Il coraggio di sognare… Dalla vergogna alla creatività!
Dove sono andati a finire i tuoi sogni??? Sei davvero convinto/a di non avere desideri e non avere una sana dose di creatività? Ogni giorno nello stare al mondo ci adattiamo e ci riadattiamo ad ogni nuovo imprevisto, al fluire della vita e degli incontri che facciamo. È dentro di noi un’umana capacità di adattamento creativo che a volte per varie ragioni è possibile si sia sopita e con ciò prevale un irrigidimento nel contatto col contesto e con gli altri.
Lo spazio della creatività comprende tante zone della percezione e dell’esperienza (sia interne che esterne), è lo spazio del processo sperimentale che richiede il provare nuove cose, la combinazione di idee e nuovi elementi.
Quando incontriamo una resistenza attiva nel mondo esterno siamo spesso capaci di intensificare l’energia e aumentare la creatività e, se non siamo in grado di rispondere a questa opposizione, vuol dire che non c’è un adeguato sostegno interno. Ciò che inquina spesso questo adattamento creativo è la vergogna o il sentirsi dipendenti, cosa che induce a evitare e a ritirare i nostri desideri e i nostri sogni. Se ciò avviene cronicamente nei primi anni di vita il bambino smette di investire energeticamente nel proprio mondo interiore evitando di conoscere, esplorare e provare a sviluppare nuove dimensioni.
Dove si perde il coraggio di sognare?
In seguito ad una prolungata o grave umiliazione si restringe lo spazio del processo creativo. Si indebolisce quella zona sperimentale, ma la pressione interna a produrre rimane alta, si determina una sorta di creatività discontinua a tratti asociale e non radicata in una comunità di appartenenza.
Penso a T. che spesso riporta in terapia sentimenti di vergogna che rimandano a quando da piccolina ha ricevuto continui rimproveri, accompagnate da forti urla, e i 7 in pagella dovevano essere 10 a tutti i costi. Adesso fa molta fatica nel capire cosa desidera, dove vuole investire le sue risorse. Penso a A. che sentendosi continuamente svalutata dal suo maestro ha rinunciato alla passione per il teatro, adesso si sente bloccata nel ricominciare. Penso a M. quando da piccolo sbagliava un canestro veniva preso a pallonate addosso e ha imparato che “non può sbagliare”! Davanti alla situazione lavorativa da scegliere l’ansia sale alle stelle e non sa cosa vuole. Potrei continuare l’elenco…
Esperienze di vita quotidiane che replicate tante volte sulla pelle di un bambino lasciano un segno, portano con sé l’umiliazione e la vergogna come indebolitori dell’esplorazione e della sperimentazione creativa nella vita, tolgono forza all’energia che spinge la persona ad andare verso i suoi sogni.
Quando si ha la sensazione che la percezione di noi stessi e del mondo, i nostri tentativi di dare un significato non trovano un testimone, una risonanza negli altri e nel mondo, la nostra zona energetica per l’esperimento creativo si riduce.
Come ridare forza a questa energia?
Nella vita adulta si può lavorare su questa carenza cercando di rispondere a quel bisogno di risonanza attraverso la ricerca di nuovi contesti, di nuovi mondi, di nuove appartenenze con cui identificarsi, come può essere per esempio un diverso gruppo sociale di riferimento con cui fare questa esperienza di ispirazione creativa. Anche lo spazio terapeutico è una dimensione in cui riconoscersi, nel quale attraversare quei sentimenti inibitori e ritrovare la propria forza.
Interiorizzando la nuova esperienza, transitando dal sostegno altrui all’auto-sostegno si va verso la capacità adulta di selezionare i contesti e i sostegni sociali che meglio si integrano con i propri obiettivi e valori. Portando dentro di noi, nel nostro mondo interno, questo sostegno sociale si protegge e si sostiene la zona creativa, che è il luogo della sperimentazione e della crescita.
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