Coppa Italia, vittoria dell’Inter
La Juventus perde la finale della Coppa Italia dopo essere andata in vantaggio
È stata una partita “gladiatoria” quella dell’Olimpico di Roma dove non si affrontavano le due squadre romane, bensì Juventus e Inter, scesi in campo per la finale di Coppa Italia.
Calorosa la cornice di pubblico che ha supportato i rispettivi beniamini con il consueto entusiasmo, animato dalla storica rivalità sportiva tra le due squadre. Eppure all’esterno dello stadio e tra gli spalti interisti e juventini hanno condiviso gli spazi di molti settori dello rendendo l’atmosfera piacevole. Per un Derby d’Italia, forse, rara.
Dopo tante partite con le misure anti-covid, si può dire che hanno vinto lo spettacolo e lo sport, anche se l’Inter ha alzato il trofeo al cielo, mettendo in bacheca la sua ottava coppa Italia e il secondo trofeo stagionale della gestione Inzaghi.
Il 4-2 a favore dei nerazzurri è la sintesi di una partita ad alta tensione, piena di episodi, come tanti Derby d’Italia anche arbitrali.
Dopo l’inno nazionale cantato da Arisa durante l’ingresso in campo delle finaliste tra le colorate coreografie delle curve, nei primi minuti Barella con un “tiro a giro” batte Perin.
Il vantaggio interista non abbatte la Juve che poco alla volta prende gli spazi e va vicina al pareggio in tre occasioni due di Dybala e una di Vhlaovic il cui tiro è deviato da Handanovic.
L’Inter riesce comunque a tenere sotto controllo il risultato schierando D’Ambrosio per Bastoni oltre a Darmian e Dimarco. Dzeko e Lautaro corrono senza incidere, più propositivi sono Barella e Calhanoglu il quale potrebbe calciare meglio dal limite dell’area.
La ripresa riserva colpi di scena. Allegri inserisce Morata e con Bernardeschi la manovra diventa offensiva. Dal tiro di Alex Sandro lo spagnolo devia tanto basta per pareggiare e ingannare Handanovic che macchia così le splendide parate della prima frazione di gara.
Alla flessione interista corrisponde l’intraprendenza bianconera premiata con il vantaggio: da una ripartenza Vhlaovic è lesto a scartare De Vrij e ribattere in rete il tiro deviato dal portiere interista. Il 2-1 manda in estasi gli juventini. L’Inter subisce il colpo e reagisce con le spinte di Dimarco.
Chiellini giganteggia su Dzeko che Inzaghi toglie per Correa, poi verso i minuti finali il rigore concesso da Valeri per la gamba di Lautaro che si incastra tra quelle di De Ligt accende gli animi dalle panchine.
Dopo il controllo Var, tra polemiche e dubbi, Calhanoglu manda sotto il sette la palla del 2-2. Si aprono i supplementari e il Var diventa nuovamente decisivo. Il mezzo tecnologico viene consultato dopo un’azione proseguta. C’è il contatto De Vrij- De ligt da analizzare. Altro rigore per l’Inter.
Dalle panchine gli animi diventano incandescenti e Allegri viene espulso. Perisic, invece, diventa l’eroe della partita regalando ai nerazzurri la terza rete dal dischetto e, poco dopo, la quarta marcatura con una pregevole staffilata.
La Juve subisce il ko e non reagisce nel secondo tempo supplementare. Agnelli e Nedved lasciano la tribuna d’onore, mentre Zanetti esulta insieme insieme Zhang.
La coppa è consegnata a capitan Handanovic sotto gli occhi di vecche glorie presenti allo stadio: Totti, De Rossi, Vieri, Toni, Lippi e altri.
La finale tra Juve e Inter non ha smentito le attese con le sue polemiche e rivalità che sanno dare a questo sport quella parte sana di agonismo che, dopo mesi di stadi chiusi, mancava ai tifosi e alla gente
—