Coraggio, un po’ di buone notizie!

Nel suo Messaggio per la 51ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, papa Francesco si pone a favore delle notizie «come un pane fragrante e buono»

Lo confesso, mi sono commosso alla lettura del messaggio del papa per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, fissata il 28 maggio. Perché la ragione stessa della nostra “Città Nuova” è proprio quella, da 60 anni, di dare “buone notizie”, senza buonismi e infingimenti, ma cercando di essere fattori creativi e costruttivi della realtà sociale e comunitaria, senza cedere a tetri pessimismi e vuoti spettacolarismi che privano le notizie della loro forza e del loro vero messaggio.

Scrive il papa: «L’accesso ai mezzi di comunicazione, grazie allo sviluppo tecnologico, è tale che moltissimi soggetti hanno la possibilità di condividere istantaneamente le notizie e diffonderle in modo capillare. Queste notizie possono essere belle o brutte, vere o false». E aggiunge: «Vorrei che questo messaggio potesse raggiungere e incoraggiare tutti coloro che, sia nell’ambito professionale sia nelle relazioni personali, ogni giorno “macinano” tante informazioni per offrire un pane fragrante e buono a coloro che si alimentano dei frutti della loro comunicazione». Bergoglio esorta a una comunicazione costruttiva che, «nel rifiutare i pregiudizi verso l’altro, favorisca una cultura dell’incontro, grazie alla quale si possa imparare a guardare la realtà con consapevole fiducia». Poche parole che ci rasserenano e danno senso al nostro agire.

E continua, e insiste: «Credo ci sia bisogno di spezzare il circolo vizioso dell’angoscia e arginare la spirale della paura, frutto dell’abitudine a fissare l’attenzione sulle “cattive notizie” (guerre, terrorismo, scandali e ogni tipo di fallimento nelle vicende umane)». Niente buonismi, irenismi o sincretismi, però: «Non si tratta di promuovere una disinformazione in cui sarebbe ignorato il dramma della sofferenza, né di scadere in un ottimismo ingenuo che non si lascia toccare dallo scandalo del male. Vorrei, al contrario, che tutti cercassimo di oltrepassare quel sentimento di malumore e di rassegnazione che spesso ci afferra, gettandoci nell’apatia, ingenerando paure o l’impressione che al male non si possa porre limite».

Ai giornalisti è quindi chiesto di agire responsabilmente e di evitare il rischio della spirale distruttiva: «In un sistema comunicativo dove vale la logica che una buona notizia non fa presa e dunque non è una notizia, e dove il dramma del dolore e il mistero del male vengono facilmente spettacolarizzati, si può essere tentati di anestetizzare la coscienza o di scivolare nella disperazione».

Ed ecco allora un papa che cerca di proporre «uno stile comunicativo aperto e creativo, che non sia mai disposto a concedere al male un ruolo da protagonista, ma cerchi di mettere in luce le possibili soluzioni, ispirando un approccio propositivo e responsabile nelle persone a cui si comunica la notizia». Cercare la “buona notizia” è costitutivo del cristiano che ha seguito “la buona novella”, che porta un messaggio di speranza e di fiducia, nella «logica dell’amore».

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