Coraggio, votiamo!
Mi trovo a Belluno per una conferenza sui mass media. Fa bene ogni tanto lasciare la grande città, il centro del potere, il luogo dove si fanno e si disfano i governi, le vie delle manifestazioni nazionali, la città dove ogni giorno s’alternano i convegni stucchevoli di tanti professionisti della politica che ormai troppo spesso non conoscono né il loro territorio d’elezione (perché con Porcellum nei fatti non ce l’hanno più), né tantomeno il popolo che li ha eletti.
Belluno, poco più di 30 mila abitanti, un grazioso centro storico, un incedere economico tranquillo, una gran gentilezza della gente. Anche qui si vota per le amministrative, come accade nel secondo centro più importante della provincia, Feltre. La provincia! Qui temono la sua scomparsa, o il suo accorpamento con Treviso o con qualche altra provincia limitrofa, perché qui la provincia è vero segno d’identità. Mi fermo dinanzi al manifesto delle liste elettorali, e rimango non poco sorpreso: nove candidati a sindaco, la bellezza di sedici liste, quasi 500 candidati a consigliere comunale. Un candidato ogni sessanta cittadini, tendendo conto del numero degli aventi diritto al voto.
Ci sono i partiti tradizionali – Pd, Pdl, Udc e Lega, con l’aggiunta dei grillini –, pur arrivati a questo appuntamento elettorale con gravi divisioni: il Pdl dalla Lega e il Pd al suo interno. E tante liste civiche, che sprizzano energia da tutti i pori. Si ha proprio l’impressione che la crisi della politica nazionale stia rimettendo in moto la voglia di fare politica, la grande sfida della gente normale che diventa amministratrice della cosa pubblica locale. Il vescovo locale pare soddisfatto di questa nuova ondata di energie politiche. E paiono soddisfatti anche i giornalisti locali, che si trovano a dover inseguire le liste, a capirne i motivi e le sfide. Mentre ai bar la gente scorre le liste dei candidati cercando di fare la propria scelta.
E allora ci piace prendere Belluno, pur nella sua modestia quantitativa, come esempio di un’Italia che ricomincia a fare politica ripartendo dal territorio e dai suoi abitanti, non dimenticando la politica nazionale e internazionale, ma credendo che è nel piccolo che si valutano le qualità di chi vuole operare nel grande. Coraggio Italia, andiamo a votare i nostri politici in erba!