produrre sono peggiori della malattia da coronavirus, in particolare nei soggetti anziani, con altre importanti patologie e/o già con tanti altri farmaci in uso.
E allora che fare?
Per ora l’unica vera strategia è evitare il contagio: rimanere al proprio domicilio, evitare fonti di raffreddamento, uscire il meno possibile e solo per gravi necessità, farsi aiutare nella spesa o in altre necessità dai più giovani, evitando però l’incontro fisico diretto.
I primi studi di popolazione, eseguiti ad esempio a Vo’ Euganeo (Padova), ci dicono che la grande maggioranza delle persone che si infetta, con una percentuale tra il 50 e il 75%, è completamente asintomatica, e spesso giovane (figli) o molto giovane (nipoti), ma rappresenta comunque una formidabile fonte di contagio. Nelle prossime settimane in particolare, fino a quando non avremo il picco dei contagi, dobbiamo cercare in tutti i modi di stare sempre, se possibile, ad almeno 2 metri di distanza uno dall’altro, in particolare con gli anziani.
Ma come bisogna fare quando è necessario avvicinarsi agli anziani?
Se dobbiamo proprio avvicinarci usiamo tutte le possibili precauzioni (mascherine, pulizia delle mani e delle superfici, cambio di scarpe, ecc.). Ciò vale per tutti, anche con le persone di casa, soprattutto se provengono da un ambiente o da un posto di lavoro con molti contatti sociali e/o in ambito sanitario. Evitare poi che debbano prendere mezzi pubblici o escano a piedi, se non in luoghi o in orari isolati e non frequentati da altri.
È molto consigliato invece aumentare il nostro contatto per telefono o per qualsiasi altra via con chi è in età senile: spesso faticano più di altri a capire fino in fondo il rischio del contagio e vivono con estrema difficoltà, spesso con spunti d’ansia e depressione, l’isolamento sociale, seppure per loro costituisca spesso un salva-vita. Ma per fortuna oggi siamo in un mondo con possibilità grandissime di comunicazione sociale: impariamo a usarle di più, in particolare con i nostri anziani.