Il film Galveston, in uscita, è un road movie prettamente americano, diretto da una regista europea, Mélanie Laurent. Una storia dura in viaggio, con l’incontro fra due persone al limite: lui, Roy, quarantenne con un cancro ai polmoni, in lotta con i sicari di Stan, un malavitoso di New Orleans; lei, Rocky, una ragazza costretta a prostituirsi, che egli salva da un patrigno perverso, insieme alla figlia bambina.

Più che sul tema noir, il film sui concentra sul rapporto fra i due, cioè tra due mondi di emarginazione. Si conoscono, si studiano, si mentono, si nascondono l’uno all’altro. Lui le salva la vita dai sicari, ma non si amano, lui la protegge, lei ne approfitta, la bambina ignara li osserva: attimi di fuga, di riposo, di dramma. Infine si arriva a scoprirsi, alla verità su chi sono veramente, forse ad iniziare ad amarsi.

Ma c’è bisogno della morte di lei e di vent’anni di prigione di lui, perché Roy abbia il coraggio di svelare alla figlia diventata una bellissima giovane che sta per sposarsi la verità sulla madre, quale sia stata la storia dolorosa. Così Roy si libera dal passato e può affrontare il futuro, mentre imperversa un uragano.

Da un film di “genere” come questo, non ci si aspetterebbe un confronto-scontro così attento alle sfumature psicologiche, pur in un intreccio crudo e violento, tipico dell’argomento. Ben Foster è un Roy malinconico, che cerca di chiudere i conti col passato – l’ex moglie che non lo perdona –, tormentato dall’idea della morte in arrivo, con attimi di tristezza e di dolcezza fuggenti.

Elle Fanning è Rocky, la ragazza fin troppo cresciuta, eppure ingenua e con una sua innocenza rimasta. Sono persone fragili del nostro mondo. La recitazione è molto curata, così come la fotografia “sporca”. La regista narra senza indugi, sequenza dopo sequenza, attenta alle emozioni, ai dialoghi serrati, con un occhio delicato verso la bambina bisognosa di affetto, in un mondo di grandi che cercano una luce.