Coraggio e pazienza: il futuro della Sicilia

Intervista con Fabio Bruno, amministratore socio della Management Technologies, un’azienda di consulenza e programmi informatici con sede a Enna.
Lavoratori dell'azienda Management Technologies con sede a Enna, Sicilia. Fonte: Management Technologies

Partiamo dal territorio nel quale vi trovate ad operare, una città, Enna, dove – come nel resto della Sicilia –, non è facile essere imprenditori e decidere di non andare altrove.
Noi siamo tutti originari di Enna e abbiamo sempre avuto in cuore l’idea di impegnarci per la nostra gente. Già nel ’91 alcuni di noi avevamo fatto la tesi sull’Economia di Comunione e partecipato a convegni su questi temi. Tutto questo ha costituito una sorta di incubazione del progetto, per cui a un certo punto abbiamo deciso di provare, prima di tutto a noi stessi, che è veramente possibile fare economia in modo nuovo. Ci siamo guardati attorno e abbiamo iniziato a considerare una risorsa ciò che spesso non lo sembra: relazioni, tempo, piccole disponibilità.

Parli al plurale. A chi fai riferimento?
L’idea è partita da me, ma ho subito coinvolto David Cutietti, che lavorava in un’azienda informatica e condivideva gli ideali legati all’Economia di Comunione e due ragazzi, Fabio Cancaro e Marco Giannotti, informatici, che avevano perso il lavoro. Hanno accolto subito l’idea che piaceva sia sotto il profilo imprenditoriale, sia per la visione che vi sottostava. All’epoca, nel 2010, io avevo 40 anni e gli altri dai 30 anni in giù. Noi siamo stati i primi quattro soci.

Che tipo di servizio offrite?
Abbiamo messo su un’idea imprenditoriale guardando ai bisogni delle aziende nel nostro territorio, che è ancora depresso e, viste le nostre competenze e la nostra formazione ci siamo orientati a sviluppare tecnologie innovative, software per aziende.

Probabilmente siete partiti con tanto entusiasmo. Com’è andata in questi 14 anni?
Siamo cresciuti. Adesso siamo un’azienda che conta nove soci, abbiamo raddoppiato il nostro capitale sociale, abbiamo quattro dipendenti full time (che sono tutti soci) e prospettive di crescita.  In questi 14 anni i nostri fatturati e i nostri utili sono sempre stati in crescita per cui la prospettiva è quella proprio di continuare questo trend.

Avete clienti solo in Sicilia?
No, anche fuori anche fuori, su tutto il territorio nazionale.

Cosa vi motiva ogni giorno?
In primo luogo, la gioia di lavorare insieme in un clima di intesa e di “complicità” sia tra noi, sia con i nostri clienti che noi non chiamiamo mai tali, in quanto ci sentiamo loro partner. In secondo luogo, ci spinge ad andare avanti vedere i risultati e percepire le tante potenzialità ancora non espresse e che vogliamo assolutamente implementare.

Che consiglio daresti a dei giovani che vorrebbero costruire il loro futuro in Sicilia?
Il consiglio è quello di non di non cercare subito il successo. Se guardo un po’ alla nostra esperienza, ad esempio, i quattro soci che lavorano a tempo pieno e indeterminato dentro l’azienda hanno tutti una loro remunerazione oggi, ma ci sono stati momenti in cui hanno investito per potere arrivare a questo. Il tutto e subito è un nemico dei progetti di questo tipo, ci vuole coraggio e pazienza. Oggi, poi, ci sono le tecnologie che permettono di guardare a mercati fuori dalla Sicilia, mercati più ampi e più ricchi che possono essere raggiunti pur rimanendo a lavorare e a vivere qui, dove la qualità della vita, sotto tanti profili, è migliore rispetto a certe metropoli. La nostra è una bellissima terra piena di sole, ricca di belle relazioni, di buon cibo, di tanta cultura. La qualità della vita può essere assolutamente un plus che vale la pena valutare anche dal punto di vista economico.

C’è, secondo te, in Sicilia qualche settore in particolare che, se sviluppato potrebbe permettere ai giovani di rimanere o di ritornare?
Io punterei sulla valorizzazione di alcuni comparti come l’artigianato coi suoi prodotti tradizionali (legno, ferro, ceramiche), il turismo, i percorsi enogastronomici e quelli culturali in una terra che ha visto passare greci, normanni, saraceni romani… Tutto questo ha sicuramente un buon appeal dal punto di vista imprenditoriale.

Pensi che ci sono fondi, progetti europei a cui si potrebbe attingere e che magari non sono tanto conosciuti?
Le risorse ci sarebbero, ma bisogna saper progettare con persone competenti che possono aiutare nella fase iniziale della start up. Poi, però, bisogna guardare alla sostenibilità e al fatto che quell’azienda deve stare in piedi a prescindere da contributi o agevolazioni.

Concludiamo tornando alla vostra azienda. So che per voi è importante la dimensione della condivisione, della solidarietà o della comunione che dir si voglia. Come la vivete concretamente?
Innanzitutto, la viviamo tra di noi. Poi, per scelta, sin dalla nascita dell’azienda abbiamo scelto di non destinare degli utili per noi: retribuiamo il nostro lavoro e gli utili dei soci li reinvestiamo in azienda, in formazione e in parte li destiniamo a progetti sociali. Uno dei più importanti è la cooperativa Bee Coop, una cooperativa in cui i soci sono dei ragazzi disabili e che ha lo scopo di aiutarli ad entrare nel mondo del lavoro. Nata da tre anni, opera nel settore dell’agricoltura e della sostenibilità. Ne abbiamo finanziato la costituzione e la supportiamo nei vari progetti.

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